«Ma Rossano oggi è al lavoro»

NEL CUORE fòEl NORD-EST «Ma Rossano oggi è al lavoro» // paese più «industrioso» del mondo non protesta NEL CUORE fòEl NORD-EST ROSSANO VENETO DAL NOSTRO INVIATO Venghino, signori, venghino a vedere il paese con più fabbriche del mondo. Siamo al confine fra Vicenza e Treviso, le due motrici di quel treno che è il Nord-Est. Arrivando da Cittadella, passi davanti a un enorme sventramento della residua campagna: il cratere lunare d'una cava di ghiaia. Arrivando da Bassano, attraversi la nuova zona industriale: una fila di capannoni prefabbricati che accerchiano campetti di granoturco. Del vecchio paese sono rimaste due filande di rossi mattoni, un signorile palazzotto, l'edificio delle scuole, il monumento ai caduti, la chiesa che guarda su una piazza acciottolata, delimitata dall'edificio del patronato parrocchiale e dalla strada provinciale. Il resto è fabbriche: 900 aziende su 6500 abitanti, una ogni 7 abitanti, una ogni 2 famiglie. La più alta densità industriale non solo d'Italia bensì d'Europa. Metalmeccanica, legno, carta, filati. Un agglomerato che fa capo a una serie di aziende ai primi posti nei propri settori: dalle cinque fabbriche che dominano il mercato delle selle da bici (trenta milioni di sellini l'anno) alla Cartiera Favini, duecento dipendenti, specializzata nella produzione di carta con alghe della laguna veneta. E dietro di loro le microaziende dell'indotto. «La gente la poi morire in pase - dice il vigile Angelo Marchetti -: ghe pensemo noialtri a metterla nela cassettina», perché uno dei vanti è la fabbrica di cofani da morto di Giorgio Stragliotto, fondata cinquant'anni fa dal nonno. Ma questa potenza produttiva è custodita in un corpo deforme: è un brutto paese, compresso com'è da capannoni e prefabbricati. Il modello veneto, la provincia veneta, non dovrebbero essere il posto dove l'industria è bella? Dove lo sviluppo è avvenuto in armonia con le necessità del territorio? Perché è la società ad aver partorito la crescita economica, come una buona e saggia madre, mentre nelle grandi concentrazioni industriali è stata l'impresa a generare la società. Ma con una unità produttiva ogni sette abitanti tutto si sfalda: anche qui il cemento armato copre il verde, la società è inghiottita dall'espansione che ha creato, pesanti tir ingombrano le strette strade dell'antico reticolo romano. E' stato il giornalista Gian Antonio Stella nel recente libro Schei (Baldini & Castoldi) a battezzare Rossano «il paese con più fabbriche del mondo». Letto il capitolo, «mamma mia, che disastro» ha detto un assessore, perché questa capitale del Nord-Est non ci fa una bella figura. Naturalmente, qui non vedi periferie degradate. Perché qui c'è la ricchezza, una ricchezza legittimata dal «valore lavoro». Regolare, irregolare, con le ore straordinarie, saltando le ferie, in famiglia, in proprio, in nero, a domicilio, comunque lavoro Anche straniero: da parte d'un centinaio di immigrati extracomunitari. Ma basta il lavoro? «L'antifona è quella, niente da fare, l'antifona è quella - dice l'arciprete don Sergio Martello, salutando i fedeli che escono dalla chiesa per partecipare alla festa patronale della famiglia -. Però se c'è una tradizione non si può dire: buttiamola via. Bisogna anche tenerla in conto: se uno corre forte, avrà anche dei difetti, ma intanto corre, no?». Basta lo sviluppo? «Io penso di no. Potevamo avere uno sviluppo in armonia col territorio - dice l'ingegner Giorgio Stragliotto, ti¬ tolare d'una fabbrica di cofani da morto fra le prime cinque della graduatoria nazionale -, ma vent'anni fa si è fatta una scelta in direzione opposta: crescita senza nessun ordine. L'ambiente non è stato assolutamente salvaguardato». Adesso le contraddizioni vengono fuori. Vedi il caso di traliccio selvaggio. A cento metri dalla chiesa e dalla piazza, in mezzo a casette col prato all'inglese (ma c'è sempre anche qualche capannone), è iniziata la posa d'un traliccio Telecom, altezza 35 metri, per garantire la copertura ai telefonini cellulari. Proteste, sit-in, venerdì fiaccolata, cartelli sulla strada: «Aiutateci!», «Salvateci!», «Fuori il traliccio», «Traliccio selvaggio». Contro il mostro sono state raccol- te 1600 firme (su 2100 famiglie). Il sindaco è sotto accusa. C'è stata un'interrogazione parlamentare. La Regione Veneto, responsabile dei problemi di impatto tecnologico, ha proposto di farlo grigio: darà meno nell'occhio. Dopodiché Telecom ha prodotto richieste della popolazione locale, con novecento firme, per migliorare il segnale dei telefonini, che tutti gli imprenditori usano (ma anche una casa di cura, per tenere i contatti coi pazienti). Però questo pozzo di San Patrizio, che ingoia lavoro e restituisce soldi, conserva un senso invincibile della comunità, magari deformato, magari irrazionale, abbarbicato all'idea che «qui si sta meglio», come mi dicono i giovani che incontro sulla piazza fuori della Birreria Monaco, loro principale luogo di aggregazione, studenti e operai insieme, la Bmw vicino al motorino. ((Andare via dopo la laurea? Neanche per sogno - dice Andrea Gastaldella, studente di ingegneria a Padova -. Se metti su uno studio di ingegneria edile qui trovi sempre da fare». La grande azienda? Milano, Torino, Francoforte, gli States? «Sì, sì, magari puoi fare carriera - risponde Davide Pegoraro, anch'egli futuro ingegnere -, ma io voglio mettermi fa proprio, gestire una piccola attività». Di generazione in generazione, dai padri artigiani ai figli laureandi si riproduce il mito del «no star soto paròn», vera molla del modello veneto. E oggi? Quanti imprenditori del «paese con più fabbriche del mondo» parteciperanno alla manifestazione di protesta organizzata a Mestre dalla Life? «Io no di sicuro - risponde Stragliotto - perché sono a favore della legalità». Ma non c'è, da voi, un'insofferenza fiscale? «Sì, c'è, ma ci sono anche tante irregolarità. Vedo miei dipendenti andati regolarmente in pensione lavorare tranquillamente altrove. Vedo miei ex operai andare fa altre fabbriche per mille lire in più all'ora, pagate fa nero». Insomma da Rossano partiranno o no i pullman per Mestre? «No, no. A Rossano saranno tutti fa fabbrica, perché è lunedì. E il lunedì si lavora». Alberto Papuzzi 900 aziende su 6500 abitanti, la più alta densità d'Europa «Noi non andiamo a Mestre, siamo per la legalità» to llo hi to. ma, ma: Finti he aan ci oelex Liat- In alto: Fabio Padovan guida una manifestazione anti-fisco della Life

Persone citate: Alberto Papuzzi, Andrea Gastaldella, Angelo Marchetti, Baldini, Castoldi, Davide Pegoraro, Fabio Padovan, Gian Antonio Stella, Giorgio Stragliotto, Sergio Martello