E' morto Massimini, re dell'operetta di Osvaldo Guerrieri
E' morto Massimini, re dell'operetta Milano, l'attore stroncato da un tumore, conquistò notorietà in tv grazie a Mike Bongiorno E' morto Massimini, re dell'operetta Ridiede nobiltà a una forma di spettacolo ormai scaduta MILANO. Povero Massimini, era convinto di avere sconfitto definitivamente il tumore al pancreas che l'aveva colpito nell'ottobre del '94. Era un grande ottimista e un entusiasta della vita. Diceva che la guarigione gli era stata propiziata da Padre Pio e contava su un futuro di sereno lavoro. Purtroppo non è andata così e domenica sera il teatro ha perduto una delle sue personalità più effervescenti e innamorate. Era ancora giovane Sandro Massimini, e ciò rende più amara la sua scomparsa. Nato a Milano il 20 marzo del '42, proveniva da una lunga genealogia di artisti, fra i cui rami troviamo Ernesto Rossi, celebre mattatore ottocentesco, alcuni paesaggisti lombardi e Fabrizio Clerici, uno dei maggiori pittori metafisici del nostro secolo. Massimini aveva diciassette anni quando mise piede per la prima volta su una ribalta teatrale. Fu Maner Lualdi a chiedergli se per caso non avesse voglia di far l'atto¬ re. Si trattava di interpretare tre commedie al Sant'Erasmo, il teatro che Lualdi aveva appena fondato a Milano. Massimini rispose di sì e si trovò ad avere due maestre d'eccezione: Esperia Sperani e Pupella Maggio, che gli insegnarono i primi rudimenti dell'arte, soprattutto gli rivelarono che un attore comincia a recitare con il corpo, il resto è accessorio. Segui un periodo di attività caotica. Massimini fu scritturato da Elvio Calderoni (considerato alla fine degli Anni Cinquanta il re dell'operetta), lavorò come aiuto di Giancarlo Cobelli (in realtà, ricorderà poi l'attore, di giorno gli rigovernava l'appartamento e la sera lo aiutava a scrivere i testi per la televisione), prese a esibirsi nel cabaret che Franco Nebbia aveva aperto a Milano, inventò per la moda le sfilate-spettacolo. La notorietà arrivò nel '67 grazie alla Tv. Mike Bongiorno conduceva «Giochi in famiglia», offri a Massimini di commentare in trasmissio¬ ne i fatti di attualità. Fu un tale successo che l'attore meditò di ripetere la formula in teatro. Nacque così «Il salto morale», che a Milano fu replicato per quattro mesi di seguito. L'anno successivo, sotto il tendone di un circo, fu rappresentato «Il doppio salto morale» con i testi di Marchesi, Vaime e Terzoli. Massimini cominciava a definire la sua personalità artistica. Recitando per altri o allestendo titoli in proprio (per esempio «Tutti insieme, separatamente» con Paolo Villaggio e le gemelle Kessler) dimostrava di tendere al prodotto elegante, intelligente, ben fatto. Queste caratteristiche faranno di lui, non a caso, il protagonista assoluto dell'operetta per un quarto di secolo. Con lui arrivò una fila implacabile e scintillante di vedove allegre, cavallini bianchi, principesse della czarda, paesi dei campanelli, acque chete... Massimini cercava di ridare decoro e nobiltà a una forma di spettacolo molto scaduta. Diceva che ^(operetta» era ormai un diminutivo e non un genere. E con lui, effettivamente, rinacquero i fasti di una volta. Confessava tra amarezza e orgoglio: «L'operetta non ha futuro. Del resto, sono rimasto soltanto io a farla come si deve». Ma sarebbe un errore stringere Massimini nel cerchio di una formula. Fu un attore proiettato lungo tutta la scala del comico. E non lo dimenticheremo facilmente nei musical «Victor Victoria» e «My Fair Lady»: forse il suo territorio ideale. Poco tempo fa era morta sua madre, l'unica persona alla quale si sentisse legato con un nodo strettissimo. Osvaldo Guerrieri Sandro Massimini interpretò tra l'altro «My Fair Lady» e «Victor Victoria»
Luoghi citati: Milano
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