Sacchi suona l'allarme tensione bassa

27 Domani l'esordio con la Russia, ma l'atmosfera azzurra è cambiata dopo l'ultima amichevole Socchi suona l'allarme; tensione bassa «All'improvviso, giocatori demotivati e poco concentrati» ALSAGER DAL NOSTRO INVIATO E allarme sia. Rosso o russo, a vostra discrezione. Purché la squadra mediti e si scuota. Arrigo Sacchi lancia messaggi che sono fulmini, saette. «Ho notato, dice, una strana atmosfera. Non c'è, in alcuni giocatori, quella tensione da ultima spiaggia che, da sola, può consentirci di fare strada». E così il momento, da solenne che era, diventa grave. Nomi, non ne fa. Ma visto che tranne Donadoni (problemi muscolari) stanno tutti bene, è facile circoscrivere le indagini al blocco juventino («Ci sono vittorie che prosciugano la concentrazione») e, più in generale, a coloro che, sabato a Stoke on Trent, sono scesi in campo nel primo tempo, motivati come può esserlo una scolaresca in gita. L'uscita del et sembra fatta apposta per stornare l'attenzione dai ballottaggi in atto (Chiesa o Zola? Ravanelli o Casiraghi?). Per questo, l'Arrigo rinvia a oggi l'annuncio della formazione e carica le tinte, assumendo un'aria marziale. E' tutto un dentro e fuori, la sua omelia domenicale: non sono preoccupato, però; ho fiducia, ma. A Fusignano gli hanno insegnato che certe cose è sempre meglio dirle prima. Guai a sbagliare sciolina, domani. In America, grazie al modesto livello dei rivali e alla generosità della formula, fu possibile trasformare il ko inaugurale con l'Eire in una laboriosa, commovente, riscossa. Qui, viceversa, un passo falso potrebbe segnare la fi- ne di tutto già alla prima curva. «Non sento la carica che vorrei. Sabato, per esempio, ho captato supponenza e sufficienza. Ai ragazzi l'ho detto: ogni partita, a questi Europei, va presa non come se fosse una finale di Champions League, ma come se ne racchiudesse due o tre». I dubbi, assicura, sono diventati certezze. Lui, chi gioca, lo sa da un pezzo. Ma lo tiene per sé. Logico: «Mi fido molto dell'autocritica del gruppo». E a Matarrese che «rompe» con le sue intemerate («Se la Nazionale va male, addio rielezione»), replica in puro stile buonista: ((Alle persone che mi hanno dato tanto, cerco sempre di dare tutto». Motivazioni straordinarie. Intensità. Ma intanto, a sorpresa, ha cancellato l'odierno allenamento del pomeriggio, ad Anfield. Basta, e avanza, la seduta mattutina. Gambe pesanti. Sorride: «Sarebbe stata una novità assoluta, al di fuori dei nostri schemi. Meglio andare sul sicuro». Detta a braccio: «Le ultime amichevoli, abbiamo fatto di tutto per perderle». Alcuni, butta lì, non sono abituati a certe vigilie, altri vengono da successi insperati: gli juventini, appunto. «E' un avviso, non un allarme». Al lento Zola, al macchinoso Ravanelli, al farfallesco Del Piero, al frenatissimo Maldini, al disordinato Albertini. Oh Dio, se a due giorni dalla sfida con la Russia si parla di stimoli come, una volta, si dissertava di amalgama, è un gran brutto segno. «Ho discusso a lungo con i miei collaboratori, spiega. Ho confessato i giocatori. Voglio capire». Peseremmo tutte queste riflessioni sulle scelte? «Sì, peseranno». Indizi, pochi, e confusi. Certo, l'esplosività di Chiesa sembra, oggi, irrinunciabile, ma ecco la controindicazione: «Ai Mondiali, insistetti su Roberto Baggio anche quando non girava, e fui premiato». Una mano tesa a Zola? Memore del disastro irlandese, allorché l'impiego di Baggio e Signori si risolse in un grottesco fiasco, esclude il ricorso alla banda bassotti (Zola con Chiesa). No. «La storia del calcio italiano ha sempre bocciato simili palliativi». Non c'è molto da limare, ma qualcosa sì: e allora sotto con le forbici della professionalità, con il coltello dell' applicazione islamica. Per misurare la cultura dei singoli, Sacchi ha allestito una saletta speciale, dove è possibile televedere, registrate, le partite degli avversari. Non esistono obblighi, né controlli, «ma chi ci passa, e si ferma, ai miei occhi sale». Difende la cultura e l'educazione della squadra, «gente onorata e fiera di rappresentare un segno e, soprattutto, un sogno, in questa Italia sbrindellata, contorta». Naturalmente, I like England, mi piace l'Inghilterra: anche quella, bollita, rimontata dagli svizzerotti. Un tocco di ruffianeria che l'inviato della Bbc dimostra di gradire. Più terra terra, l'ultra Arrigo pretende undici leoni in grado di far fronte alle dieci, cento, Belgrado (il Milan, la nebbia, l'inferno, il paradiso) che un Mondiale e un Europeo riservano senza preavviso. L'allenamento di ieri è volato via come la piuma di Forrest Gump. A livello di conoscenze di gioco e di condizione fisica, ripete, questa Nazionale è più avanti di quella americana. ((Arrivati a 'sto punto, borbotta, un allenatore non dovrebbe più lavorare. Se no significa che ha lavorato male». Questo si è parlare chiaro. Ma tutto il resto, allora? Roberto Seccanti™ Nel mirino i bianconeri appagati dalla coppa «Adesso confido nell'autocritica del gruppo» 0UT09Ó

Luoghi citati: America, Anfield, Belgrado, Eire, Fusignano, Inghilterra, Italia, Russia