Mia cara Yourcenar ti tolgo la maschera

LA MEMORIA. Un biografo per Marguerite, come fece lei per il «suo» Adriano LA MEMORIA. Un biografo per Marguerite, come fece lei per il «suo» Adriano Mia cara Yourcenar ti tolgo la maschera EPARIGI ESTÀ impressa l'immagine con cui s'inizia la biografia di Marguerite Yourcenar ora uscita in versione italiana, Tu, Marguerite Yourcenar. La passione e le sue maschere, a firma di Michèle Sarde (casa editrice Le Lettere, traduzione di Lucia Corradini). E' una fotografia, ritrae la scrittrice trentaseienne il giorno della sua partenza per gli Stati Uniti, è nel porto di Bordeaux, vestita di scuro in piena luce. Sta per imbarcarsi sul California, un cargo riservato alle merci il cui comandante ha accettato di prendere a bordo i passeggeri rimasti a terra perché il Nieuw Amsterdam, piroscafo olandese che doveva salpare il giorno prima, si è all'ultimo rifiutato di partire per via della guerra. Marguerite Yourcenar, giovane donna dal volto pieno, labbra carnose, luminosità forte negli occhi, andava a raggiungere a New York l'amica Grace Frick, un'americana «dai tratti di giovane Sibilla» conosciuta a Parigi nel '37. Credeva si sarebbe trattato di un soggiorno di sei mesi, fu invece in pratica il resto della vita. Grace, allora semplice passione, con cui la Yourcenar aveva fatto viaggi folli in Italia, Grecia, Dalmazia, sarebbe diventata la compagna inseparabile, artefice di un destino, compreso quello letterario: Grace a lungo diede alla Yourcenar l'opportunità economica di scrivere, mantenendola, e fu poi la vestale della sua opera, provvedendo a curarla, tradurla, promuoverla. La fotografia nel porto di Bordeaux è del 15 ottobre 1939. Una data-cerniera nella vita di Marguerite Yourcenar. Per questo la biografia di Michèle Sarde comincia con questa immagine per poi costruire, collazionando un'infinità di altre immagini altrettanto intense, quel che c'era stato prima e quel che ci fu dopo. Non è un caso, del resto, che di fotografia si tratti. Per due ragioni almeno: una strutturale, perché la biografia si chiuderà ad anello su altre fotografie, quelle di Jerry Wilson, l'ultimo compagno di Marguerite Yourcenar, colui che sostituì Grace dopo la morte di lei nel '79, trentenne, omosessuale, che la scrittrice vide poi soccombere all'Aids prima di morire a sua volta ormai sola. Jerry Wilson, di professione fotografo. L'altra ragione è di natura metodologica. La biografia di Michèle Sarde è concepita alla maniera di Alain Robbe-Grillet o di Marguerite Duras, cioè per frammenti di memoria giustapposti, non in base alla continuità cronologica, bensì al loro riemergere dal flusso dei ricordi. In Francia la biografia «creativa» è ormai obbligatoriamente concepita così. Michèle Sarde però è andata oltre. Il suo gioco di attenta, sapiente ricostruzione elaborato a partire dalle tracce lasciate nel suo vagabondare dalla scrittrice, si somma a un raffinato echeggiamento di quello che fu il capolavoro della Yourcenar, le Memorie di Adriano. Michèle Sarde si rivolge alla Yourcenar, dandole del vous (risolto nella traduzione italiana con il tu), come Adriano che scrive a Marco Aurelio. Michèle Sarde ha cioè seguito l'indicazione data dalla Yourcenar a proposito appunto delle Memorie di Adriano per chiunque intenda rievocare una vita reale attraverso l'espediente letterario. La documentazione è indispensabile a condizione di saperla dimenticare, spiegò Marj> "ile Yourcenar a Matthieu Galey nell'intervista che egli le fece e che venne pubblicata neh" 80 con il titolo Les yeux ouverts (tradotto in italiano nell'82 da Bompiani). «Occorre sapere infinitamente di più di quello che si dice - occorre essere capaci di dire tutto, ma di non dirlo perché non è importante...», spiegò la Yourcenar. «Così ho cercato di ricostruire tutto questo a partire da documenti, ma sforzandomi di