Tra Francia e Italia scoppia la pace

Il riawicinamento dopo lo sgarbo a Dini. Domani il premier italiano incontra Clinton a Washington Il riawicinamento dopo lo sgarbo a Dini. Domani il premier italiano incontra Clinton a Washington Tra Francia e Italia scoppia la pace E Chirac parla a Prodi di un patto europeo a tre con Kohl PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Le spalle leggermente curve dentro il completo grigio ferro, Jacques Chirac fa la sua apparizione in cima alle scale dell'Eliseo e scende qualche scalino. Nel codice impalpabile del protocollo francese, la scesa delle scale è un segno di speciale onore nei confronti dell'ospite in arrivo. Romano Prodi, in blu, è un po' emozionato, fatica a scendere dall'auto presidenziale e mentre sale le scale a fianco di Chirac, non resiste alla tentazione di «rispondere» all'urlo di un cameramen italiano: «Presidente, presidente!». Prodi si volta verso le telecamere e taglia la strada a Chirac, ma l'imbarazzo dura un batter di ciglia: più tardi, nel pranzo all'Eliseo - sorseggiando un delizioso «Angelus» del 1961 - tra i due si stabilisce un rapporto cordiale e alla fine ecco la novità - tra Italia e Francia «scoppia la pace». Proprio all'inizio dell'incontro, Chirac - che non aveva mai legato con Lamberto Dini - ha detto chiaro e tondo: «Caro presidente Prodi, desidero che inizi un capitolo nuovo nei rapporti tra Francia e Italia», anche perché - ecco la frase più impegnativa del Presidente francese - «non vi è Europa se non c'è accordo tra Francia, Germania e Italia». Non è ancora l'offerta di un ménage à trois, ma la novità è che si comincia a marciare in direzione di un triumvirato europeo, se non si scioglierà la tradizionale «ritrosia» britannica. E comunque Chirac mai era stato così generoso di riconoscimenti verso l'Italia e questo anche nel comunicato finale dell'Eliseo, pieno di superlativi. Certo, Chirac attribuisce la svolta alla «stabilità italiana», ma indirettamente ha voluto dare uno «schiaffo» a Dini. Tra i due un fatto di pelle, ma non solo: quando Chirac, preoccupato per i vitelloni fran¬ Dunque, dopo l'accoglienza calorosa di Kohl, la luna di miele del Professore continua. Un Prodi baldanzoso, quasi gigione ieri pomeriggio nella conferenza stampa all'ambasciata italiana: «Le parole di Chirac? Ma non è merito mio... L'ho sempre detto che l'Italia è un grande Paese: basta un minimo di stabilità e adagio adagio salta fuori». Ma c'è già una novità nell'atteggia- mento di Prodi: dopo che a Bonn era stato sull'orlo di una svista diplomatica su Maastricht («ripensavo alla risposta di prima, non vorrei essere stato troppo precipitoso», aveva confessato ad un certo punto), ieri il presidente del consiglio si è presentato più abbottonato. A chi gli chiedeva cosa gli avesse detto Chirac sul rientro della lira nello Sme, Prodi ha risposto sorridendo: «Ci sono cose che non è obbligatorio dire alla stampa», una risposta ripetuta più di una volta. Nell'incontro Chirac-Prodi, suggellato in un pranzo a base di foie gras, agnello alla romana, carotine e patate lesse, il Presidente francese ha proposto «un summit franco-italiano» da tenersi quanto prima in Italia, si è detto «interessato agli sviluppi nel Sud del Mediterraneo, la parte più vulnerabile del continente». Prodi ha rilanciato, ha proposto «un progetto internazionale di cooperazione per la ricostruzione di Beirut e Sarajevo». E per accelerare il rientro della lira nello Sme Prodi ha convenuto con Chirac - altra novità - sull'avvio di consultazioni tra i ministri del Tesoro di Francia, Germania e Italia, una procedura che conferma l'abbozzo di un nucleo a tre finora inesistente. E ha promesso anche di voler rispettare gli accordi di Schengen: presto anche le frontiere italiane si passeranno senza passaporto e senza controlli. E il Giubileo? Alla fine Prodi, che domani vedrà Clinton a Washington, ha glissato. Un conflitto che continua, ma da Parigi filtra un retroscena inedito. Due settimane fa - come si sa - Prodi avrebbe voluto nominare un sottosegretario «ad hoc» per il Giubileo, Di Pietro aveva resistito e alla fine l'aveva spuntata. Ma nel vertice decisivo a palazzo Chigi con Rutelli, raccontato come pacifico dal sindaco, in realtà Prodi aveva insistito fino all'ultimo per il sottosegretario, calando un nome di prestigio: quello di Luigi Abete. Il dissidio non si è mai sanato e ieri, a Parigi, a chi gli chiedeva del Giubileo, Prodi si è sottratto con un sorriso: «Assicuro: con Chirac non ne abbiamo parlato!». Fabio Martini Consultazioni per il rientro della lira nel Sistema monetario Il presidente del Consiglio Romano Prodi a Parigi con il presidente francese Jacques Chirac cesi, parlò di «svalutazione competitiva della lira», Dini replicò e poi all'Onu "schierò l'Italia contro gli esperimenti nucleari francesi. E Chirac annullò il vertice italo-francese di Napoli. Il presidente francese si è voluto vendicare e da parte sua Prodi non ha fatto nulla per nascondere il clima nuovo, arrivando a parlare di «ripresa dei rapporti tra Francia e Italia».