Fantozzi non si rassegna disavventure in Paradiso

Fantozzi non si rassegna disavventure in Paradiso Resuscita l'eroe «vigliacco e provinciale», un set tra le nuvole Fantozzi non si rassegna disavventure in Paradiso ROMA. I tempi cambiano: se ieri era il cinema a suggerire immagini alla pubblicità, oggi è la pubblicità a fornire spunti al cinema. Inevitabile, nel mitico teatro 5 di Cinecittà, sul set de «Il ritorno di Fantozzi», davanti a un mare di nuvole, con centinaia di comparse in abiti rigorosamente bianchi, pensare a Tullio Solenghi che, candidamente vestito, sorseggia il suo caffè Lavazza, in compagnia del Padreterno, candido come lui. Paolo Villaggio, ventidue anni di film su Fantozzi, l'eroe sfigato e meschino dei nostri tempi, in questa ennesima puntata della saga sale e scende dal Paradiso dove per lui, per lui solo, non si riesce a trovare una sistemazione. Il milione di nuovi posti promessi non lo riguarda: perciò via, di nuovo sulla terra. A Fantozzi tocca ricominciare a sognare la signorina SilvaniAnna Mazzamauro che, per farsi un lifting a costo zero, chiede soldi sostenendo di essere da due anni incinta di un figlio lento a venir al mondo perché lento è il seme dell'invecchiato ragioniere. Tocca contrattare con i falsi rapitori dell'orribile nipotina Uga - la new entry Maria Cristina Macca - che finge la richiesta di 3 milioni e 150 mila lire più Iva di riscatto al solo scopo di comprarsi un motorino. Tocca accontentarsi delle tenerezze proferite al telefono dalla mite consorte Pina-Milena Vukotic, unica voce tra le tante ragazze-hot-line, che abbia voglia di rispondere alle sue pietose invocazioni di erotismo. Sulla terra tutto è come prima: qualche computer in più, qualche telefonino in più, qualche automobile in più, e poi più inquinamento, più corruzione, più amarezza. Neanche la mitica Italia-Germania, gran finale degli europei, gli lasciano vedere in santa pace al ragionier Fantozzi perché arriva un angelo con il baffo alla D'Alema e sadicamente, proprio durante la partita, gli ordina di rientrare in Paradiso: il suo posto finalmente è uscito. Sudato e contento per questa più che ventennale convivenza con la maschera di Fantozzi Villaggio sprolo¬ quia: «A farlo.morire sul serio, Fantozzi, non ci abbiamo mai pensato, neanche per un momento. Lui è l'italiano medio: razzista, qualunquista, sfortunato, strisciante coi potenti e arrogante con gli umili, opportunista, vigliacco, rozzo, provinciale. In clima pre-elettorale è lui che i politici invocano promettendo meno tasse e più ricchezza perché sono i suoi voti che fanno vincere l'uno o l'altro schieramento. Poi passate le elezioni nessuno si ricorda più di lui e le cose ricominciano come prima. Interpretare Fantozzi per me significa fare una doppia terapia: economica e psicologica. Guadagno molti soldi e scarico su di lui i miei vizi. Senza Fantozzi starei male. Del resto io sono un talento comico, geneticamente creato per far ridere. Ho avuto la fortuna di lavorare con Fellini, mi ha voluto Olmi, Pontecorvo mi ha dato un Leone alla carriera, mi avrebbe perfino fatto recitare Strehler in un memorabile "Avaro" se gli avessero dato le poltroncine e il Piccolo fosse stato agibile, ma la mia grande qualità rimane far ridere la gente. La critica storce il naso davanti ai comici? Pazienza. Me ne son fatto una ragione. Mi hanno nominato perfino commendatore della Repubblica con la possibilità di insignirmi dei gradi del mio rango. Sarà una feluca o magari soltanto uno spadino?». [si. ro.] Villaggio: non potevo farlo morire davvero è sempre così attuale «Con il ragioniere guadagno molti soldi e mi libero dei vizi» Due scene del film «Il ritorno di Fantozzi»

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