Affonda l'aliscafo alba di morte

Affonda l'aliscafo, alba di morie Partito nonostante la nebbia per Napoli, ha urtato il masso del molo ed è colato a picco in pochi minuti Affonda l'aliscafo, alba di morie Quattro vittime e 110 feriti a Procida PROCIDA DAL NOSTRO INVIATO Non si era mai vista una foschia come quella, tanta maledetta nebbia che avvolgeva ogni cosa in un impalpabile velo grigio. Navigare in quelle condizioni era quasi impossibile, ma il comandante, un vecchio marinaio che pure ha percorso quella rotta mille volte, ha voluto comunque salpare. L'aliscafo ha lasciato il porto con il suo carico di 162 passeggeri e sei membri dell'equipaggio, ed è svanito in quel nulla fatto di fumo e silenzio. Erano le 7,50. Due minuti dopo, uno schianto e il suono lacerante di una sirena hanno gettato nel panico la gente dell'isola. La notizia si è diffusa in un baleno: il «Procida» è affondato, ci sono quattro morti. Probabilmente l'aliscafo è finito sulla scogliera per colpa di quella sporca nebbia, oppure ha urtato contro il molo dopo che una gomena si è impigliata in una delle due eliche, bloccandola all'improvviso. Una cosa è certa: appena fuori dal porto, lo spigolo di un masso frangiflutti ha aperto come una scatola di latta la fiancata destra dell'imbarcazione, che ha proseguito per un centinaio di metri la sua corsa prima di adagiarsi su un fondale di appena sei metri. Toccherà ai carabinieri e agli uomini della capitaneria di porto stabilire con certezza che cosa sia accaduto in quella manciata di secondi. Toccherà a loro e al magistrato fare giustizia per le vittime della sciagura: quattro morti e 110 feriti, 28 dei quali ricoverati negli ospedali di Napoli e di Ischia. Uno dopo l'altro sono stati recuperati i corpi senza vita delle sorelle Rosa e Letizia Cardito, di 75 e 62 anni, e di una coppia di turisti lombardi: Susanna Bello, 70 anni, e suo marito Sergio Gallina, di 78. Molti, troppi interrogativi avvolgono ancora l'affondamento del «Procida», un aliscafo della società di navigazione «Snav». Partito alle 7,30 da Casamicciola Terme, nell'isola d'Ischia, ha raggiunto dopo 20 minuti di incerta navigazione il porto di Procida avvolto dalla nebbia. Avrebbe dovuto proseguire per Napoli, ma non è mai arrivato a destinazione. Il comandante, Vincenzo Castagna, 63 anni, ischitano, è sotto choc: è stato colto da un malore mentre parlava con il magistrato. Nel porto di Procida, davanti alla palazzina bianca della capitaneria, decine di persone fanno la fila per essere ascoltate dai funzionari della guardia costiera. Sono i passeggeri superstiti dell'aliscafo, uomini e donne che hanno visto la morte sfiorarli. Ha lo sguardo perso nel vuoto e le gambe fasciate Vittoria Cardone, 23 anni, commessa in una boutique a Caserta. L'altro giorno aveva raggiunto il fidanzato che lavora a Ischia, e ieri alle 7,20 ha preso l'aliscafo per tornare a casa: «Quando siamo partiti la nebbia era fittissima - racconta -. Eppure mi sembrava che l'aliscafo avanzasse a velocità piuttosto sostenuta. Io mi sono alzata dalla poltrona per andare all'aria aperta, sul ponte. In quel preciso istante c'è stato uno schianto terribile, e mi sono ritrovata a terra. L'imbarcazione si è inclinata sul fianco sinistro, io ed altri passeggeri ci siamo buttati sulla destra nella speranza di equilibrare lo scafo. Niente da fare. I marinai? Non ci hanno dato il minimo aiuto, nemmeno loro sapevano che fare». Vittoria piange mentre racconta quel che è accaduto subito dopo: «Ho chiesto un giubbotto salvagente ad una donna che era riuscita ad afferrarne due, ma quella se li è tenuti stretti al petto urlando: via, vai via. Non dimenticherò mai il suo sguardo: il terrore l'aveva resa come pazza. A quel punto mi sono lanciata in mare aggrappandomi alla mia valigia. Sono rimasta a galla fino a quando un pescatore mi ha issata a bordo di una barca». I testimoni sembrano tutti d'accordo: dopo l'impatto contro la scogliera del molo di levante del porto turistico, anche l'equipaggio ha perso la testa. Nicola Petecchia, 42 anni, imprenditore: «In quei momenti terribili ho avuto l'impressione che nemmeno il comandante sapesse cosa fare». Fabia Andreoli, 28 anni: «I marinai erano letteralmente terrorizzati, nessuno ci ha detto che cosa dovevamo fare». Anita Gragnaniello, 23 anni: «Dopo l'urto mi sono catapultata in coperta: ho visto un marinaio che si è tuffato invece di aiutarci a mantenere la calma». Tra i passeggeri c'erano anche Trinità Iungano e la figlia Giordana, di sei anni: «L'equipaggio non è stato certo all'altezza della situazione - dice -. Mi sono salvata buttandomi in acqua con la bambina. Insieme abbiamo raggiunto la riva a nuoto». Altri testimoni dicono che nessuno dell'equipaggio, tantomeno il comandante, ha detto ai passeggeri di mettersi in salvo lanciandosi in mare. Il comandante della capitaneria di porto di Procida, Tito Trisolino, chiuso nel suo ufficio tenta di ricostruire le fasi della sciagura. Ma gli interrogativi sono ancora tanti, troppi. Era proprio necessario che l'aliscafo salpasse nonostante la nebbia? Funzionava o no il radar di bordo? «Sono domande senza risposte, almeno per ora - commenta Trisolino -. Io so solo che il comandante Castagna vive in mare da 30 anni ed è un marinaio più che esperto. Forse, appena uscito dal porto, ha virato a destra nella nebbia per non imbattersi in altre imbarcazioni e si è ritrovato sulla scogliera». Nel pomeriggio, però, si affaccia un'altra inquietante ipotesi. Fuori dal porto, quando l'aliscafo stava prendendo velocità, una delle eliche sarebbe stata bloccata da una fune. A questo punto l'imbarcazione, priva di controllo, sarebbe finita sugli scogli. Fulvio Milone Alcuni passeggeri si sono salvati raggiungendo a nuoto la spiaggia L'accusa dei sopravvissuti «I marinai ci hanno abbandonati a noi stessi» «Il maltempo aveva spaventato gli altri comandanti» A destra: l'aliscafo in servizio tra Procida e Napoli colato a picco nelle vicinanze del porto dell'isola. Sotto: alcuni parenti dei passeggeri imbarcati sulla nave