Veltroni non uccidiamo l'Ulivo

Interno Il dibattito con D'Alema sulla casa comune per la sinistra italiana Veltroni: non uccidiamo l'Ulivo // vice premier avverte: sarebbe come il suicidio del pds Dall'esito della polemica dipende il futuro dell'esecutivo ROMA. «L'omicidio dell'Ulivo sarebbe anche il suicidio per il pds» avverte Walter Veltroni commemorando Enrico Berlinguer, a Padova. «Si è aperto uno strano dibattito che mette in contrapposizione il soggetto partito e il soggetto Ulivo Attenti, perché finiamo col farci del male da soli». E' cominciato, di fatto, il congresso del pds. Perché il discorso del vicepresidente del Consiglio è una evidente relazione congressuale, che prende posizione contro la trasformazione del pds in una «casa comune della sinistra italiana». Troppo poco. Per Veltroni non bisogna guardare indietro (alla riunificazione della sinistra divisa dal 1921) ma verso il 2000. E così, nel giro di poche ore, si è avviato il percorso che dovrà far capire, alla fine, cosa è il pds (partito organizzato o partito «leggero», della sinistra moderata o più aperto?) e cosa può essere, di conseguenza, l'Ulivo (solo una alleanza-coordinamento di partiti o un movimento politico?). Mentre l'opposizione non esce ancora dal letargo, nella maggioranza si è già aperta, in una grande agitazione, la partita che potrà decidere anche del destino del governo. Ha aperto i giochi Romano Prodi che venerdì ha inviato ai suoi club una lettera per invitarli ad organizzarsi in «movimento dell'Ulivo» da considerare come «rappresentazione dell'intera coalizione». Un passo che ha messo in allarme i due partiti che sono le vere gambe organizzate dell'Ulivo: pds e popolari. Quella volontà di rappresentare tutti proprio non l'hanno digerita. Così, per conto di D'Alema, Pietro Folena esprime una incredulità che equivale ad uno stop: «Son convinto che né i comitati per l'Ulivo né Prodi hanno l'obbiettivo di creaie il partito democratico. Nessuno è così velleitario». E, sullo stesso tono, il segretario del partito popolare, Gerardo Bianco, fa il suo esorcismo del temuto progetto: «Il «La Quercvivo e dinNon può di essere partito democratico non esiste. I comitati dell'Ulivo avranno un compito di riflessione e di elaborazione, il tutto nel dovuto rispetto del ruolo dei partiti». La contromossa di D'Alema è arrivata, però, con un'intervista del coordinatore della segreteria del pds, Marco Minniti. Il quale, sul Corriere della Sera di ieri, ha chiesto al socialista Amato di collaborare alla pari col pds per far nascere insieme una» nuova forza che unisca la sinistra di governo. Mossa obbligata quella di D'Alema. Aprire a «destra» verso gli orfani dell'ex psi e verso sinistra verso i fratelli separati dell'ex pei. Questi ultimi gli hanno già risposto: no, grazie. Precisando, però, come fa Marco Rizzo, coordinatore della segreteria di Rifondazione comunista, che «tifiamo per D'Alema». Il discorso con Amato, invece, potrebbe diventar concreto, visto che anche lui pensa a percorsi simili. L'intervento di Veltroni (lo ha fatto alle 10,30 di ieri) è la terza mossa importante nel centro-sinistra, in poche ore, logica conseguenza della mossa di Prodi e di quella di Menniti (D'Alema). Il vi¬ cepresidente del Consiglio si piazza a mezza strada tra i due progetti (pds-partito socialdemocratico europeo, Ulivo-movimento politico) e tenta di tenere insieme gh' uni e gli altri prima che il confronto diventi uno scontro autolesionista per l'intera alleanza. Per far questo Veltroni esclude che possa nascere, per ora, il partito democratico («oggi questa prospettiva non mi interessa»). Ma, nel frattempo, il pds non deve «rinchiudersi nel fortilizio di una forza socialdemocratica» (D'Alema, tuttavia, in direzione ha escluso di puntare a un partito socialdemocratico). Il pds deve essere «un soggetto vivo e dinamico. Non può pensare di aver raggiunto il capolinea». E, comunque, niente inviti a tornare a casa ai comunisti irriducibili usciti nel 1989. Il gran gioco è cominciato e non si può prevedere come potrà concludersi al congresso d'autunno del pds. «Il fatto che l'Ulivo è al governo può mettere in difficoltà l'ipotesi di D'Alema», sosteneva il portavoce di Rifondazione. Alberto Rapisarda «La Quercia è soggetto vivo e dinamico Non può pensare di essere al capolinea» Il FEDERALISMO ALLA PRODI PACCHETTO D'EMERGENZE 1] Drastica riduzione del controllo sugli atti amministrativi di Comuni, Province, Regioni 2] Trasformazione dei segretari comunali e provinciali in organismi fiduciari degli enti locali 3] Istituzione dello «Sportello unico» della Pubblica Amministrazione (un unico ufficio dove sia possibile richiedere al tempo stesso certificati, autorizzazioni, ecc.) 4] Federalismo fiscale. Maggiore autonomia cooperativa da parte degli enti locali RIFORMA COSTITUZIONALE Trasformazione Stato Federale. dell'Italia in uno 1] Lo Stato mantiene il controllo su: a) politica estera; b) difesa; c) ordine pubblico; d) politica monetaria 2] Regioni, Comuni e province hanno competenza su tutto il resto. ia è soggetto amico pensare al capolinea» Sopra: Walter Veltroni alla commemorazione di Enrico Berlinguer A sinistra: Franco Bassanini Sopra: Romano Prodi Sopra: Walter Veltroni alla commemorazione di Enrico Berlinguer

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