Anti-fisco è il giorno dei pasdaran di Ugo Bertone

a Mestre grande manifestazione davanti alla Guardia di finanza. Poi tutti al Palatenda di Brescia a Mestre grande manifestazione davanti alla Guardia di finanza. Poi tutti al Palatenda di Brescia Anti-fisco, è il giorno dei pasdaran Oggi il leader della Life sarà interrogato dalla Digos MESTRE DAL NOSTRO INVIATO A Mestre, a Mestre, senza esitazioni perché a noi «non ci ferma nemmeno la Digos. Chiaro?». Chiaro, signor Diego Cancian, artigiano da San Dona di Piave, presidente regionale della Life-Veneto, quelli delle ronde contro le Fiamme Gialle, delle campane suonate a raccolta contro gli ispettori, i pasdaran della rivolta fiscale, insomma. Oggi, è il gran giorno della protesta, quella che il signor Cancian ha organizzato con gran cura in queste settimane: tutti assieme, artigiani, commercianti e piccoli imprenditori a manifestare a Mestre da piazza Barche fino a via Andrea Costa, davanti alla sede dell'odiato nucleo operativo della polizia tributaria del Veneto. Niente scontri, per carità, il programma prevede addirittura un pubblico dibattito con il comandante Petrassi, quello che Visco ha voluto ricevere pochi giorni dopo il suo insediamento. Una protesta pacifica, insomma, anche se quelli della Life hanno imparato fa fretta l'arte di far notizia: i sit-in davanti alle auto della Finanza, le manette ai polsi davanti agli uffici di Inps e Inail. Chissà che succederà stamane... E quanti sarete? «Non lo so - risponde Cancian - a centinaia, forse mille. Ma non ci sarà Padovani». Come, diserta proprio lui, Fabio Padovan da Castelfranco Veneto, imprenditore, ex deputato della Lega, l'anima del Life? «Nooo - è la replica - ma stamat- tina alle nove e mezzo Padovan deve essere interrogato come persona informata dei fatti. Lo ha chiamato ieri sera la Digos. Una combinazione, vero?». E di quali fatti? «Lo vogliono interrogare sulle ronde fiscali, sull'autodifesa dei contribuenti. Ma noi in piazza ci andiamo lo stesso. E alla sera tutti a Brescia a incontrare gli amici di tutt'Italia...». Già, comincia così, con la prima reazione energica dello Stato l'ennesima settimana calda sul fronte del fisco, dei pasdaran della Life, l'ala estrema della rivolta contro lo Stato esattore. La protesta fiscale, insomma, diventa materia di procure della Repubblica, di indagine contro ignoti fin troppo facilmente rintracciabili dopo i proclami delle ultime settimane. Basta leggere il volantino distribuito ai commercianti di Treviso dalla Life locale: «E' necessario togliere ogni drbbio sull'integrità di chi controlla l'evasione in Italia. Troppi appartenenti alle Fiamme Gialle sono stati coinvolti in fatti di corruzione o concussione. E' indispensabile un capillare controllo fiscale dei finanzieri...». Facile capire che sortite del genere non favoriscano il dialogo. «Ma noi - commenta Cancian - siamo stanchi di sentirci inquisire, di farci trattare da pecore nere da gente che non è poi così candida...». Il clima è sempre lo stesso, insomma... «E resterà tale finché quelli faranno i blitz con i mitra in pugno. Certo, fa queste settimane stanno più tranquilli, hanno paura della pubblicità. Ma prima o poi ripartiran¬ no. E noi saremo pronti». La temperatura sale ancora, quindi, e non solo nel Nord-Est. «In queste settimane - spiega Cancian - sono arrivate valanghe di fax e telefonate. Un po' da tutt'Italia. Abbiamo creato 40 sezioni. Ci vediamo in serata a Brescia. Dovevamo essere un centinaio, adesso aspettiamo quasi mille persone. Abbiamo dovuto affittare il Palatenda». Ma quanti vi hanno scritto? «Circa 70 mila, ma non abbiamo iscritto tutti...». Perché? Fabio Padovan, il grande artefice della protesta spiega: «C'è il problema degli infiltrati: parolai, trombati dalla politica, sezioni nel Sud messe assieme dai camorristi. Noi vogliamo solo gente che lavora, che ha un'impresa, che sia spinta da un ideale». Quale ideale? Che cosa spinge alla guerra contro le Fiamme Gialle questo ex deputato del Carroccio che il direttore dei commercianti di Treviso, altro bastione della protesta, ama definire «una scheggia impazzita del Carroccio»? «La voglia di giustizia. E non mi parli più della Lega. Certo, ci sono alcuni deputati vicini a noi e prima del voto Bossi mi aveva cercato: Fabio, dammi una mano. Ma...» Ma? «Ma io ormai sono lontano dai partiti, da tutti. Capisco Bossi che mette fa guardia contro di noi. Lui ha un obiettivo etnico, la secessione. Noi abbiamo un progetto che riguarda tutti. Guardi, mi arrivano tanti bonifici dal Sud. Roba da mezzo milione, gente che mi manda più della quota nifaima di iscrizione, 150 mila lire...». Adesso per Padovan («un contribuente modello che paga fino all'ultima lira», assicura il suo commercialista Fabio Sforza) suona l'ora del confronto duro con gli organi dello Stato, procure della Repubblica fa testa. Per ora è solo persona informata dei fatti («così lo possono interrogare senza avvocato», commenta Cancian), ma non è difficile pensare che la battaglia, se la protesta non rientrerà fa binari più rispettosi della legalità, assumerà toni aspri. Ma Padovan sembra deciso. Lui, del resto, è uno che pensa fa grande: ha scritto a Poujade, leader della rivolta degli artigiani francesi, e alla Thatcher «perchè ha caldeggiato la rivoluzione liberista. Eppoi, è figlia di un droghiere». Ugo Bertone