L'anziano Pulcinella alla ricerca d'una strada per arrivare in tv di Masolino D'amico
L'anziano Pulcinella alla ricerca d'una strada per arrivare in tv TEATRO & TEATRO L'anziano Pulcinella alla ricerca d'una strada per arrivare in tv N breve ciclo di commedie su Rai Due consente di tornare sull'annoso finto problema: si può fare il teatro in tv? Proviamo a rispondere una volta per tutte, cominciando dal confutare energicamente un altro venerabile luogo comune, secondo cui la tv dovrebbe ospitare solo quello che sarebbe «televisivo» per definizione (Baudo e non Prodi). La televisione è un mezzo e non un fine; è un recipiente e non un contenuto; è, come diceva Eduardo, un elettrodomestico. Non si guarda «la televisione», come non si guarda il frigidaire (invece si può andare a teatro, al cinema, a una mostra, alla cieca, tanto per tenersi al corrente sulla piega che stanno prendendo queste importanti e significative forme artistiche); conta quello che c'è dentro. E dentro ci deve essere tutto. Esistono anche i giornali che pubblicano solo notizie «giornalistiche» («Novella duemila»); ma un giornale non settoriale non si pone limiti, e quindi parla anche di teatro, o di botanica, o di filosofia del linguaggio. Dopodiché, certo che non si può fare il teatro in tv, se si pensa così di dare al pubblico un equivalente preciso dell'esperienza teatrale; così come non si possono vedere quadri in tv, né sentire musica come dal vivo, e nemmeno, tenetevi forte, vedere veramente dei film, o provare la stessa emozione che allo stadio. Ma la tv può e deve riferire su tutte queste cose e anche altre; e facendolo è in 1 condizione di dare un contriI buto interessante dal punto di vista documentario, anche grazie alla sua tecnologia, che consente di sviscerare l'attimo fuggente. Ne consegue che il teatro in tv è valido in primo luogo come testimonianza e archiviazione di un dato avvenimento teatrale. Ci siamo persi la prima delle «Baruffe chiozzotte» dirette da Strehler, ma siamo contenti della possibilità di consultare una ripresa televisiva dell'avvenimento. C'è poi un secondo modo di fare teatro in tv, più ambiguo ma pur sempre rispettabile: ossia prendendo un testo nato per il teatro e adattandolo alla ricerca di una via di mezzo, ossia per esempio restando circoscritti in uno studio, senza sconfinare in un realismo di tipo cinematografico. Qui non esistono formule ma valgono le soluzioni sporadiche; quelle convincenti sono rare. Pulcinella di Manlio Santanelli, da un'idea di Roberto Rossellini, con cui si è inaugurata la minirassegna in questione, è più vicino al secondo che al primo modo, essendo la ripresa televisiva di uno spettacolo di Maurizio Scaparro vecchio di qualche anno - quindi, una ricostruzione in vitro. La pièce nasce dal didatticismo rosselliniano - nel Seicento, un anziano pulcinella trasmette il suo mestiere a dei giovani entusiasti, i quali portano la famosa maschera a Parigi e riescono a imporre la sua semplicità popolaresca alla corte del Re Sole ma si perde per strada con dialoghi convenzionali e caratterizzazioni scontate, benché tre o quattro numeri classici, soprattutto canori, lascino il segno grazie all'energia di Massimo Ranieri. Restando fedele al suo stile perfino esasperantemente casto e scabro, Scaparro mette in buon rilievo i momenti migliori, quasi tutti nella prima parte e legati all'espressività di quella lingua meravigliosa; e la scena vuotissima di Emanuele Luzzati ogni tanto impone un certo rispetto. Modesta peraltro la compagnia, in cui spicca il solo protagonista. Non molto più grande di uno schermo televisivo era intanto, alla Sala Casella di Roma, lo spazio dove un gruppo di Venezia dal nome lunghissimo - Gran Teatrino di Marionette La Fede delle Femmine - allestiva con miniscenografie inventivamente illuminate una novità, Kappa 446 - Eine Ideine Guggenheimmusik omaggi a quadri famosi su musica inedita di Mozart rielaborata da Marcello Panni - e un suo cavallo di battaglia, Sankt-Schreber-Passion IV, per 70 eleganti minuti complessivi, proponibili per disintossicare dal tubo catodico una quarantina di persone alla volta. Masolino d'Amico ico
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