Tronchetti «Troppi tabù sulla strada del rigore»

Tronchetti: «Troppi tabù sulla strada del rigore» Tronchetti: «Troppi tabù sulla strada del rigore» IL MINISTRO E L'INDUSTRIALI SS. MARGHERITA IAMO proprio come negli Anni Cinquanta» comincia Marco Tronchetti Provera. Poi fa una pausa e spiega: «Oggi come allora c'è la necessità di ricostruire molte cose, e per prima la fiducia dei cittadini nello Stato; oggi come allora il Paese si trova a fronteggiare delle gravi difficoltà finanziarie. Si pone quindi la necessità di elaborare un progetto in cui i cittadini possano credere, così come è stato fatto negli Anni Cinquanta». In che modo? «Con azioni di governo che forniscano una indicazione chiara sul cammino da compiere - risponde il neopresidente della Pirelli - che facciano sentire tutte le componenti sociali parte della ricostruzione del Paese». Sin qui le analogie fra questi diffìcili anni di fine millennio e quelli durissimi dell'immediato dopoguerra. Per le differenze ci vuole qualche parola in più. «In primo luogo, non ci sarà un nuovo piano Marshall - afferma Tronchetti - nessuno verrà a finanziarci, dovremo far da soli. L'altra cosa è che la classe politica è diversa, non ha ancora dimostrato di avere un chiaro concetto di come trattare col mercato». Proprio su questo, il manager confessa di non aver trovato «rassicuranti» alcuni dei primi passi di questa nuova legislatura. Un esempio è la designazione di esponenti di Rifondazione al vertice delle Commissioni industria del Parlamento: come non temere il primato di una cultura statalista su quella del libero mercato? E' solo un passaggio e Tronchetti non drammatizza. «Le aspettative sono positive perché l'opportunità di avere un periodo di stabilità è reale e le persone di qualità al governo ci sono. Però si vedono anche dei seI gnali che fanno riflettere, come il considerare che certe poste - come le pensioni, la previdenza e la sanità non possano essere toccate. Si sono messi hi evidenza alcuni contrasti all'interno di una compagine governativa che, invece, dovrebbe essere molto compatta nelle sue scelto. Questo è importante se si vuole dare il senso della necessità di coesione. Siamo comunque all'inizio di una fase di governo e quindi spero che si tratti di passaggi occasionali». Arriva il tavolo per l'occupazione. Dove partirebbe? «Ci sono due punti molto evidenti. Occorre favorire la nascita di nuove imprese e la flessibilità del lavoro. Penso che il sindacato sia pronto a trattare su questi temi, anche perché esistono i margini per una più completa applicazione dell'accordo del '93. Non c'è bisogno di interventi legislativi, bastano i patti siglati tre anni fa, è sufficiente far riferimento a quelle parti che già prevedono strumenti di flessibilizzazione smora non attuati». Come giudica l'ondata di protesta scatenata dal Nord Est? «La cosiddetta rivolta fiscale è stata un fenomeno marginale. Il problema è più grande, non riguarda solo il Nord Est. Dobbiamo fare i conti con un disagio dei cittadini nei confronti dello Stato che ha trovato forme di protesta più organizzate in un'area del Paese. Ma se si prendono i giusti provvedimenti, si può correggere la situazione e ritrovare la coesione». Nascerà la Padania? «Non credo alla Padania. Il pericolo è piuttosto il ritorno ad una concezione egoistica fondata sulla tutela degli interessi di determinati aree o gruppi, siano essi parti sociali o componenti più o meno or•flllll^ ganizzate della popolazione. Sarebbe un fatto molto grave dagli effetti fortemente negativi. E' per questo che auspico un'azione credibile e trasparente del governo che possa riconciliare la gente con lo Stato». Come giudica il federalismo? «Mi pare un termine inquietante. Nel breve termine può rappresentare una ricerca di consenso; nel lungo, potrebbe essere una fonte di inefficienza. E' la medesima logica che porta le imprese a creare sovrastrutture per risolvere i problemi. La stessa che ha condotto le Regioni all'aumento della spesa». E' un caso che proprio ora Bankitalia sia scesa in campo contro gli industriali? «Il governatore ha sottolineato molti aspetti della nostra economia. Ed io credo sia necessario sgombrare il campo dalle strumentalizzazioni, perché non c'è più spazio per la demagogia. La sua è stata una buona relazione. La parte relativa ai profitti delle aziende è forse figlia di un rapporto fra industriali e Bankitalia che deve essere migliorato». Intanto i tassi restano alti e la lira preoccupa le imprese... «Il punto di equilibrio per la nostra moneta può essere raggiunto se il governo saprà dare un segnale di concretezza ai mercati in modo da facilitare la discesa dei tassi. Con un progetto di politica economica capace di convincere i mercati, l'inflazione potrà diminuire, i tassi scenderanno e la moneta sarà stabile». Marco Zatterin «La concertazione e due anni di sforzi potranno evitarci manovre punitive» «Vi sono pericolosi segnali di contrasto nel governo. Serve compattezza» ne smora nonCome giudsta scaten«La cosiddettun fenomeno è più grandeNord Est. Dobun disagio dedello Stato chprotesta più del Paese. Maprovvedimensituazione e rNascerà la«Non credo aè piuttosto ilzione egoistidegli interess•flllll^ Il ministro delle Finanze Vincenzo Visco (a sinistra) A destra Marco Tronchetti Provera presidente Pirelli

Persone citate: Marco Tronchetti Provera, Marco Zatterin, Vincenzo Visco