La rabbia femminile è un thriller erotico

IL CASO. Un libro «estremo» dà scandalo in Americo IL CASO. Un libro «estremo» dà scandalo in Americo La rabbia femminile è un thriller erotic EUSANNA Moore è una donna di 50 anni, bella, sofisticata e colta, che dice: «Non mi vergogno della mia rabbia, è ciò che mi dà la forza di alzarmi la mattina». Questa rabbia l'ha covata fin da quando aveva 12 anni e la madre morì in circostanze mai chiarite, forse suicida. Un evento che ha lasciato una scia nera su tutta l'esistenza della figlia. Nelle numerose interviste rilasciate in questi giorni da Susanna Moore, la frase più ricorrente, usata con sottile ironia, quando questa bellissima donna descrive se stessa nell'atto di sedurre, è «la vita che trionfa sulla morte». Come se vivere fosse la posta in palio a un gioco d'azzardo. Come se accettare la corte degli uomini, flirtare e darsi agli altri fosse un rischio assoluto, da cui è assai improbabile uscire senza essere «fatte a pezzi». E' quello che succede a una donna con i capelli rossi proprio all'inizio del libro di Susanna Moore che è il caso letterario più arroventato, negli Stati Uniti, di questa stagione editoriale (in Inghilterra lo ha pubblicato Picador). Alcuni critici l'hanno definito ripugnante, altri gli hanno rimproverato un nichilismo eccessivamente elegante, altri ancora l'hanno trovato ipnotico, profondamente disturbante e bellissimo. Di certo è un thriller erotico ad altissima tensione morale. Poche ore prima di essere trovata morta e «fatta a pezzi», quella donna dai capelli rossi è sorpresa mentre faceva una fellatio a un uomo con tre spade tatuate su un braccio. Il viso dell'uomo, nel retro di un bar frequentato da poliziotti, era in ombra, dall'angolo di visuale della protagonista, Frannie, una linguista che apprezza il sesso, e che lo descrive con grande minuzia grafica, e studia con passione le sfumature dello slang. Un buon pretesto per Susanna Moore per giocare con le parole, e chiamare il suo libro In the cut: che vuol dire «nella ferita», ma a New York vuol dire anche «in un luogo sicuro», e allude a In the cunt, «nella fica». Il resto della storia ha fatto rabbrividire persino Bret Easton Ellis, che dell'horror freddo americano è considerato il maestro. Il giorno dopo la scena della fellatio un poliziotto che si chiama Jimmy Malloy comunica a Frannie che la donna con i capelli rossi è stata assassinata. Malloy è un uomo con gli occhi azzurri, il fisico forte e tre spade tatuate su un braccio. Frannie lo osserva attraverso la barriera di vetro della lingua, e lo studia. Se lo porterà a letto in una New York di inconfondibile squallore, giocando al gatto col topo. Ma la minaccia alla sua vita non viene solo da un amante che potrebbe essere un killer. Qualcuno la sta spiando, qualcuno la sta seguendo, qualcuno la assale, qualcuno ammazza la sua migliore amica. Frannie continua a ragionare con la sua fredda mente analitica, interrogando il diziona- rio: «Fare, vedi scopare. Fare, vedi uccidere». Ib do, in inglese vuol dire entrambe le cose. E mentre Frannie interpreta nei segnali della lingua il suo destino, il finale si abbatte su di lei nel modo più crudele e agghiacciante possibile. «Ne sono rimasta sconvolta anche io», ha ammesso Susanna Moore, di cui questa è la quarta prova narrativa. «Non era questa la mia intenzione, non sapevo nemmeno cosa avrei scritto fino al momento in cui l'ho fatto. Ho persino ritirato il manoscritto dall'editore... Ero a disagio per ciò che avevo fatto ed ero cosciente che avrebbe fatto scandalo». Il principale complimento che è stato fatto a In the cut è che il suo meccanismo narrativo ha l'ingegnosa perversione formale e psico¬ logica del Giro di vite di Henry James. La principale accusa è invece di esaltare il masochismo femminile, anche se questa scrittrice dal viso lungo e i capelli scuri e un braccialetto tatuato su un braccio sostiene che il personaggio da lei creato è una persona libera, non masochista, che accetta i rischi di vivere una vita spregiudicata in una metropoli come New York. Di non accettare il cliché della donna indifesa che cerca la sicurezza. Susanna Moore ha fatto la modella da giovane, l'attrice e anche la lettrice di sceneggiature per Jack Nicholson e Warren Beatty. Poi si è lentamente preparata a quest'impresa leggendo duemila romanzi gialli e seguendo due poliziotti di New York nel loro lavoro per un paio di anni (il romanzo è dedicato a uno di loro). «Pensavo che fossero uguali a adolescenti, ma poi mi sono accorta che assomigliavano piuttosto a fantasie adolescenziali. Erano spiritosi, adorati dalle donne, erano belli e sicuri di sé e virili. Portavano la pistola, potevano uccidere». Due vere icone sessuali, dice. E non c'era un solo luogo dove la sua mente potesse andare, che loro non avessero già visitato. Insomma, ben altra cosa dagli uomini comuni, ((terrorizzati dalle donne, pieni di paura e odio», che fanno tanta rabbia a Susanna Moore. Va coltivata, quella rabbia, va coltivata come la curiosità e la passione, dice. Per non lasciarsi andare, per non lasciarsi sopraffare dalla tristezza. Livia Ma nera unNzimFlneJotointe dalo in Americo minile rotic re e le altre isolato, anche se è di gran lunga un critico come Graham Lord, portanti, si è chiesto se la narraa e violenta, o se questo fenomea volgarità delle donne inglesi». Linda Jaivin comincia con una mercato, al banco della frutta. E zza furba) Lord ha deplorato per vendite proprio in seguito alla dia McWilham, scrittrice afferonti proposti per un premio di mente spavento - ha detto -, la imentari, coltelli e automutilaueste giovani donne». E dire che [1. m.l IOLENTI: \ÌS uNzmFnJttJ

Luoghi citati: Inghilterra, New York, Stati Uniti