«Giro finto per ometti» Ecco il duro giudizio per ometti
Il grande assente boccia i corridori e soprattutto il percorso Il grande assente boccia i corridori e soprattutto il percorso «Ciro finto, per ometti» Ecco il duro giudizio di Pantani Marco Pantani, il corridore per il quale fu disegnato il 79° Giro d'Italia e che sarebbe dovuto arrivare in magna rosa a Milano, non si è divertito. «A parte il fatto che nella mia situazione non si sarebbe divertito nessuno, devo ammetterlo: il Giro è stato una delusione. Beh, voglio salvarlo: una mezza delusione». Prendiamolo in esame. «Il percorso. Un po' troppo facile nella prima parte, nessun invito. a darsi battaglia, ed è successo che alla fine erano tutti lì a giocarsela in pochi secondi. Quando la maglia cambia spesso padrone, si dice: che bello, è un sintomo d'incertezza. Secondo me, c'era soprattutto la mancanza di un leader eh ; desse la scossa, l'uomo da rincorrere, da poter sfidare». Il rimedio? «Una tappa importante a metà della corsa, una tappa di montagna vera, di quelle che non ti consentono di stare nascosto. Una tappa da pagelle: tu prendi cinque, ma se ci dai dentro hai ancora tempo per rimediare ed essere promosso. Tu prendi sette, però stai attento, se non tieni gli occhi aperti e la mente desta, la prossima volta puoi prendere quattro. Questa è l'incertezza». E' parere di alcuni tecnici che il Giro sia stato uno scoppiettante spettacolo. «Il tecnico esalta particolari che al tifoso non interessano. Il tecnico parla, si rivolge al tecnico. Le medie orarie, ad esempio. Il tifoso, delle medie orarie, se ne frega, vuole la lotta, gli piace l'attacco e il contrattacco. Per tutta la prima parte è stato costruito un castello con dentro niente». E i personaggi? «Quali? Si è rischiato che il Giro lo vincesse Olano senza aver fatto nulla per vincerlo. La cronometro e stop. Per il resto chi l'ha incontrato? Diciamo grazie al Mortirolo se Olano non ha avuto ciò che non meritava di avere Gotti s'è dimostrato molto più forte di lui. Ma lo hanno impie gato male. Prima sacrificato a Zanini, poi a Berzin. La Gewiss quando ha un programma non lo cambia neppure se s'accorge che quel programma è sbagliato. Punta su un uomo e continua a puntarci. Aveva puntato su Berzin, cronoman di lusso e vincitore del Giro '94, un nome. E il russo che cosa ha combinato? La cronometro e arrivederci». E Tonkov? «Spavaldo nell'ultima tappa. L'unico scollamento lo ha sofferto alla Marmolada. Ma se oltre al Mortirolo ci fosse stato, che so, lo Stelvio, la musica sarebbe stata diversa. Siamo sinceri: le salite le hanno fatte al rallentatore». Con questo percorso, come sarebbe andato Pantani? «Mi sarei difeso sino alle mie tappe. Mi avrebbero attaccato perché sarebbe stato necessario attaccarmi, e mi sarei difeso a denti stretti. Poi, sulla Marmolada e sul Mortirolo, vai Marco e non farti acchiappare. Qui bisogna chiarire. Il grimpeur ha bisogno di forti pendenze che ne favoriscano lo scatto. Il Mortirolo e la Marmolada. Il resto, al Giro, Prato Nevoso, Briangon, Aprica, era strada per passistiscalatori a lenta progressione». Lo avrebbe vinto? «E chi lo sa. So che avrei potuto vincerlo». Il Mortirolo. Esiste soltanto il Mortirolo? «Di salite da grimpeur in Italia ce ne sono tante. Ho citato lo Stelvio, ci aggiungo il Ciocco, e persino in Romagna ci sono arrampicate di dieci chilometri che ti levano il fiato». Pantani davanti al televisore, Pantani tra i tifosi. Che cosa dicevano intorno al grande assente, dormivano o stavano svegli? «A seguire la tappa che ha deciso il Giro eravamo in una quarantina all'inizio. La corsa arriva in vetta al Mortirolo ed eravamo in quindici. La corsa arriva in fondo alla discesa ed eravamo in cinque. Che cosa significa? Significa che s'erano rotti le scatole. Moscio. Nessuna tensione». Su chi aveva scommesso? «Non ho scommesso, ma se l'avessi fatto, avrei puntato su Zaina. Non è uno qualsiasi, non è un comprimario. Agli amici, prima che il Giro cominciasse, ho detto: Zaina arriva nei primi tre, sicuro». Quando la rivediamo in campo? «Vado abbastanza bene. Clinicamente, a posto. Ma ogni tanto mi viene fuori un dolorino. La forza non c'è ancora, questione di tendini, di muscoli. Non voglio anticipare i tempi, non devo buttar via questi mesi di sofferenza. Mi aspetta un inverno molto duro. Lavorerò sodo mentre gli altri riposano». Gianni Ranieri «Olano ok solo nella cronometro. Tonkov? Avrei voluto vederlo su un'altra salita vera dopo il Mortirolo» v Pantani (foto) più che Tonkov (a sinistra) applaude Zaina: «Ma è stato sacrificato v a Berzin...»
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