Lontani suoni celtici favole dall'Irlanda

F F n Lontani suoni celtici favole dall'Irlanda NTORNO a noi, seduti sul bordo del Mediterraneo, il vento della cultura musicale celtica non ha mai spirato con intense folate. Eppure dall'Irlanda alla Bretagna, dall'Inghilterra fino agli Stati Uniti la musica celtica non ha mai perso la sua forza, la sua identità. Anzi le sue armonie rotonde, le sue favole, i suoi strumenti hanno influenzato più di un genere moderno. Uno straordinario esempio è «Common Ground» (Premier-Emi, 1 Cdl. Una collana eh tredici perle celtiche, un alternarsi di brani tradizionali e altri moderni ma arrangiati secondo uno stile, un carattere molto legato al passato. In più l'armonizzazione di tutto il materiale è stata realizzata da Donai Lunny, uno dei piti stimati e influenti artisti tradizionali irlandesi, protagonista della rinascita della musica celtica' leader dei Planxty, della Botliy Band e dei Moving Hearts, produttore di oltre cento album; session man negli album di Rod Stewart, Kate Bush, Elvis Costello, Van Morrison, Mark Knopfler. Canzone dopo canzone, «Common Ground» evidenzia quale sia la lorza, il valore e la ricchezza delle linee compositive alla base della musica celtica, che le permette di assorbire, e trarne vantaggi, dalle contaminazioni con strumentazioni tecnologiche grazie alla sua cantabilita con la quale attraversa il tempo. E' facile accorgersene lasciando scorrere le esibizioni di Bono e Adam Gay ton, Kate Bush, Elvis Costello, Sinéad O'Connor alternate ad artisti come Maire Brennan, Sharon Shaimon, Brian Kennedy, Christie Moore, Andy Ir vine, Liam O'Maonlai, Tini e Neil Finn, Davy Spillane e Donai Lunny. Il disco è totalmente irlandese (alcuni brani sono cantati in lingua gaelica), il ceppo più vivo della musica celtica, ma potrebbe esser un'idea farlo seguire da una raccolta di artisti di altre terre sorelle. Le influenze celtiche invadono chiaramente anche un disco ruggente e sensuale, a volte frammentario e pretenzioso, ma alla fine bello come «To the faithfuil departed» (Island, 1 Cd) dei Cranberries, quartetto I irlandese che, dominato dalla I grande voce di Dolores O'Rioi dan. gioca anche le carte di un timido punk, di riferimenti a^.h Anni 70 elettrici. Un disco con iplesso e variegato (c'è anche l'inizio gregoriano di «Electric blue»), che si apprezza più lo si ascolta. I Cranberries non amano costruire successi usa e getta. L'anima celtica pervade anche altri dischi di recente pubblicazione. Prima di tutto Enya, moderna sacerdotessa di questa tradizione. La sua voce acuta e potente rievoca scogliere e panorami di mari che si confondono con le nuvole, folletti e fate. Con «The memory of trees» (Wanier, 1 Cd) Enya non tradisce i suoi fans e il suo stile. «Anywhere is» è una marcetta invitante il resto ha la leggerezza voluttuosa un pò melanconica delle melodie gaeliche Liail'Aiiieiica rispondono con il ioio pop Anni 9u ma realizzato utilizzando whistle, hodhran, violino, chitarra e un co ro di quali io fratelli Con itre le donile), ecco The Corrs con «Forgiven, not lurgotten» (Atlantic, 1 Cd) Una rivisitazione con tocco di modernità della l adizione irlandese, anche se u progetto si dimostra msognoso di migliorare in originalità Da un'altra terra, l'fnghilterra, viene proposta <uiu bella raccolta legata alla ti adizione locale, differente nella strumentazione ma con la slessa anima celtica. Si Lratta di «Folk club» (Mercury, 1 Cd), antologia in 14 episodi con i quali si vedono sfilare nomi noti come Fairport Convention, Traffìc. Cat Stevens, Amazing Blondel. Pentangle e ali i molto meno, ma forse da seguire con mag gioie curiosità e piai ere l Richard & linda Thompson, Lindisfarne, Nick Drake, Fotheringay). Al&ssaitdi «.• itxria

Luoghi citati: Bono, Inghilterra, Irlanda, Stati Uniti