Igiochi di ruolo sono innocenti; l'Arma entri nei ministeri

Igiochi di ruolo sono innocenti; l'Arma entri nei ministeri LETTERE AL GIORNALE Igiochi di ruolo sono innocenti; l'Arma entri nei ministeri «Dungeons & Dragons» non fa male Sono un ragazzo di 21 anni e scrivo per dire la mia opinione sull'articolo di Mario Lollo dal titolo: «Si impicca a 19 anni. La sua mente turbata da mi gioco» (La Stampa del 28 maggio). L'articolo riportava le dichiarazioni dell'aw. Faraon secondo cui il suicidio di Roberto andrebbe collegato al fenomeno giovanile dei giochi di ruolo; da anni gioco a «Dungeons fr Dragons» e supporre che la struttura del gioco possa turbare la mente dei giovani è un insulto al gioco e ai giovani. Si potrebbe obiettare che a parlare di psicologia ci sono gli esperti, e non so quanto possa essere preparato in materia un avvocato. Detto ciò, quante attività giovanili scagionerebbe l'aw. Faraon dall'accusa di turbamento? Il rock, forse, con i suoi influssi satanici o i cartoni animati e i fumetti così deleteri per la mente del bambino o i videogiochi colpevoli di rendere i ragazzi mummie dal cervello atrofizzato? Ma l'avvocato non si è limitato a parlare, ha presentato un esposto al magistrato Nordio per «(immediato sequestro in tutta Italia di riviste e carte collegate a tutti i giochi di ruolo» e ha chiesto al sindaco di Spinea di «revocare la concessione sull'utilizzo di locali pubblici per il gruppo di giovani che praticano giochi di ruolo», togliendo del tutto quei pochi spazi che i ragazzi hanno per incontrarsi e divertirsi. Cosa succederà al prossimo suicidio quando l'Inquisitore Faraon scoprirà che il giovane «X» giocava a calcio? Domenico Lascala, Torino I carabinieri? Un caposaldo Voglio fare un piccolo appunto alla lettera dell'aw. Giovanni Calvanese. Questo colto signore (cita anche filosofi americani) critica il più famoso (e amato dagli italiani) pm d'Italia, per la ventilata proposta di gestire il delicato ministero dei Lavori Pubblici servendosi anche - se necessario - dell'ausilio dei carabi- nieri. Il sottoscritto, come tutta la gente comune, che in mancanza di grossa cultura cerca di supplire col buon senso e con l'onestà, ha una grossa considerazione per l'Arma dei carabinieri, che ritiene uno dei pochi caposaldi di riferimento ancora esistenti in Italia. Detto questo faccio una piccola considerazione: i ministri Nicolazzi, Prandini, De Lorenzo, Gava, Craxi e tanti altri dei passati governi, non hanno mai pensato di avere i carabinieri tra il personale ausiliario del loro ministero. Perché? Perché i carabinieri, se fossero stati presenti nei ministeri presieduti da quei ministri, sarebbero stati obbligati ad arrestare - per primi - proprio i ministri stessi. Romano Zedda, Domodossola Nello stagno della scuola L'ipotesi del ritorno all'uso del voto numerico per le valutazioni del profitto scolastico equivale al lancio di un sasso in mio stagno. Non conosco le intenzioni del ministro Berlinguer. Le prime reazioni le leggo sui giornali. Altre ne seguiranno, certamente. Quelle finora apparse non lasciano intravedere nulla di buono. Cerchiamo di riscoprire quali finalità, quali obiettivi, quali strumenti siano più idonei per educare, piuttosto che per informare. Fini ultimi ed entrambi degni, cui è possibile tendere in vario modo. Dipende da quali obiettivi si vogliono ottenere e con quali risorse e mezzi si intende raggiungerli. Cerchiamo insomma con coerenza una strategia organica che eviti (o, perlomeno, diminuisca di molto) l'enorme fatica di Sisifo spesa dai singoli futuri cittadini e lo spropositato dispendio di risorse economiche pubbliche consumate dall'istituzione scuola. Per fare che? Per mettere in atto il forsennato tentativo di rincorrere la sterminata quantità di informazioni occorrenti per «tenersi (apparentemente) al passo» nelle migliaia di settori del sapere contemporaneo. Se invece la strategia, finalistica e strumentale, fosse quella di dare una conoscenza sistemica (anziché settoriale, come finora è stato: siamo tutti figli e nipoti dell'ottocentesco sapere sistematico positivista) di ciò che è strettamente necessario apprendere di ogni disciplina e di insegnare a come utilizzarlo mediante interazioni reciproche? Non