Adamishin, il «compagno» russo

Adamishin, il «compagno» russo Adamishin, il «compagno» russo Un diplomatico la chiave dell'indagine? MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Anatolij Leonidovic Adamishin lo si può trovare a Londra, nella sede dell'Ambasciata Russa, di cui è titolare. Ma la parte più intensa, felice, gloriosa, della sua lunga carriera diplomatica è stata, senza dubbio alcuno, Roma. Dove lavorò dal 1959 al 1965 con incarichi minori, per ritornarvi nel 1990-92 come ambasciatore, non senza aver continuato a tenerci un occhio di riguardo quando - a diverse riprese - si occupò del «Primo Dipartimento Europeo», quando divenne viceministro degli Esteri dell'Urss (1986-1990), e quando fu nominato da Eltsin primo viceministro degli esteri della Repubblica Russa (1992). Nel frattempo si era anche dato alla politica. Viene dal gruppo dei cosiddetti «scestidesiatniki» (quelli degli Anni 60), quelli che si entusiasmarono per le riforme di Krusciov e che ne uscirono maluc- ciò quando arrivò Breznev. Democratico e riformatore, di quelli che, quando arrivò Gorbaciov, si misero più o meno entusiasticamente dalla sua parte. E, quando arrivò Eltsin, scaricarono Gorbaciov. Anatolij Adamishin aveva però fatto una scelta più difficile di tanti altri: era entrato nel partito di quel discolo di Grigorij Javlinskij. Nelle file di «Jabloko», la mela, venne eletto deputato nel 1993 e ci rimase fino a che l'allora ministro degli Esteri Kozyrev (che allora stava nel partito di Gaidar, tutto sdraiato sulla linea di Eltsin) non decise che era meglio toglierlo di mezzo. Figurativamente s'intende. Così fu leggermente «arretrato», passando dalla carica di primo viceministro a quella di ambasciatore. In compenso gli fu assegnata, per i suoi lunghi servigi e carriera, una sede di tutto rispetto come Londra. L'Italia, l'italiano e gli italiani li conosceva come le sue tasche. Questione essenziale. Roma, ai tempi sovietici, era non tanto e non soltanto una capitale del G-7: era soprattutto la capitale dove c'era una via chiamata Botteghe Oscure, nella quale abitava il più forte partito comunista dell'occidente capitalistico. Per giunta abbastanza eretico. Adamishin gli voleva bene a quegli eretici, anche se con juicio Se tutto non andò a gambe all'aria fu anche merito (o demerito, dipende dai punti di vista) suo. [g. e] L'ambasciatore russo Anatolij Leonidovic Adamishin

Luoghi citati: Italia, Londra, Mosca, Roma, Urss