«Giudice da 50 anni aspetto l'assoluzione di un prete»

«Giudice, da 50 anni aspetto l'assoluzione di un prete» «Giudice, da 50 anni aspetto l'assoluzione di un prete» IP!! -ffi IL VERBALE DELL'UNICO INTERROGATORIO ROMA. Erich Priebke ha risposto alle domande dei giudici italiani solo a porte chiuse, il 3 aprile 1996, ùi udienza preliminare. Poi basta. Giudice Antonio Mazzi: Lei ci ha spiegato che venne a conoscenza del fatto di via Rasella a sera... Priebke: «Io sono andato alle 15 del giorno 23 in ufficio, un poco più tardi perché stavo a pranzo con degli amici italiani. Quando sono entrato ho saputo dell'attentato di via Rasella. Sono rimasto in ufficio perché Kappler, Schutz, Domizlaff e Clemens erano andati in via Rasella. Kappler, quando è venuto a via Tasso, ci ha informalo dell'attentato dicendo che probabilmente c'era una rappresaglia. Alle ore 20 ha riunito tutti gli ufficiali e ha detto che sia lui, che tutti noi, dovevamo fare una lista per eventuali vittime e si parlava di 1 a 10... Kappler ha chiamato Schutz, che era il capoufficio della sezione IV, e i suoi uomini sono stati gli unici che hanno saputo la storia dei prigionieri. Kappler ha chiesto che tutti gli ufficiali dovessero rimanere nella sala vicino a quel lavoro. Io non ricordo a che ora sono andato a dormire. Ma ho sentito, il giorno dopo, che Kappler ha lavorato con Schutz tutta la notte per trovare quelle persone. Hanno fatto una scelta molto severa...». Giudice: Lei condivideva l'ordine? Priebke: «Noialtri abbiamo protestato quando abbiamo saputo che il comando nostro doveva fare la rappresaglia. Naturalmente, 1 a 10 era una quota che già si era usata in altre rap¬ presaglie. L'ordine era una cosa orribile, naturalmente, e io credo che non era un ordine giusto». Giudice: Fece qualcosa per opporsi? Priebke: «No, non possiamo rifiutare un ordine. Questo era impossibile. Specialmente Domizlaff ha protestato fortemente, perché lui era anche un funzionario di polizia. Però Kappler ha detto che era un ordine di Hitler e che si doveva obbedire». Giudice: Non pensa che fosse suo dovere fare qualcosa per impedire l'esecuzione di questo ordine? Priebke: «Non era possibile. C'era la guerra e per le SS c'era una giustizia molto severa. Kappler in una di queste dichiarazioni ha detto che chi si rifiutava di eseguire quell'ordine rischiava la morte». Giudice: Ma lei ritiene legittima una rappresaglia del genere? Priebke: «Io a quell'epoca avevo trent'anni. Naturalmente dopo ho capito che non era il caso di fare una giustizia in questa forma. Ma questo era troppo tardi. Io capisco l'opinione che non si dovrebbe fare questa cosa, ma in quell'epoca c'era la guerra a Roma, dodicimila partigiani erano tornati a Roma tra il gruppo badogliano e il comunista. Noialtri eravamo 70 uomini per mantenere l'ordine insieme alle forze italiane. La situazione era molto critica». Giudice: Era la motivazione che ha spinto i comandi tedeschi a decidere questa iniziativa? Evitare future azioni come quella che c'era stata a via Rasella? Priebke: «Sb>. Giudice: Ha mai pensato che vi erano dei familiari rimasti privi dei loro cari? Priebke: «Per tutta la vita ho pensato a questo problema». Giudice: In che senso ha pensato a questo? Priebke: «Non era una colpa che uno deve portare con sé, perché era una cosa che non si poteva rimediare». Giudice: Lei è religioso? E' cattolico? Priebke: «Sì». Giudice: Quindi lei ha praticato. Priebke: «Sì». Giudice: E qual è stato l'atteggiamento dei sacerdoti, ai quali, penso, avrà confidato questi suoi precedenti? Priebke: «Sì». Difensore: Loro debbono perdonare. Giudice: Questo è irrilevante ai fini processuali, però vorrei rendermi conto di quale sia stato il travaglio di coscienza, se c'è stato. Priebke: «Mi sono confessato varie volte con i sacerdoti, mi hanno sempre detto di continuare a riflettere su quello che è avvenuto». Pm: Pensava che la rappresaglia fosse una necessità di guerra per contrastare il pericolo di attentati? Priebke: «Kappler a noi ha detto che era necessario per tenere calma la città di Roma. Questo era il fatto, o l'ordine, che lui ha avuto: che le spade del nostro soldato siano libere». Difensore parte civile: Secondo lei, la responsabilità morale delle Fosse Ardeatine a chi va addebitata? Priebke: «Per me, all'attentatore di via Rasella». Difensore parte civile: Anche oggi lei pensa questa cosa? Priebke: «Io credo di sì. Perché lei probabilmente conosce la storia recente. Ora, per esempio, se c'è un attentato in Israele, la risposta... una bomba», [fra. gri.] «I sacerdoti mi hanno detto sempre di continuare a riflettere sul mio peccato» «A quell'epoca avevo 30 anni, solo dopo ho capito che uccidere non era giustizia» Nella foto grande l'ex ufficiale delle SS Erich Priebke A fianco Karl Hass. ex maggiore delle SS

Luoghi citati: Israele, Roma