«Un patto sociale sui prezzi»

«Un patto sociale sui prezzi» «Un patto sociale sui prezzi» Ciampi: solo così si piega l'inflazione LA STRATEGIA DEL TESORO PROMA RODI e i suoi ministri ne sono convinti. «Per questo - annuncia il responsabile delle Finanze, Vincenzo Visco - Romano ai primi della prossima settimana convocherà Confindustria e sindacati per il primo incontro congiunto». La data? Ancora è presto, aggiunge Visco, «si tratta solo di coordinarla con gli impegni internazionali». Ma il tavolo si apre subito, questo è certo. E su quel tavolo si giocano i destini dell'esecutivo, e forse anche quelli del Paese. Gli scioperi selvaggi dei metalmeccanici anticiparono negli Anni Ottanta la fine dei governi di unità nazionale. Due scioperi generali e un profluvio di scioperi di categoria scandirono nel '92 la svolta della Finanziaria «monstre» di Giuliano Amato. Uno sciopero generale e otto di categoria accompagnarono nel '93 la manovra dell'allora premier Ciampi. Uno sciopero generale «oceanico» (quello famoso con più di tre milioni di lavoratori in tutte le piazze d'Italia) più dieci scioperi di categoria, affondarono nel '94 Berlusconi e il suo esecutivoazienda. A parte la parentesi indolore di Lamberto Dini nel '95, nell'ultimo decennio la tenuta dei governi è stata direttamente proporzionale alla pace sociale che l'ha accompagnati. Il governo dell'Ulivo non sfuggirà a questa regola. Anzi - dal momento che è chiamato a far scelte dolorose in politica economica, oltre tutto in una fase quasi recessiva - forse ne subirà ancora di più gli effetti. Perché è un governo di sinistra, e quindi è fatalmente più esposto al condizionamento del sindacato, dal quale oltre tutto ha avuto un aperto sostegno in campagna elettorale: «L'esecutivo vuol rimettere mano allo stato sociale? - ammonisce per esempio Sergio Cofferati, leader della Cgil -. Bene, sappia però che noi non accetteremo tagli alla Kohl né tasse sui deboli come quelle che fece Berlusconi. E a chi ci dice: "Ma come, farete la guerra a un governo amico?", rispondo invertendo il ragionamento: lo voglio vedere, un governo come qusto che si mette contro i lavoratori, che l'hanno votato, e che nella lotta all'inflazione hanno già dato un contributo essenziale, in termini di moderazione salariale...». Ma questo è anche il governo, appunto, dei Ciampi, degli Andreatta, cioè di quell'ala «tecnica», moderata e centrista, neo-keynesiana ma rigorista in politica economica. Che dunque, sulla via del rigore nella finanza pubblica e nell'adesione ai criteri di Maastricht, non intende far poi molti sconti a nessuno; e potrebbe alla fine risultare più incline a cogliere certe richieste degli industriali, per esempio sul fronte della riforma delle pensioni. «Prodi deve tagliare la spesa - invoca da giorni Giorgio Fossa, presidente della Confindustria -, non tiri la corda delle entrate perché si può rompere sul serio. Il Fisco, invece, deve diventare strumento di sviluppo per le aziende. Il modello resta la legge Tremonti, che ha avuto un ruolo importante per il rilancio di molte attività im- prenditoriali: oltre tutto, la perdita di gettito legata agli sgravi fiscali è stata compensata dall'aumento del reddito d'impresa e quindi dall'ampliamento della base im¬ ponibile. Noi la nostra parte sull'inflazione la stiamo facendo, ora da Prodi aspettiamo i fatti». Insomma, tra governo e parti sociali c'è oggi un og¬ gettivo e reciproco bisogno di ricercare una sponda e un consenso, come hanno dimostrato il primo vertice ProdiVeltroni-Cgil-Cisl-Uil e l'incontro della scorsa settimana tra i vertici della Confindustria e lo stato maggiore del pds