Sabrina si veste con una rete di Gian Paolo Ormezzano

CERCHIAMO GENTE DAL CUORE SPORTIVO. La Moretti a Napoli con un curioso indumento sul body proibito Sabrina si veste con una rete Aggirati in questo modo i veti federali LA BATTAGLIA DELLA PONGISTA SABRINA Moretti ha colpito ancora: si è presentata ieri ai campionati nazionali di tennis da tavolo a Napoli con un bel body rosso antiregolamentare, il giudice-arbitro le ha detto che non si può, bisogna giocare in maglietta e pantaloncini (o gonnellino), lei ha allora indossato la divisa da gara cucitale dalla mamma con una rete verde, a maghe larghe, dei pescatori di Senigallia, la sua città. Ha affrontato e battuto 3-1 Annalisa Dini, ha perso contro Laura Negrisoli, numero 3 d'Italia. A casa, ma rimane fra le otto migliori pongiste. Attenzione però: «Nella prima partita mi sono autocensurata per qualche minuto. Mi sono messa cioè una mascherina sul viso, fatta con la stessa rete da pescatori della divisa. Una pro- vocazione, tanto per dire che quella lì, vestita così, non ero realmente io, ero un compromesso. Ma faceva troppo caldo, me la sono tolta presto». C'erano, al Palasport Mario Argento, un duecento spettatori. Rumori, fischi, applausi. Il presidente federale, Stefano Bosi, ex giocatore, ha posato sorridendo accanto a Sabrina in divisa diciamo regolamentare. Il match per ora è cordiale. La Moretti, 27 anni, niente fidanzato, da due anni chiede di giocare in body: «E' più comodo, più logico, noi sovente tocchiamo con la racchetta la maglietta o i pantaloncini, lo adottano o comunque lo permettono tanti sport. Lo vorrebbero anche gli uomini. E poi esteticamente è meglio». Già lo scorso marzo a Pescara, in una manifestazione chiamata Top 12; ci aveva provato: body arancione, ma sopra una «divisa» trasparente, blu. Ora la rete da pesca. La blocca il regolamento, anche internazionale. «Ma ho la solidarietà di Bettine Brisekop, grande giocatrice d'Olanda, e di tutta la squadra svedese. Qualcosa si muove». Un anno fa a Senigallia, campionati delle Polisportive Giovanili Salesiane, ha chiesto firme in calce a una sua lettera prò body: ha avuto anche quelle del presidente salesiano don Dalmazio Maggi nonché di una suor Manetta di Reggio Calabria. Ieri a Napoli le due partite, poi un lungo treno per tornare a casa stamani all'alba. «Non voglio fare la suffragetta, non mi batto per una causa altissima. Mi batto per una libertà semplice, che non fa male a nessuno, e casomai fa bene a qualcuno. A chi gioca, per esempio. O agli occhi di chi vede». Ieri a Napoli aveva un fotografo tutto per lei. Peccato non vada ad Atlanta, là avrebbe fatto rumore e magari storia. Non mandiamo tennisti da tavolo ai Giochi, mandiamo tre donne, la Bulatova ex russa naturalizzata, la Arisi e proprio la Negrisoli che ha battuto la Moretti. Là il problema del body e delle ipocrisie annesse e connesse sarebbe arrivato in fretta alla suprema corte, se non altro quella del Ciò. A meno che Sabrina, che sta al tennis da tavoJo un po' come Lea Pericoli con ia cua biancheria di pizzo imposta a Wimbledon (altre regole) stava ai tennis, abbia passato il testinone a qualcuna. Gian Paolo Ormezzano Sabrina Moretti ieri a Napoli con il body coperto dalla rete