Nascosto nella giungla il segreto di Pol Pot
Silenzio della radio dei guerriglieri Silenzio della radio dei guerriglieri Nascosto nella giungla il segreto di Poi Poi Sulla morte altre conferme e smentite Forse una lotta tra le fazioni khmer PHNOM PENH. Mentre la morte di Poi Pot, sanguinario leader dei Khmer rossi, continua a restare un'ipotesi che non trova conferme, il suo possibile decesso sta scatenando una ridda di commenti e analisi da parte di osservatori nella regione. Ieri, in realtà, fonti ufficiali thailandesi hanno smentito la morte dell'uomo che tra il 1975 e il 1979 fu alla guida di un regime che causò due milioni di morti. Stessa posizione ha assunto un gruppo guerrigliero che ha la sua base a Phnom Malai. «La notizia della morte di Poi Pot non è esatta - ha affermato un suo portavoce, qualificatosi come Mit Chien - non abbiamo idea di come queste voci si siano diffuse». D'altra parte la notizia della morte di Poi Pot due giorni fa era stata data proprio da un esponente dei Khmer rossi. «Sto per recarmi al suo funerale con i miei uomini», aveva detto. La contraddittorietà delle informazioni provenienti dagli stessi guerriglieri è all'origine delle dichiarazioni fatte da numerosi analisti politici, secondo i quali la notizia non confermata della morte di Poi Pot starebbe ad indicare l'insorgere di gravi problemi e contrasti nella leadership dei Khmer rossi. Opinione condivisa anche da fonti thailandesi secondo le quali in Cambogia sarebbe in atto una lotta tra fazioni rivali della guerriglia. Oppure, si ipotizza a Bangkok, le voci di morte sono nate «da un semplice errore». Per il Dipartimento di Stato americano è molto grave, ma ancora vivo. Contrasti interni o meno, tra gli analisti vi è comunque anche chi ritiene che l'eventuale scomparsa di Poi Pot - che non appare in pubblico dal 1978 - non costituirebbe un evento di rilievo nell'attuale panorama politico interno della Cambogia. I Khmer rossi - si dice - continueranno comunque a combattere l'apparato governativo e la loro forza non risulterà affatto sminuita. Tra i sostenitori di questa posizione vi è il Giappone, pur con le dovute cautele «dato che la morte di Poi Pot non è ufficialmente confermata». Un portavoce del ministoro degli Esteri di Tokyo ha fatto sapere ieri di ritenere che la sua morte «avrebbe veramente un impatto minimo sulla situazione generale» in Cambogia. Il Giappone ha poi tenuto a far sapere che «sta raccogliendo informazioni attraverso l'intermediario della sua ambasciata a Phnom Penh». Stessa cosa hanno assicurato sia il governo cambogiano sia quello thailandese. L'organizzazione maoista non ha rilasciato comunicati e il suo organo ufficiale, la radio «Vece della Kampucea democratica», ieri ha dedicato il suo programma agli ultimi attacchi armati contro posizioni dell'esercito cambogiano, intercalando musiche tradizionali cambogiane, senza fare parola del leader. Il mistero, per ora, rimane. [Ansa-Reuter-Agil
Persone citate: Chien
Luoghi citati: Bangkok, Cambogia, Giappone, Phnom Malai, Phnom Penh, Tokyo
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