guidato da Massimo D'Alema. La lunga e «stressante» stagione del risanamento fatto di lacrime e sangue, inaugurata dal governo Amato, non è ancora finita. Il problema, come hanno spiegato a Santa Margherita la lettera di Prodi e l'appello di i Visco, è quindi quello \ di raggiungere l'obiettivo spalmando i sacrifici, per renderli meno dolorosi, su tutto il corpo sociale. Ecco perché, con il convegno ligure dei giovani industriali, l'esecutivo riapre il tavolo della concertazione. Un prezioso «metodo» di governo, per Ciampi, ma dal quale discende anche una strategia che investe il «merito» della sua azione. Non a caso il superministro continua da giorni a ripescare dalla memoria quelInatto d'orgoglio» che fu possibile, con l'accordo sul costo del lavoro, in quella lontana estate del '93. Un atto nel quale il governo non fu solo arbitro, ma prima di tutto artefice. «Il 29 giugno - ricorda spesso Ciampi - andai al congresso Cisl a lanciare un appello, nel momento in cui sembrava che si fosse ormai vicini alla rottura. Il giorno dopo detti alle parti sociali il testo di un possibile accordo, che il giorno successivo due confederazioni mi restituirono, dopo avervi inserito alcune loro proposte che io giudicai incompatibili. E così, nell'ultimo incontro che avemmo con sindacati e industriali, io fui chiaro: questo è il testo dell'accordo, tenete presente che, firmato oggi, vale 100. Se lo firmassimo a settembre, varrebbe 50, o forse anche meno. Fate voi. Alla fine la firma venne, ci fu l'atto d'orgoglio che salvò il Paese, fece calare i tassi di interesse, bloccò l'inflazione». Ecco, dunque, cos'è la concertazione secondo il modello Ciampi: come è accaduto nell'accordo sul costo del lavoro, l'esecutivo fa da arbitro al tavolo con le parti sociali, ma assegnate alcune contropartite gli impone comunque una scelta. Si assume cioè la responsabilità per dirla con Amato, forse l'inventore della concertazione - di fare quel tratto di strada finale che sindacati o imprenditori, con il loro consenso, non possono fare da soli, pur sapendo che proprio quello è il tratto necessario e decisivo. Cosa questo poi significhi nella pratica, cioè nei provvedimenti concreti, Prodi e Ciampi lo diranno scoprendo le carte della manovra. Ma intanto una cosa si può azzardare fin d'ora: il nuovo patto sociale deve puntare ad abbattere l'inflazione, e questo vorrà dire due cose. La prima riguarda i sindacati: non si può abbandonare la via maestra della moderazione salariale, e questo vale per tutti i contratti e per tutti i settori. La seconda riguarda le imprese, industriali e commerciali: «Occorre applicare finalmente la seconda parte mai attuata dell'accordo del 23 luglio - è il chiodo fisso di Ciampi -, quella che prevede il monitoraggio sui prezzi». Con tanto di sanzioni per chi non rispetta i patti. Quali saranno le contropartite, lo si vedrà nei prossimi giorni. Visco, appena incassati gli applausi al convegno di Santa Margherita, è ottimista: «Se tutti gli industriali fossero come la Marcegaglia, staremmo davvero a posto...». Massimo Giannini Visco : la prossima settimana Prodi convocherà un summit tra Confindustria e sindacati livo può libera di che si riierezza». che l'Uente («è che il governo vuol prendere per «l'autogoverno dei Comuni, Province e Regioni, per semplificare norme e procedure, per rifondare l'amministrazio- A ROMA ministri nti. «Per responVincenai primi Per queste presenterà disderà una delecisi principi ele riforme tecplesse». («La d«Un pattoCiampi: solo i \ Carlo Azeglio Ciampi A destra: Romano Prodi Qui sotto: Sergio Cofferati

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