«Patto con industria e sindacato» di Valeria Sacchi

m Il leader degli imprenditori a s. Margherita: nell'emergenza bisogna lavorare anche il sabato e la domenica «Patto con industria e sindacato» Appello di Prodi. Fossa: più fatti meno parole S. MARGHERITA LIGURE DAL NOSTRO INVIATO Romano Prodi a Santa Margherita non arriva «per inderogabili impegni connessi all'azione di governo», ma manda una lettera alla presidentessa Emma Marcegaglia chiedendo collaborazione agli industriali «per raggiungere gli obiettivi prefissati per i quali necessita l'accordo con le varie realtà individuah e collettive di tutto il Paese». Prodi precisa anche che le tematiche del convegno dei Giovani Imprenditori sono in perfetta sintonia con le dichiarazioni programmatiche del governo, assicura un nuovo impulso all'economia di mercato con regole trasparenti, la riduzione delle leggi e la semplificazione amministrativa, promette la riforma del mercato del lavoro e delle strutture finanziarie, stabilità e rilancio per «entrare a pieno titolo in Europa». I Giovani non nascondono una certa delusione, rfta una risposta arriva da Giorgio Fossa: la Confindustria accoglie l'invito del governo per un «tavolo di concertazione» con le altre controparti e per disegnare assieme una strada di sviluppo per il Paese, «ma bisogna fare presto a passare dalle parole ai fatti». «Nei momenti di emergenza si lavora anche di sabato e di domeni¬ ca», dice Fossa indicando quali sono le priorità per riagganciare l'Europa: 1) «privatizzare e liberalizzare tutti i settori ancora in mano allo Stato, a cominciare dalle banche, dai pubblici servizi e dai beni immobili»; 2) riequilibrare «il finanziamento dello Stato e quello delle attività produttive», con una riforma fiscale orientata allo sviluppo; 3) incentivare la «mobilità e la flessibilità», perché non è «tollerabile che solo il 20% dei disoccupati ufficiali si dichiari disposto ad accettare un lavoro ovunque in Italia e più di un milione siano disposti a lavorare solo nel comune di residenza». Ultimo punto: agire sul sistema di «protezioni sociali, spesso corporative» che divide sempre più il Paese tra i supergarantiti e chi invece di garanzie è privo. Fossa sintetizza bene alla fine la richiesta che sale dai malumori del Nord-Est e degli imprenditori presenti in sala: «Sburocratizzazione: è questa la parola d'ordine, ed è una parte importante del federalismo». Insomma, en attendant che si realizzi il sogno confederale, cominciamo dalle riforme possibili. «Alla parola federalismo - fa eco Sergio D'Antoni - aggiungo due aggettivi, deve essere possibile e solidale, altrimenti servirà solo ad illuderci su cose che non avremo mai. Significa avvicinare i centri di spesa e di entrata, introducendo forti controlli e trasparenza. Potete prendere ad esempio il nostro modello contrattuale, che distingue le materie del contratto nazionale da quello della contrattazione collettiva». Immediatamente dopo D'Antoni rilancia «un nuovo tavolo di concertazione, un nuovo patto per il lavoro che consenta di contenere quest'anno l'inflazione al 3% e di farla scendere nel 1997 al 2%» perché «la politica può vincere solo se l'inflazione reale sta nell'inflazione programmata. Unica strada per rilanciare domanda ed occupazione». Insomma, man mano che il dibattito va avanti e accende qua e là fuochi di polemica (sul monito di Fazio agli imprenditori, sui monopoli pubblici e privati), il senso della realtà prende il sopravvento. Il sindaco di Napoli Antonio Bassolino porta spunti di cose semplici e facili che è possibile realizzare subito, come limitare i controlli sui Comuni al minimo ossia al bilancio e poco più, come eliminare i costi della certificazione antimafia, come lasciar libere le amministrazioni in pareggio di decidere le proprie strategie. Il presidente di Bnl, Mario Sarchielli, ricorda Ir perniciose conseguenze della riforma Stammati che, negli Anni Settanta, aveva accentrato tutta la raccolta impositiva nelle mani dello Stato, e invoca una nuova «concorrenza fiscale», l'ex ministro delle Finanze Giulio Tremonti si scaglia contro la minacciata Ipar, tassa sul valore aggiunto della produzione, il presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo lamenta in genere le inefficienze delle macchine regionali legate anche a scarsa cultura europea. Mentre Edi Snaidero chiede almeno che, come av¬ viene in Germania dove lui da anni produce, «lo Stato rispetti il cittadino, se vuole essere a sua volta rispettato». L'ultimo giro di opinioni è brevissimo, la domanda è: cosa dovrebbe fare, subito, il presidente del Consiglio Prodi? Le risposte riassumono i nodi centrali: non fare più leggi, anzi cancellare molte di quelle esistenti; rifinanziare gli incentivi per i giovani imprenditori del Mezzogiorno; riprendere subito la concertazione tra governo, imprenditori e enti locali; far uscire lo Stato dall'economia in tempi stretti a cominciare dal settore delle banche, cosicché lo Stato torni a fare il suo vero mestiere, che è quello di occuparsi dei cittadini; concordare il decentramento delle funzioni e far ripartire i lavori pubblici; abolire il collocamento pubblico. Valeria Sacchi m Giorgio Fossa presidente della Confindustria

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