Riforme, il Polo cerca l'intesa di Alberto Rapisarda

Interno Verifica anche per Prodi nelle elezioni amministrative in 165 Comuni e nella provincia di Caserta Riforme, il Polo cerca Kintesa E per la «Padania» primo esame alle urne ROMA. In periferia guerra all'ultimo voto nelle elezioni comunali di ieri in 165 comuni. Elezioni che oggi dovrebbero farci sapere da Mantova, Pavia e Lodi che accoglienza ha avuto il Bossi paladino delle divisione dell'Italia. Mentre nei comuni pugliesi (Brindisi, Taranto) il Polo cerca la rivincita. A Roma, invece, l'aria è diversa. L'Ulivo chiede al Polo di trovare insieme l'accordo sulle riforme da fare al più presto e il Polo non chiude le porta. Anzi. E' stato proprio il Polo a farsi avanti (riforma federale ma con presidenzialismo) sabato. E ieri Gianfranco Fini, e anche Berlusconi, sono andati ancora più avanti. Magari per trovare un motivo per tenere insieme i vari pezzi del Polo che, altrimenti, finirebbero per andare ognuno per conto suo se stessero solo a fare opposizione a Prodi. «Il dialogo con l'Ulivo può anche ripartire - è il via libera di Fini - ma l'importante è che si riparta all'insegna della chierezza». Il presidente di An chiede che l'Ulivo escluda esplicitamente («è molto, molto importante») di voler fare «riforme federaliste per decreto o delega del governo». Il governo si deve anche rendere conto «che il federalismo può essere inserito nel nostro ordinamento unicamente se vi è una forte garanzia di unità dello Stato, quale il presidenzialismo». Tesi sulla quale D'Alema, per esempio, è d'accordo. Nell'Ulivo i dùbbi li hanno i popolari, che continuano ad essere contrari a qualsiasi forma di presidenzialismo intero o dimezzato. «Siamo disposti a fare il collegamento tra federalismo e forma di governo - risponde Gerardo Bianco a Fini e Berlusconi -. Siamo d'accordo che si combinino le due cose». Ma Bianco esclude che il discorso possa ripartire dal semipresidenzialismo accettato da quasi tutti prima delle elezioni. Alle preoccupazioni del Polo si è premurato di rispondere immediatamente il ministro per gli Affari regionali, Franco Bassanini. Il quale ha spiegato che il governo non si sogna di varare la riforma federale per decreto. Una cosa è la grande riforma costituzionale che va decisa in Parlamento «in un libero e aperto confronto tra tutti i gruppi parlamentari. Il governo può fare solo proposte». Altra cosa sono i prowedimenti immediati che il governo vuol prendere per «l'autogoverno dei Comuni, Province e Regioni, per semplificare norme e procedure, per rifondare l'amministrazio- ne e il sistema fiscale, per ridurre la gran massa di regole e scartoffie inutili che paralizzano le iniziative legittime dei cittadini, delle imprese e delle amministrazioni locali». Per queste riforme il governo presenterà disegni di legge e chiederà una delega, «ancorata a precisi principi e criteri direttivi per le riforme tecnicamente più complesse». («La delega in materia fi¬ scale è strumento ordinario», ha precisato il presidente dei senatori progressisti, Salvi). Del resto, rileva il ministro Bassanini, «i programmi dei due poh sostanzialmente coincidono e quindi ci aspettiamo una opposizione critica e costruttiva». E così pare che vada a finire. In questo dialogo domenicale a distanza è intervenuto prontamente Berlusconi per apprezzare, a modo suo, i chiarimenti di Bassanini. «Meno male che dopo mesi e mesi la maggioranza viene dalla mia parte accettando ciò che già proposti alla Camera il 2 agosto 1995, tra sorrisi di scherno. Sono felice che tutte le proposte fatte diventano ora un'opinione comune». Anche nella Lega si colgono disponibilità a discutere. Il sen. Pagliarini (presidente del cosiddetto governo ombra leghista) annuncia che se il governo «farà proposte giuste lo applaudiremo e voteremo a favore». Accettando, così, il confronto in Parlamento. Mentre la Pivetti prende le distanze dal secessionismo di Bossi («c'è il diritto di discuterne, come c'è il diritto di discutere di tutto») e riduce la «Padania» ad «una espressione poetica». Lei è per il federalismo. Alberto Rapisarda I leader del Polo Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Brindisi, Caserta, Italia, Lodi, Mantova, Pavia, Roma, Taranto