I Giovani «bocciano» Bossi di Valeria Sacchi

Ma non credono che l'Italia entrerà in Europa nei tempi previsti Ma non credono che l'Italia entrerà in Europa nei tempi previsti I Giovani «bocciano» Bossi Confindustria a consulto S. MARGHERITA LIGURE DAL NOSTRO INVIATO Globalizzazione ed Europa, territorialità e federalismo. Cosa significano e come affrontarli. Ricette, timori, rimedi. Di questo e di altro si discute a Santa Margherita, al convegno annuale dei Giovani imprenditori. Giovani e vigili. In un sondaggio improvvisato nella tavola rotonda finale, alla domanda «Avete paura della secessione di Bossi, pensate che si possa realizzare?». «No», risponde il 90% per alzata di mano. E ancora: «Ce la farà Prodi a portare l'Italia in Europa nei tempi previsti da Maastricht?». Il 60% delle mani alzate crede che «non ce la farà». Dopo anni di docce fredde, i Giovani sembrano aver imparato la lezione della prudenza, non ci sono più cambiali in bianco per i politici. «Non credo che Bossi farà la secessione, ma non credo nemmeno che lo voglia», commenta Emma Marcegaglia, neopresidente dei Giovani che poco prima, in quello che in certo senso era stato il suo discorso di investitura, aveva chiesto con forza «di far ripartire la politica». «Siamo reduci da quattro anni tormentati di vita politica, nei quali l'economia si è "arrangiata"» è la tesi della dinamica imprenditrice di Gazzoldo degli Ippoliti. ((Adesso si è aperto un altro capitolo... speriamo di non dover assistere alla stessa confusione, alla stessa inconcludenza che hanno finora dato origine a governi di breve momento, e ad una progressiva eclissi della politica nella vita del Paese. Noi vogliamo che finalmente in Italia riparta la politica. Non quella urlata, populista e demagogica, ma quella vera, in grado di fare sintesi ragionate di esigenze e interessi». Il vorticoso processo verso l'Europa fa saltare certezze e miti, mentre mercato e imprese «si infrangono contro gli scogli della globalizzazione». Diviene più forte il senso «di appartenenza alle singole comunità locali, ciò non va condannato ma capito». Si tratta di un'esigenza che, afferma la presidentessa, «deve trovare un'immediata risposta politica attraverso la realizzazione di un federalismo vero e in particolare di un federalismo fiscale, che non sia però un aggravio di tasse per persone e imprese». Si impone la riforma della pubblica amministrazione, ci vuole un fisco semplice e efficiente che si organizzi su precise priorità: disboscamento della selva dei tributi, introduzione del conto corrente per la compensazione effettiva delle posizioni debitorie e creditorie, giusta gestione dei rimborsi Iva, lotta all'evasione ma anche abolizione dei regimi agevolati, trattamento differenziato del reddito reinvestito, distribuito e delle plusvalenze, meccanismi automatici di controllo e carta dei diritto dei contribuenti. Sì al federalismo dunque, no alla «secessione». Ma, e il tasto viene ripetuto più volte, no «ad aggravi di tasse». Sì, invece, ai «tagli ai privilegi, guerra incalzante ed estenuante agli sprechi in un quadro nel quale il mercato deve esse¬ re il riferimento di base». E qui gli applausi interrompono la giovane Emma. «Sprechi, privilegi, tasse e mercati» sono parole magiche, frecce infallibili per cuori imprenditoriali. Alla presidentessa risponde il neoministro all'Industria Pierluigi Bersani. Poi, in teleconferenza, appare il Grande Fratello Bill Gates, per spiegare che, ormai, nessuno sarà più solo perché «c'è questa cosa fantastica che si chiama Internet», il supercollante mondiale. Fuori splende il sole, ma i Giovani sono diligenti, seguono attenti gli interventi di Stefano Micossi, Francesco Chirichigno, Claudio Demattè e Luciano Gallino che discutono gli «effetti del cambiamento». Valeria Sacchi Emma Marcegaglia

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