renderh più vivi; finché non si fa entrare tutta la propria intensità in un documento, esso è morto, di qualunque cosa si tratti». La biografia di Michèle Sarde unisce l'oggettività rigorosa da scuola dello sguardo - tessere di un mosaico tutte di uguale importanza a formare il quadro mai stabile di un'esistenza, Come l'acqua che scorre, dice un titolo della stessa Yourcenar - alla necessaria soggettività, che trasforma il materiale da inerte a vivo. Tu, Marguerite Yourcenar è anche un mosaico di citazioni. Brani dei libri, come le immagini dell'autrice, come le fotografie o le tracce lasciate per il mondo, emergono di continuo a ridisegnare l'opera globale. Ma non c'è soluzione di continuità, salvo le virgolette che segnano necessariamente le citazioni, con il discorso rivolto alla Yourcenar, quello che mira a evocare «la passione e le sue maschere». «Pellegrina e straniera», la Yourcenar viaggiò finché ebbe vita, e come scrisse ormai anziana nei Souvenirspieux, «l'ossessione del viaggio per un cuore giovane è quasi sempre corollario di quella dell'amore». Il suo cuore, benché malato, restò in questo senso giovane sino all'ultimo. Così, Michèle Sarde abbina le immagini di viaggio, indispensabili documenti, al dialogo con il cuore della Yourcenar, la sollecitazione dei ricordi legati alla vita emotiva della scrittrice. Dai personaggi usciti dalla sua penna alle persone reali, dal padre Michel («il primo personaggio») a Jerry Wilson l'estremo compagno, passando per tutte le figure dell'universo emotivo ed erotico della Yource¬ nar, si disegna il contorno di quella che fu la sua passione unica, una sola al singolare, nonostante i molteplici travestimenti: l'amore senza distinzione di sesso, erotismo come rito sacro, magnetismo della bellezza, il cui corpo è indifferente che assuma «la forma curva di un seno di donna o la linea dura di una coscia di ragazzo». L'ultima fotografia, scattata da Jerry Wilson, ritrae la Yourcenar di profilo, la testa avvolta in una stola grigia di fronte al mare di Oman. E' l'ultima fotografia che compare in un libro intitolato La voix des choses, raccolta di citazioni e poesie fatta uscire dalla Yourcenar neh'87, dopo la morte del giovane, un piccolo libro adorno delle sue immagini. Il titolo era nato poco tempo prima, un giorno in cui trovandosi la scrittrice nell'ospedale di Bangor nel Marne, dov'era ricoverata e dove aveva subito mi angiogramma, ricevette la visita di Jerry, benché lui stesso molto malato. Lui quel giorno le aveva portato una lastra di malachite che la Yourcenar gli aveva regalato per il suo compleanno, splendida lastra mercanteggiata a Nuova Delhi. La scrittrice, stanca o un po' assonnata, lasciò cadere la lastra. Rimase sconvolta per aver distrutto così e per sempre quell'oggetto, «quella lastra di minerale dal disegno perfetto, quasi antico quanto la terra», scrisse la Yourcenar. «Ma anche il suono della sua fine era stato bello. Sì, disse lui, la voce delle cose». La Yourcenar non ripartì per l'India, come avrebbe voluto, per trovare un'altra lastra di malachite da regalare a Jerry, ma compose quel piccolo libro per dar voce alle cose, immagini parlanti. Gabriella Bosco Michèle Sarde ricostruisce perframmenti e immagini l'intimità della scrittrice Grace la sua prima amica e vestale, Jerry l'ultimo compagno morto di Aids Marguerite Yourcenar in una delle ultime immagini, del giugno '87. La scrittrice è al centro di un fitto programma di celebrazioni da lunedi prossimo a Roma Una foto giovanile di Marguerite Yourcenar, la scrittrice francese morta a 84 anni nel dicembre '87 A lato la Yourcenar quando aveva quattro anni. Sopra un'altra immagine infantile, con una grande bambola giapponese Marguerite Yourcenar in una delle ultime immagini, del giugno '87. La scrittrice è al centro di un fitto programma di celebrazioni da lunedi prossimo a Roma