Ma l'altra compagnia aveva sospeso le corse di F. Mil.

Ma Poltra compagnia aveva sospeso le corse Ma Poltra compagnia aveva sospeso le corse LA GUERRA SULLA BANCHINA PROCIDA I L «Procida» è lì, coricato su H un fianco a soli sei metri di profondità e a poco più di 100 dalla costa. Dalla prua di una barca ancorata vicino al relitto un uomo continua a fissare la carena che esce appena dal pelo dell'acqua e scuote il capo mentre mormora: «E' incredibile, incredibile». Si chiama Vincenzo Vitiello, sergente della guardia costiera. Non dimenticherà mai ciò che ha visto nell'aliscafo trasformatosi in una bara per quattro dei 162 passeggeri. «Sono stato tra i primi a calarmi lì dentro - racconta mentre indica un boccaporto spalancato del relitto -. Sott'acqua ho visto qualcosa ondeggiare tra i sedili, mi sono avvicinato e allora ho capito: quel mucchietto di stracci sballottato dalla corrente in realtà era un cadavere, il corpo di una donna con le gambe incastrate sotto una poltrona. Aveva il collo stretto da una cinghia del giubbotto salvagente e un'ampia camicia che le fluttuava sui fianchi. Ho tentato di tirarla fuori da lì, ho provato e riprovato. Niente da fare: era come se una mano invisibile la trattenesse. No, non dimenticherò mai il cadavere di quella poveraccia che ondeggiava pigramente sott'acqua». Era il corpo di Susanna Bello, 70 anni, milanese venuta a morire nel mare di Procida con il marito, Sergio Gallina, di otto anni più vecchio. Anche lui è stato trovato nella cabina dell'aliscafo, morto schiacciato sott'acqua tra le lamiere e una fila di poltroncine. Quest'anno avevano deciso di trascorrere una breve vacanza a Casamicciola, uno dei sei Comuni d'Ischia. Ieri, di buon mattino, avevano preso l'aliscafo che avrebbe dovuto portarli a Napoli dopo una breve tappa a Procida, l'isola dove Massimo Troisi ha girato molte scene del suo «Postino». Sono invece nate e vissute a Procida le altre due vittime del¬ la sciagura, le sorelle Rosa e Letizia Cardito, di 75 e 62 anni. Un testimone ha raccontato ai carabinieri che la più giovane è morta nel tentativo disperato di salvare l'altra, semiparalitica. I loro corpi privi di vita sono stati recuperati da uno dei pescatori giunti sul luogo della sciagura a bordo delle loro imbarcazioni per prestare i primi soccorsi. Marinai esperti, che non riescono a spiegare a se stessi e a chi li ascolta perché l'aliscafo sia partito nonostante quella nebbia: «Poco prima i comandanti di due traghetti della Caremar, l'altra società pubblica di navigazione, avevano deciso di non salpare a causa delle condizioni meteorologiche», raccontano. Tutta l'isola piange Rosina e Letizia. Nella loro casa in piazza dell'Olmo, nel borgo antico di Procida, è un via vai di gente che porta la sua solidarietà ai familiari delle vittime. Il marito di Rosa, Domenico, è inebetito dal dolore. Un nipote, Michele, studente universitario, racconta che Letizia, rimasta nubile, lo aveva praticamente adottato: «Vivevo in casa sua racconta fra le lacrime -. Stamane mi ha svegliato con un caffè e mi ha detto: Miche ci vediamo stasera perché devo accompagnare Rosa a Napoli, in ospedale, per i soliti accerta¬ menti. Le ho risposto che anch'io sarei andato a Napoli nel pomeriggio, e che forse ci saremmo incontrati all'imbarcadero. Le ho dato un bacio. E' stata l'ultima volta che ho visto lei e zia Rosa». Non c'è precidano che non conoscesse Letizia, insegnante alla scuola elementare «Scialoja». «Tutti le erano affezionati ricorda un bidello -, ha insegnato a leggere e a scrivere a generazioni di isolani. Ormai le mancava poco alla pensione, ma nonostante ciò era entusiasta del suo lavoro: una donna eccezionale, sempre disponibile con i bambini ai quali mancherà moltissimo». [f. mil.]

Persone citate: Letizia Cardito, Massimo Troisi, Scialoja, Sergio Gallina, Susanna Bello, Vincenzo Vitiello

Luoghi citati: Ischia, Napoli, Procida