La «meteora» della finanza di Bruno Gianotti
La «meteora» della finanza La «meteora» della finanza I sogni infranti, dalle bici alla Formula 1 ASCESA ECADUTA ALLE biciclette alla Formula 1, dalla scuola di amministrazione aziendale alla vicepresidenza di Confìndustria: Carlo Patrucco, Casale Monferrato, classe 1946, è passato come una meteora nei cieli dell'alta finanza italiana. Le bici erano il settore del padre Giulio: le riparava e le vendeva, prima di passare ai ricambi per auto. La Formula 1 era il sogno svanito all'alba: prima con l'acquisto della Lola-Larrousse, poi la creazione di una scuderia tutta sua, con la «Lambo 001», un'idea di Mauro Forghieri. La scuola di amministrazione aziendale era il primo lavoro, da assistente, dopo la laurea in economia e commercio (tutti 30 e lode). La vicepresidenza di Confìndustria, nel 1984, era la consacrazione, ispirata da Luigi Lucchini e la possibile rampa di lancio per la futura presidenza, quando gli altri concorrenti si chiamavano Walter Mandelli, Giancarlo Lombardi e Luigi Abete. Una scalata rapidissima fino ai vertici confindustriali e una caduta a precipizio, cominciata proprio dall'«incidente» della scuderia di Formula 1. Presentazione a Modena (quasi una sfida alla Ferrari), nel 1991, madrina la già famosa Alba Panetti, l'appoggio di sponsor come Agip, Eni, Victor's, Imi, Nolan, Grana Padano. Amici come Fini (quello dei ristoranti), un budget da 21 miliardi e un socio giapponese, tale Yoshiro Doi, che promise il 40% e non diede una lira. Dicono che i guai del «ciclone Pa¬ trucco» siano cominciati proprio da quella promessa giapponese mai mantenuta: che il fallimento della scuderia (il Central Park Modena Team), abbia innescato la reazione a catena che ha fatto crollare uno dei più grandi «imperi» casalesi. Perchè Carlo Patrucco, diplomato ragioniere all'istituto tecnico Leardi, laureato a Torino con una tesi sul marketing nella grande distribuzione, assistente alla scuola di amministrazione aziendale e poi consulente d'impresa specializzato in marketing era entrato in contatto diretto con il capitale a 30 anni, nel 1976, tre anni dopo aver sposato Nicoletta, figlia di Carlo Cerutti, storica famiglia, leader mondiale della produzione di rotative per giornali. Nel 1975 ha già salito i primi gradini della scalata: Carlo Patrucco capeggia un gruppo di giovani industriali grintosi e poco rispettosi dell'austerità imprenditoriale piemontese, è vicepresidente regionale e in due anni, arriva la carica a fivello nazionale. Giovane, brillante, soprattutto dinamico riesce a far convivere azienda, carica confindustriale, rally, collezionismo di automobili, tennis, golf, ricerca di vini e grappe pregiate. In Confìndustria cura i rapporti con il sindacato «in piena sintonia con il presidente Lucchini». Nel frattempo, da manager, è diventato imprenditore: quando il suocero esce dall'azienda e si fa liquidare il suo 50%, entra in società e fonda la finanziaria «Cerutti e Associati», prima tessera del mosaico degli affari: ancora rotative, tessile (insieme a Lefebvre d'Ovidio), assicurazioni. Una girandola di partecipazioni e di alleanze con personaggi talvolta chiacchierati, fino all'«incidente» della Formula 1 e al «colpo di grazia» ancora legato al settore automobilistico: il tentativo, fallito, di creare un monopolio nella produzione di caschi per auto e moto. Bruno Gianotti Carlo Patrucco, ex vicepresidente della Confìndustria
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