E' finita la guerra di Slovenia

Firmata l'associazione con Tok di Londra, che blocca tutte le altre decisioni Firmata l'associazione con Tok di Londra, che blocca tutte le altre decisioni E' finita la guerra di Slovenia Pace con l'Italia, da ieri ha un posto in Europa LUSSEMBURGO DAL NOSTRO INVIATO Ci sono voluti oltre due anni di litigi e pressioni, ma alla fine i ministri degli Esteri dei Quindici hanno firmato con il premier di Lubiana, Janez Drnovsek, l'Accordo di Associazione della Slovenia all'Unione Europea. «Un evento atteso con impazienza», ha detto Drnovsek, che ha colto l'occasione per chiedere l'adesione a pieno titolo della Slovenia all'Unione. La firma è stata resa possibile da «un gesto di buona volontà» della Gran Bretagna, che in questo caso ha rinunciato a boicottare i lavori del Consiglio dei ministri comunitari. La guerriglia inglese, tesa a ottenere il permesso di esportare le «mucche pazze», ha però bloccato quasi tutte le altre decisioni. E resta alto il rischio che i bovini avvelenino il vertice europeo di Firenze (21 giugno). «La firma di oggi è un'opportunità unica per esprimere formalmente la determinazione della Slovenia ad ottenere l'adesione piena all'Unione europea - ha detto Drnovsek -. Io spero molto che, essendo uno dei Paesi più avanzati nella transizione, la Slovenia sia tra i primi candidati ad iniziare i negoziati di adesione, in modo da entrare nell'Unione nella prima onda dell'allargamento». Il ministro degli Esteri Lamberto Dini ha espresso «ammirazione» per i progressi realizzati dalla Slovenia sulla strada della democrazia, e ha auspicato che l'Accordo «abbia ripercussioni positive sugli altri Paesi dell'area» ex jugoslava. Sull'associazione della Slovenia all'Unione, l'Italia aveva messo un'ipoteca legata ai beni immobiliari perduti dagli italiani che nel dopoguerra avevano ab- bandonato l'Istria. Il primo a sollevare la questione era stato tre anni fa Beniamino Andreatta, allora ministro degli Esteri. Poi fu il governo Berlusconi a bloccare i negoziati, chiedendo che Lubiana permettesse ai profughi di acquistare le case che avevano perso. Divenuta ministro degli Esteri nel governo Dini, Susanna Agnelli aveva, come suo primo atto, levato la riserva. E i negoziati erano ripresi, con Lubiana che si impegnava a soddisfare le richieste italiane, modificando la sua Costituzione. Il Parlamento sloveno ha storto la bocca, ma Drnovsek si è impegnato con il sottosegretario Piero Fassino, che ha sbloccato le cose in un recente viaggio a Lubiana. L'Accordo prevede che chi in passato ha risieduto in Slovenia per almeno tre anni, avrà da subito il diritto di riacquistare le proprietà perdute, mentre il problema degli indennizzi verrà discusso separatamente da Italia e Slovenia. Secondo Fassino, comunque, l'Accordo «presenta quattro vantaggi: 1) è meglio che la Slovenia entri in Europa sotto presidenza italiana, visto che a causa della nostra opposizione, ci trovavamo in una situazione di isolamento progressivo; 2) le condizioni ottenute per il riacquisto dei beni non sono mai state concesse in alcun accordo simile, né quello tedesco-polacco, né quello ceco-tedesco; 3) c'era da mesi una situazione di grande sofferenza della comunità italiana in Slovenia, tenuta in ostaggio da Lubiana; 4) l'Accordo ci permette di chiedere la revisione dell'asse Milano-Lubiana-Kiev, e dell'asse Adriatico». Ma se sulla Slovenia non mancano i motivi di soddisfazione, la crisi della «mucca pazza» è ancora in pieno incendio. Al Consiglio dell'Unione, ha detto Dini, «il metodo del boicottaggio indiscriminato delle istituzioni comunitarie da parte del Regno Unito è stato deplorato unanimemente da tutti i ministri». L'olandese Hans Van Miert lo ha definito «umiliante e inaccettabile». Duro è stato Michele Pinto (Agricoltura), che esprimendo «rammarico» ha detto che l'atteggiamento britannico è «lesivo degli interessi dei Paesi dell'Unione». Ed anche il danese Petersen, fedele alleato di Londra, ha detto che «è tempo che gli inglesi dimostrino di essere ragionevoli». Il britannico Malcom Rifkind ha presentato un piano che prevede l'abbattimento di 25 mila capi a settimana e il controllo dei mangimi. Sono proposte «molto significative - ha detto Dini - e possono essere una buona base di discussione». Nel tentativo di salvare il vertice di Firenze, la Commissione europea e i Comitati scientifici si riuniranno già oggi, per mettere a punto un piano che, pur senza indicare date per la levata del bando alle carni inglesi, possa indurre Londra «a un comportamento più flessibile». Gli europei una prova di buona volontà l'hanno data, bocciando la linea dura di Jacques Santer, presidente della Commissione: «Il Consiglio non ha ritenuto di chiedere alla Gran Bretagna di rimuovere il boicottaggio prima che il programma quadro di eradicamento della malattia venga presentato ed esaminato», ha detto Dini. Ma ha aggiunto che «è irrealistico pensare di arrivare ad un accordo completo prima di Firenze». E se l'accordo non ci sarà? Allora, ha detto Rifkind, «la mucca pazza sarà l'argomento centrale del vertice». Fabio Squillante Milan Kucan, presidente della Slovenia, repubblica indipendente dal 1991