si eviterebbe, forse, quell'e¬ problemi derivanti dalla realtà «locale». Il programma scuola-lavoro, per intenderci? L'apprendistato scolastico integrato con la realtà socioeconomica del territorio? Forse! Non sono ipotesi semplici da realizzare; ma possibili, se ben approfondite. Occorrerebbe tuttavia rendere i «progetti» comunque rea lizzabili, anche al di fuori di ogni iter didattico tradizionale, dopo averli strutturati e articolati secondo gli indirizzi e i livelli scolari cui devono servire. Ormai cadute le vecchie motivazioni allo studio (prima, l'autoritarismo della famiglia patriarcale; dopo, l'ambiguo e mistificante binomio «titolo di studio-posto di lavoro»), il metodo di apprendimento «progetto-studio-lavoro», se assume concretezza reale, può riuscire ancora a stimolare motivazioni non effimere. . Giancarlo Ciullini, Roma ispettore tecnico alla Pubblica Istruzione Sono un rifiutato per «via anagrafica» Scrivo per esprimere tutto il mio sconcerto e la mia indignazione nei confronti di quelle persone e aziende che continuano a blaterare su televisione e giornali di professionalità, mobilità del lavoro e allungamento di tempi pensionabili. Perché non hanno il coraggio di dire che, a onta di ciò, la vita attiva del lavoratore viene presa in considerazione soltanto dai 20-25 anni sino ai 35 e dopo non c'è professionalità e capacità che tenga? Oppure che, quando fa comodo, va bene il prepensionamento anche a 40 anni? Il mio caso personale nella sua «normalità» è rappresentativo di migliaia e migliaia di situazioni analoghe; a 49 anni, dopo oltre vent'anni di attività a livello direttivo nella grande distribuzione e un'esperienza anche come piccolo imprenditore, vengo rifiutato a priori per «via anagrafica», come se dieci anni in più o in meno fossero requisito essenziale della mansione. Concludendo sarei molto felice, senza dubbio insieme a tanti altri, nel caso qualche lettore esperto di Diritto ci chiarisse se queste politiche aziendali che mettono al primo posto l'età, in tantissime situazioni in cui non ha alcuna rilevanza, non costituiscano delle vere e proprie discriminazioni di tipo anticostituzionale, oltre a essere as¬ surde e contraddittorie con il nuovo modello sociale e lavorativo che si vorrebbe costruire. Roberto Di Masci, Bollengo (To) Tv, difendiamo la morale cattolica Leggo sulla Stampa l'appello di Don Sangalli per promuovere nuo vi soci di «Telesubalpina». Trovo straordinario che un sacerdote cat tolico si limiti a definire «sconvenienti» le pubblicità rifiutate dall'emittente della curia e non inve ce: amorali e causa di tanta corni zione! Non si tratta di fare delle crociate ma solo di difendere la morale cattolica, usufruendo ma gari dei propri spazi televisivi, invitando i telespettatori a boicottare, ad esempio, i prodotti che spon sorizzano le pubblicità scandalo Un nuovo «indice», adatto alla so cietà dei consumi. Inoltre sarebbe ora che le varie curie coordinassero delle azioni giuridiche con denunce nei confronti di spettacoli e pubbli cita che ogni sera alla televisione e sui muri delle nostre città non solo offendono la morale cattolica ma violano il codice penale! Ogni giorno con certe pubblicità si commettono dei reati e Don Sangalli cerca nuovi soci per la sua televisione! è incredibile! I soci ci potranno essere solo se motivati ad agire per ripulire la nostra società. Linda della Casa Il nocciolo duro della Ferfin Nella rubrica «I nomi e gli affari» del 3 giugno, a pagina 14, si legge: «... dovrebbe anche entrare nel nocciolo duro di Ferfin, che verrà annunciato all'assemblea di metà giugno. Il gruppetto vedrà riuniti oltre a Luigi Lucchini, Alberto Pecci, Filippo Marezzi e Fontana dei bulloni». Desidero precisare che per quanto mi riguarda questa notizia non corrisponde assolutamente a verità. Filippo Marazzi, Sassuolo norme dispendio sopraccennato? Stabilito preventivamente per ogni materia un soddisfacente «background» di base, occorrerebbe (basterebbe) farlo raggiungere e consolidare soprattutto mediante lo sviluppo e l'attuazione concreta di appositi «progetti» didatticoeducativi (e lavorativi, magari parzialmente) saldamente ancorati ai

Luoghi citati: Bollengo, Italia, Roma, Sassuolo, Spinea, Torino