Umberto non seduce Mantova

Lo sfratto al prefetto è stato rimandato dopo che il Viminale ha saldato l'affitto Umberto non seduce Mantova E Pavia cancella il record di tre anni fa LA SCONFITTA DiL CARROCCIO MILANO ON ce l'ha fatta nemmeno Giampietro Bossi da Luino. Niente da fare, tanto cognome non l'ha aiutato ad arrivare al ballottaggio: Bossi o non Bossi, la Lega resta al palo, terza dopo Ulivo e Polo che tra quindici giorni si giocheranno il sindaco. Terza. Come a Mantova, la città eletta capitale del Nord, dove Cataldo Giosuè (suo lo slogan memorabile: «C'è Giosuè») è rimasto indietro, quasi nove punti percentuali dietro al secondo arrivalo. Addio. Addio Pavia. Addio Lodi. Addio Vigevano. Addio Voghera. C'era una volta lo schieramento a N del Carroccio: quattro sindaci leghisti purosangue piazzati a difesa sud della Milano formentiniana, un argine nel ben mezzo della Padania. Voghera a Sud-Ovest, Vigevano a Nord-Ovest, Pavia a Sud-Est e Lodi a Nord-Est. Tre anni e la N non c'è più. Tre anni e il miracolo della Lega pigliatutto, capace di conquistare città piccole e grandi, metropoli e paesi, si sgonfia nei dati, incontestabili, del resoconto di una domenica elettorale calda, caldissima per tutti, non per il Carroccio. Non scompare, sia chiaro, il Carroccio. Mantiene significative presenze, raramente scende sotto il 15% e la Padania resta pur sempre il suo regno. Ma a Mantova, capitale, non sfonda. La conquista di Mantova, la «rossa», resta un sogno. Impossibile insidiare il primato del candidato dell'Ulivo, Gianfran- co Burchiellaro, forte in partenza del successo d'aprile della coalizione di centrosinistra. Unico obbiettivo possibile, forse, tentare il secondo posto, sfruttando certi contrasti nel cartello di centrodestra proStefania Concordati diviso tra An decisa a presentarsi da sola, fuori dal Polo, per distinguersi da Forza Italia e Ccd-Cdu. Ma «C'è Giosuè» non ce l'ha fatta. Troppo poco il suo 14,49% rispetto al 42,14% di Burchiellaro e al 23,1 2% della Concordati. Troppo poco, anche se, a parziale soddisfazione dei leghisti, la Lega ha mantenuto le posi¬ zioni (16,6% aveva preso il 21 aprile e il 16% di lista ha preso domenica) e, a ben vedere, ha aumentato i consensi rispetto alle precedenti comunali (9,6%). E così si consola Luca Belli, segretario cittadino della Lega: «Lo considero un buon risultato anche perché l'astensionismo è stato molto alto, quasi il 51% non ha votato». Sarà. Ma intanto l'effetto capitale del Nord non è scattato. Anzi, le ultime prese di posizione sembrano avere spaventato parte dell'elettorato moderato. Quello sfratto minacciato del prefetto, per esempio. Era sta¬ to promesso dal presidente (leghista) della Provincia Davide Boni ma ieri, lunedì del possibile sfratto, la delibera della Provincia non è arrivata. Un dietro front dopo l'insuccesso elettorale? Nemmeno per sogno: «Non c'è stata alcuna retromarcia - spiega Boni - soltanto un rinvio a lunedì prossimo per motivi tecnici». I motivi tecnici di Boni sono i 109 milioni arrivati in gran fretta dal ministero dell'Interno per saldare l'affitto arretrato del prefetto con la Provincia. Saldato il conto, lo sfratto per morosità non poteva scattare: «Scatterà lunedì quando prepareremo una nuova delibera per riproporlo motivandolo, questa volta, con l'esigenza di recuperare spazi per i nostri uffici», promette Boni. Si vedrà. Per ora, pochi dubbi: la campagna antiprefetti non ha premiato il Carroccio. Né a Mantova né altrove. Così come non pare proprio aver portato voti l'urlo di Bossi a Pontida e lo spauracchio della secessione. «Padania in piedi!», era l'urlo di Bossi. Ma adesso, seduta, sembra proprio la Lega. O, se non seduta, almeno tagliata fuori dalla ferrea legge del bai- lottaggio, chiusa nella morsa di Ulivo e Polo. Qua e là, l'emorragia è stata forte. A Pavia, per esempio, dove tre anni fa era stato toccato il 43,2%, un record che aveva alimentato le mille analisi sull'avanzata, irrefrenabile, del Nord. Domenica Maurizio Frigerio non è andato oltre il 15,2%, lontanissimo dal 41,2% del medico Andrea Albergati, candidato dell'Ulivo, lontano dal 35,8% del polista Giuseppe Rossetti, direttore dell'Associazione industriali. Nemmeno ad Andrea Gibelli da Lodi, ex deputato, è riuscito il miracolo. Tre anni fa, 1993, a Lodi la Lega si era presa il 38,8% dei voti, domenica ha ottenuto il 16,11%. Così, al ballottaggio, tra 15 giorni, andranno l'Ulivo (37,74%) con Aurelio Ferrari, ex segretario de che ha subito escluso patti con la Lega, e il Polo (26,68%) con Italo Minojetti, presidente del Fanfulla calcio che invece in un accordo col Carroccio ci spera. Morale: Lega tagliata fuori ma decisiva ai ballottaggi. Succederà a Voghera dove il Carroccio ha conquistato il 12,38% dei voti, un 7% secco in meno rispetto alle politiche, che fa gola sia al Polo (33,29%) che all'Ulivo (31,05%) separati da poche centinaia di voti. Succederà a Vigevano dove il 19,5% leghista è per forza di cose determinante al successo dell'Ulivo (36,5%) o del Polo (34,4%). Chissà. Armando Zeni E a Voghera l'elettore leghista fa gola a tutti per il ballottaggio Lo sfratto al prefetto è stato rimandato dopo che il Viminale ha saldato l'affitto Anche a Lodi voti dimezzati; dal 38,8% di tre anni fa al 16% di domenica Un'immagine di Mantova Qui sotto: il presidente della provincia Davide Boni