«Così rifaremo l'Urss » di Lui. Gra.

Rapporto segreto su Limes «Pronti a usare la forza» « rifaremo l'Urss » Rapporto segreto su Limes «Pronti a usare la forza» ROMA. Un piano articolato per rifare l'Urss più aggressiva e anti-occidentale di prima. Lo delinea un documento semi-segreto (finora ne era stato pubblicato solo uno stralcio) redatto per il ministero della difesa di Mosca da un gruppo di esperti militari russi e che ora si può leggere per esteso sulla rivista di geo-politica «Limes», nei numero in edicola oggi. Il tono del rapporto è di condanna totale della politica estera eltsiniana; benché vi manchino riferimenti ideologici al marxismo (l'argomentare è fondato su una certa concezione di veri o presunti interessi nazionali russi) è probabile che vi si possa leggere come in una sfera di cristallo la futura azione internazionale del Cremlino, nel caso che dopo le elezioni presidenziali il potere venga riconquistato dalle forze nazional-comuniste. Il «rapporto Surikov» (il nome del coordinatore) parte dall'assunto che «la minaccia principale alla Russia viene dalla politica degli Usa e dei loro alleati, tesa a imporre uno sviluppo economico favorevole all'Occidente». Nella lista dei cattivi ci sono Fondo monetario internazionale e Banca mondiale, colpevoli di voler «orientare la Russia verso l'esportazione di materie prime e l'importazione di ogni altra merce dall'Occidente». L'elite che si identifica in Eltsin è già venduta o ricattata: il capitale russo fugge su conti correnti esteri mentre «i servizi segreti stranieri hanno raccolto materiale compromettente su molti uomini d'affari russi impegnati in attività economiche internazionali, i quali non possono più perseguire gli interessi nazionali russi». Come può Mosca reagire alla minaccia? La prima risposta consiste nel rinazionalizzare l'economia e stringere più stretti rapporti («sul modello dell'ex Comecon») coi Paesi della Csi; poi si entra nel dettaglio di alcune azioni in cui compare con insistenza l'espressione «uso della forza». «Il compito più urgente è ristabilire la legge e l'ordine in Cecenia... ovviamente con l'uso della forza». «Bisogna compiere passi concreti (se necessario con l'uso della forza) per impedire qualsiasi forma di attività da parte di compagnie petrolifere straniere nella parte ex sovietica del Mar Caspio... Fare pressione sul regime di Baku, per esempio minacciando di dividere l'Azerbaigian e favorendo un'offensiva militare armena». Per controbattere all'eventuale allargamento della Nato all'Est, si propone di riposizionare armi nucleari in Bielorussia, l'unica ex repubblica sovietica, ammette il documento, su cui Mosca possa contare in Europa. Per quanto riguarda Ucraina e Moldavia, uno status tipo di neutralità come quello che aveva la Finlandia potrebbe essere soddisfacente, ma «per le repubbliche baltiche la situazione è completamente differente». «Esistono in Estonia e Lettonia regimi illegali e antidemocratici, del tipo di quello che vigeva nella Repubblica sudafricana»: i cittadini di lingua russa non hanno il diritto di voto per cui «l'elemento sociale discriminato... ha il diritto di rivolgersi alla Russia per ottenere aiuto». Inoltre, risvegliando sinistre memorie, si afferma che «non avendo la Lituania riconosciuto il patto Ribbentrop-Molotov, la Russia e la Bielorussia hanno il diritto di riprendersi Klaipeda e la regione di Vilnius». Viene proposto come obiettivo «entro 5-10 anni un nuovo Stato unitario, comprendete Russia, Bielorussia, Kazakhstan e parte del Caucaso»; il tutto, si garantisce, «perseguendo una politica ragionevole». [lui. gra.]

Persone citate: Eltsin, Molotov, Ribbentrop