Le varie Italie e il nostro futuro

Le varie Italie e il nostro futuro LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.cLB. Le varie Italie e il nostro futuro Ormai da qualche settimana l'argomento di prammatica è l'Italia o, più esattamente, le varie Italie e il futuro. Ogni lettera che qui appare suscita repliche, e le repliche suscitano altre repliche, e così via. Provo a tentar di chiudere questo lunedì. [o, d. b.l Trovo davvero irritante Egregio Signor Del Buono, in data odierna (3/6/96), trovo davvero irritante la lettera del signor Edgardo Cecot di Milano, che, parlando di virtù militari, si butta con slancio degno di miglior causa ad affastellare confronti fra italiani del Nord e italiani del Sud, tutti mirati a denigrare questi ultimi... A onore dei piemontesi lui ci ricorda l'episodio del 1747 sul Colle dell'Assietta; io, a vergogna di altri italiani dei Nord, voglio ricordare l'ingloriosa fine della Repubblica di San Marco (1798) che, nonostante le «Pasque Veronesi», mi suscita la penosa impressione di una prossima transazione di pecoroni, e che potè succedere solo perché i ve-' neti si calarono le brache al primo rumore di spari, diversamente dagli ostinati napoletani che, assediati con il loro re nella fortezza di Gaeta (I860-'6I). opposero strenua resistenza ai micidiali cannoni del gen. Cialdini, consentendo al Regno delle Due Sicilie e ai Borboni di uscire di scena con onore. Quanto ai «distinguo» di Rommel che, a detta del signor Cecot, a El Alamein preferì impiegare in prima linea reparti del Nord Italia, lasciando nelle retrovie i reparti di estrazione meridionale, c'è anzitutto da chiedersi se, per caso, le sue preferenze non dipendessero dal migliore armamento dei primi... In ogni caso, non va dimenticato che i tedeschi chiusero la loro campagna in modo indegno, sequestrando, fucili puntati, ai male armati alleati italiani tutti i camion per potere fuggire più in fretta. Personalmente, posso essere anche indulgente nel giudicare il gesto di quei tedeschi: «Tenevano tutti famiglia...». A Genova, in via Malinverni, c'è una targa che ricorda un partigiano caduto per la libertà di questa parte d'Italia: era un mio consanguineo, un mio parente: anche lui «teneva famiglia». Al lettore di Milano vorrei far nota¬ re, nel caso che non lo sapesse che, tra tutte le regioni italiane, la Sicilia è quella che, fatte le debite proporzioni fra la sua popolazione e le altre, può vantare il maggior numero di medaglie d'oro al valor militare... Ugo Falcando, Torino La forza della Lega Egregio Signor Del Buono, anche lei, dando spazio alle lettere dei signori Cecot, Panerò e altri, si aggiunge ai tanti che, per viltà o interesse, favoriscono la resistibilissima ascesa di un pagliaccio e demagogo come Umberto Bossi che finirà per sfasciare l'Italia. La forza della Lega è dovuta esclusivamente alla vile e interessata condiscendenza delle forze politiche sia di destra che di sinistra: le prime l'hanno usata per andare al loro breve potere, le seconde per fare il ribaltone, tenere in piedi il governo Dini e come ruota di scorta. Sono piemontese e mi vergogno di certe follie secessioniste che ci trasformerebbero non in una Svizzera, ma in un Libano o in una Jugoslavia o in una marca della Grande Germania... La signorina Monica Perillo Marcone non deve vergognarsi né di essere meridionale né di essere italiana... Al signor Cecot che, a una ragazzina di 16 anni, rimprovera la codardia dei suoi corregionali in guerra, voglio ricordare alcune cose precise. Durante la seconda guerra mondiale solo le divisioni alpine avevano arruolamento regionale, le altre formazioni erano in genere miste. L'arruolamento regionale esisteva durante la prima guerra mondiale, e le brigate più valorose furono la «Sassari», la «Cagliari» e la «Catanzaro». Quest'ultima, citata nove volte dai bollettini di Cadorna per il suo eroico comportamento, stanca di essere usata senza mai un giorno di riposo, alla fine, si ammutinò, ed egli la fece decimare. Perché il piemontese generale Cadorna, oltre a massacrare l'esercito italiano in sanguinose battaglie frontali per avanzate insignificanti, soleva reprimere gli ammutinamenti non con l'esecuzione dei responsabili, ma con la decimazione dei repartì. Il culmine dell'insipienza venne rappresentato dalla battaglia dell'Ortigara dell'agosto 1917: quarantamila morti per un'avanzata di due chilometri! Pre¬ sentata come una «vittoria», essa prostrò il morale dell'esercito italiano, predisponendolo alla disfatta di Caporetto. L'esercito italiano venne tonificato e portato alla vittoria da un modesto generale, il Diaz, proveniente dalla tradizione militare napoletana, che usò tutt'altra condotta: razioni abbondanti, turni di riposo, licenze premio e propaganda. Questo, ammettendo che la Germania fu sconfitta per fame, avendo perso la battaglia degli Oceani, come la perderà nel '42. Comunque, i ragazzi del Sud vennero mandati a morire come tutti gli altri sulle frontiere orientali del Paese, senza che aversero conosciuto, in maggioranza, l'istruzione elementare obbligatoria. Il Mezzogiorno non è solo mafia, è rappresentato da integerrimi servitori dello Stato come Terranova, Falcone, Borsellino, Chinnici, Livatino che hanno pagato con la vita la loro fedeltà. Quanto al luogo comune del meridionale scansafatiche, io ho lavorato sulle strade e in fabbrica in compagnia di operai di ogni parte d'Italia, trovando ottimi lavoratori di ogni regione. Negli Anni 60, come si sarebbero svi luppati la Fiat e gli altri gruppi, senza la manodopera meridionale? Oggi l'automazione consente alla grande industria di ridurre drasticamente la manodopera e allora nascono i secessionismi. I limoni spremuti si buttano nella spazzatura. Non si vergogni, la gentile signorina Perillo Marcone di essere italiana e non rinunci, lei che ha 16 anni, a lottare per la solidarietà e la giustizia. I separatismi in Italia non hanno alcun fondamento. Vi sono da noi assai meno differenze che in Inghilterra tra inglesi della Bretagna, del Galles e della Scozia, in Belgio tra valloni e fiamminghi, in Spagna tra castigliani, catalani e baschi, in Germania tra prussiani e bavaresi, in Svizzera tra tedeschi, francesi e italiani. In nessuno di questi Paesi si consentirebbero autoproclamazioni di governi che nessuno ha eletto. La battaglia secessionista è una battaglia di retroguardia destinata a fallire... Cesare Toso, Cavaglià Caro corrispondente, al principio della sua lettera iniziata con un «egregio» di cortesia, ma subito degenerata in un'accusa di «viltà e interesse» nella pubblicazione di determinate lettere che lei non vorrebbe leggere, ho pensato che, tutto sommato, più che un maleducato lei era un incoerente. E, avendo letto la sua lettera sino in fondo, ho concluso che potevo pubblicar_ne almeno una parte. E così ho fatto, senza nutrire la minima paura nei suoi confronti né la minima voglia di lucrare qualcosa ma per informare ulteriormente i lettori. * 1 [o. d.b.J