Inchiesta su Coiro, 5 sì e un no di Giovanni Bianconi

Caso Squillante: perché chiese notizie al pm Greco e voleva trasferire Cataldi? Caso Squillante: perché chiese notizie al pm Greco e voleva trasferire Cataldi? Inchiesta su Coirò, 5 sì e un no Ma il Csm è diviso, trasferimento in vista? ROMA. E' imita 5 a 1, cinque voti pei- mettere sotto inchiesta il procuratore di Roma Michele Coirò, e uno contrario. Probabilmente quello del rappresentante di Magistratura democratica, la corrente a cui appartiene Coirò, ma il consigliere Sandro Pennasilico non conferma e non smentisce, ligio alla consegna del segreto sui lavori della commissione. Il Csm ha già inviato a Coirò l'informazione di garanzia con gli addebiti che potrebbero portare al suo trasferimento d'ufficio pei «incompatibilità ambientale». Dei tre iniziali, dopo l'audizione di giovedì, ne sono rimasti due: l'intervento presso il sostituto procuratore milanesi: Greco sulla microspia che intercettava il giudice Squillante, e la richiesta di trasferimento del maggiore Enrico Cataldi l'atta al comandante dei carabinieri. La terza «accusa» - le «intemperanze verbali» di Coirò che all'ipotesi di finire sotto inchiesta reagì annunciando che se ne sarebbe potuto andare sbattendo la porta f. caduta. «Quelle reazioni spiega il relatori- della pratica, il "laico" di Àn Franco Franchi -, hanno trovato ampia spiegazione nel corso dell'audizione; un uomo che si sente ferito ingiustamente può anche reagire con quei toni. Nessuno ha chiesto di contestare a Coirò anche quelle interviste». Franchi aggiunge poche altre cose sul «dibattito da toni elevatissimi, a volle severi, da cui traspariva turbamento e sofferenza» che ha portato all'avvio della procedura per trasferire il procuratore di Roma, un fatto clamoroso quanto inedito per la storia giudiziaria d'Italia. «Giovedì interrogheremo il dottor Coirò - dice ■, e potremo fargli delle domande per chiarire meglio alcuni aspetti della questione, cosa che ieri non e avvenuta. Cercheremo di procedere rapidamen¬ te; non si può lasciare per troppo tempo sub judice un magistrato che dirige quasi sessanta sostituti. Ma credo anche che l'interrogatorio di Cono non basterà, che bisognerà compiere qualche attività istruttoria. Certo è, e lo posso dire io che ho formulato la richiesta di procedere, che le spiegazioni fornite dal procuratore non sono state ritenute sufficienti». Tra i punti non del tutto chiariti c'è, ad esempio, la visita in comune di Coirò e Squillante, allora capo dei gip, al generale Federici per chiedere l'allontanamento dal lavoro al fianco dei magistrati del maggiore Cataldi, uno dei più stimati investigatori dell'Arma. Il trasferimento dell'ufficiale (che aveva appena contribuito tra l'altro a scoprire lo scandalo dei «fondi neri» del Sisde) ci fu. Coirò ha dato delle spiegazioni a quella richiesta, ha parlato di un rapporto di fiducia che era venuto meno, ma resta da chiarire, secondo la maggioranza dei consiglieri del Csm, quanta coincidenza di interessi c'era tra le sue ragioni e quelle di Squillante che adesso si ritrova indagato per corruzione in un procedimento penale dove sono finiti anche spezzoni di indagine condotte proprio da Cataldi. All'interno del Csm, comunque, la «sofferta decisione» ha provocato divisioni e dissensi. E c'è chi sostiene che nella scelta di non archiviare il caso abbiano pesato proprio quelle «intemperanze» che poi sono state escluse dall'accusa; Michele Coirò, insomma, non deve pensare di essere un magistrato al di sopra degli altri, e non può bastare per lui una «libera audizione» e qualche «minaccia» di sbattere la porta per chiudere la questione. Così, adesso, si ritrova sotto inchiesta. Poi si vedrà. Giovanni Bianconi

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