Il ritorno del generale nero di Franco Pantarelli

Lo stratega della guerra del Golfo potrebbe accettare di correre con il candidato repubblicano Lo stratega della guerra del Golfo potrebbe accettare di correre con il candidato repubblicano Il ritorno del generale nero Powell a un party elettorale con Dole NEW YORK NOSTRO SERVIZIO «Credo che il senatore Dole ed io avremo ancora molte conversazioni in proposito»: solo poche parole ma estremamente sibilline quelle pronunciate da Colin Powell, il generale nero che qualche tempo fa risultò il favorito alla Casa Bianca nel caso avesse deciso di candidarsi. L'occasione era una manifestazione in favore di John Warner, un senatore repubblicano della Virginia che sta affrontando una difficile campagna per essere rieletto a novembre. Per aiutarlo a raccogliere fondi si sono presentati tutti e due: sia Robert Dole, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, sia Colin Powell, il «mancato presidente» che però continua ad essere indicato come possibile vice di Dole, nonostante le sue ripetute, categoriche smentite. Ecco, il problema è che lì, rispondendo per l'ennesima volta alla solita domanda dei giornalisti, la sua smentita è stata meno categorica. Quell'accenno alle «molte conversazioni» che prevede di avere con Dole ha scatenato un vespaio e ha fatto titolo sui giornali. Ci sta dunque pensando? E' ancora possibile che a un certo punto venga annunciato il suo nome nel «ticket» repubblicano che a novembre cercherà di sfrattare Bill Clinton e Albert Gore? Non c'è stato modo di approfondire, perché dopo quella risposta di Po- well ai giornalisti non è stato consentito porre altre domande. Però Warner, il «padrone di casa» che li ha zittiti, ha comunque avuto modo di lasciar cadere un altro «indizio», dicendo che i due, il vecchio senatore e l'eroe della Guerra del Golfo, insieme costituirebbero «una splendida squadra». Immediatamente sono stati consultati i collaboratori di Dole, e loro, seppure con risposte a mezza bocca, hanno in qualche modo confermato che le speranze del loro capo di coinvolgere Powell nella sua campagna contro Clinton non sono del tutto esaurite. Poi c'è stato chi si è messo ad analizzare per benino le ultime mosse di Dole e ha trovato almeno un paio di cose che sembrano fatte apposta per «compiacere» Powell, Recentemente, per esempio, il candidato repubblicano ha molto attenuato i suoi attacchi contro la «affirmative action», cioè quell'insieme di norme che dalle grandi battaglie per i diritti civili in poi ha riconosciuto ai neri alcuni privilegi nelle assunzioni e nelle iscrizioni alle università, consentendo a molti di loro di uscire dalla condanna dei ghetti ma suscitando anche un crescente malumore dei bianchi (malumore che i repubblicani stanno apertamente cavalcando). Powell, che dell'«affirmative action» è praticamente figlio, si è espresso più volte in suo favore, e anche recentemente, in un discorso, l'ha definita «ima buona cosa per l'America». E' chiaro che Dole, se davvero lo vuole con sé, deve quantomeno smetterla di tuonare contro quelle norme, anche se ovviamente non può cancellare tutto il suo passato di lotta per contrastarle. Poi, proprio pochi giorni fa, il candidato repubblicano, pur riba¬ dendo di essere contrario all'aborto, ha invitato quelli del suo partito a mostrare «tolleranza», quantomeno, nei confronti di coloro che sono a favore, e guarda caso fra questi c'è proprio Colin Powell, che non solo lo va ripetendo nei suoi discorsi ma lo ha affermato anche nel suo famoso libro che è un po' il compendio della sua «visione del mondo». Anche questa, secondo i commentatori che si sono lanciati su questa storia, sembra una specie di prova generale di ciò che dovrebbe dire Dole nel caso in cui annunciasse l'alleanza con Powell, e cioè «la pensiamo diversamente ma ci rispettiamo e tolleriamo». Naturalmente quelle mosse di Dole possono essere semplicemente il tentativo di «convergere al centro», per parare la stessa operazione che dall'altra parte sta facendo Clinton, e che non ci sia relazione con la voglia di giocare la «carta Powell». Lui, interpellato su ciò che si sono detti quando si sono incontrati alla manifestazione in appoggio di Warner, ha risposto. «Io gli ho detto "Hello" e lui mi ha risposto "Hello"». Franco Pantarelli Dopo tante secche smentite una frase sibillina «Il senatore e io dovremo parlare» A sinistra: il generale Colin Powell. A destra: il senatore repubblicano e avversario di Bill Clinton, Bob Dole

Luoghi citati: America, New York, Virginia