Una minaccia dietro la fuga di Hass

Roma, si è gettato dal terrazzino dell'hotel. Ai giudici: «Un attimo di follia, ma testimonierò» Roma, si è gettato dal terrazzino dell'hotel. Ai giudici: «Un attimo di follia, ma testimonierò» Una minaccia dietro la fuga di Hass Ricoverato l'accusatore di Priebke ROMA. «Una follia, un colpo di testa, lo stress di questi giorni. Ma testimonierò». Così ha risposto Karl Hass, ex maggiore delle SS, 84 anni perfettamente portati, dal lettino di ospedale dove si trova con il bacino fratturato, al procuratore militare Antonino Intelisano che si informava della sua salute e cercava di capire perché mai s'era gettato dal terrazzino di un hotel. All'alba di ieri, infatti, il teste Karl Hass, l'uomo che probabilmente incastrerà l'ex commilitone Erich Priebke, ha cercato di sfuggire alla sorveglianza della polizia italiana: il suo «colpo di testa». Hass era arrivato la sera prima dalla Svizzera. Aveva incontrato il magistrato e gli investigatori, dettando verbali su verbali. Poi era andato a cena in una caserma dell'esercito, circolo ufficiali. Infine era arrivato in albergo. E qui, in piena notte, ha architettato la fuga. Ma perché tanto stress? S'è saputo solo che Hass era stato minacciato nei giorni scorsi. Qualcuno aveva cercato di avvicinarlo fingendo di essere un giornalista. Probabilmente a questo punto ha capito che il gioco si stava facendo pesante. Ma la tentata evasione dell'anziano nazista ha davvero del rocambolesco. Incredibile la somiglianza con la fuga di Kappler: alle cinque del mattino Hass è uscito dalla sua stanza in giacca, ha lasciato in bella vista il passaporto sul comodino, e dal secondo piano dove alloggiava s'è diretto verso il terrazzo del primo piano, tre metri dal suolo. Da qui, volendo evitare la custodia di due agenti che stazionavano nella hall, ha provato a calarsi in strada. Lui, un omone di un metro e ottanta, s'è afferrato a un cornicione e lentamente s'è lasciato andare verso terra. Lungo la strada ha incontrato però un vaso di fiori, così è caduto malamente, fratturandosi il bacino e incrinandosi due costole. E' finita che lo hanno soccorso i due agenti della Digos che erano stati messi discretamente a sorvegliarlo. Ora che il caso è chiuso, che Hass è tranquillo in un letto d'ospedale al Celio e che la vicenda sembra chiudersi felicemente, il poliziotto che aveva in cura l'anziano nazista può tirare un sospiro di sollievo. «Alla faccia degli 84 anni, quello è un'anguilla. Si difende benissimo negli interrogatori. Scappa come un acrobata dai balconi. E' un vero professionista da servizi segreti, altro che Broccoletti». Resta un mistero perché abbia tentato una fuga così spettacolare. Dice il procuratore militare, Antonino Intelisano, che lo ritiene «irrinunciabile» per il processo e che sta organizzando una trasferta della corte in ospedale per mercoledì prossimo: «Qualcosa lo deve aver turbato nella notte. Quando ci siamo lasciati, intorno alle 20, era tranquillissimo». Di sicuro allo spione Karl non era piaciuta la storia del passaporto congelato. La polizia gli aveva notificato un ordine di sequestro, anche se materialmente il documento era rimasto in sua mano. «Gli avevo assicurato che in giornata questo provvedimento si sarebbe potuto revocare», sostiene Intelisano. Se la fuga fosse riuscita, però, gli agenti avrebbero trovato proprio il passaporto - ormai inutilizzabile - in bella vista. Un messaggio bello e buono. Infierisce intanto Priebke, tramite il suo avvocato Velio Di Rezze: «Hass è un pazzo Ed è anche un venduto che lavora per i servizi segreti. Faceva la spia agli americani già durante la guerra. Non ci fa paura. Lo sbugiarderemo. Lui ha capito che si stava scavando la fossa da solo». Qualche problemino con la giustizia, effettivamente, Hass lo potrebbe incontrare. A suo tempo era stato incriminato per la strige delle Fosse Ardeatine al pari di Priebke. Adesso potrebbe finire pure lui sotto processo, a dispetto dei tanti anni vissuti in Italia grazie alle coperture di diversi servizi segreti. Hass stesso ha raccontato di aver lavorato per la Cia e per il Sifar. Nel 1945 gli americani lo convinsero a passare dalla loro parte e lo usarono largamente a Vienna. Poi tornò in Italia, «prestato» al Sifar, e lavorò con i servizi segreti militari fino al 1954. In quel periodo usava un passaporto a nome Giustini, che è il cognome trasmesso alla figlia. E sullo sfondo c'è anche il fantasma di Odessa, l'organizzazione segreta che cura la fuga dei nazisti in giro per il mondo. Hass ha ammesso di averne fatto parte. Una rivelazione esplosiva che probabilmente è il preludio di nuove dichiarazioni e inchieste. Di sicuro non è uno sprovveduto. Raccontano che si comporta da grande specialista dello spionaggio. E non c'è da meravigliarsi. Nel 1944 lavorava in una sezione delle SS diversa da quella di Priebke, organizzando l'infiltrazione di sabotatori oltre le linee e reti di spie con radio al seguito nelle città che i tedeschi abbandonavano agli Alleati. Poi è passato dall'altra parte, e intanto aiutava i camerati nazisti in difficoltà. Fu un gioco da ragazzi, per lui, far cadere in trappola la principessa Mafalda di Savoia. Francesco Grignetti ::'Wx-:::;W.;:;::^::::^T; Sarebbe stato avvicinato e minacciato da un fìnto giornalista tore di Priebke Il pubblico e nella fototondo, la ginel tentativ Il pubblico ministero Intelisano (sopra) e nella foto sotto Erich Priebke. A sinistra, nel tondo, la giacca perduta da Hass nel tentativo di fuga

Luoghi citati: Italia, Odessa, Roma, Svizzera, Vienna