Più notizie e meno tv di Sandro Cappelletto

Sondaggio e convegno a Genova Sondaggio e convegno a Genova Più notizie e meno tv L GENOVA EI, di un avvenimento culturale e di spettacolo, preferisce l'anticipazione o la recensione? «Dipende da chi scrive». Oppure: «Le anticipazioni sono pagate, una sorta di pubblicità». Ancora: «Recensioni, per confrontarmi e approfondire». Sono lettori attenti, esigenti e «scafati» i 400 uomini e donne che, da Torino a Firenze, da Genova a Roma, da Padova a L'Aquila, da Ancona a Palermo, hanno accettato di rispondere ad un tenace, puntiglioso sondaggio svolto dall'Ismez in vista del convegno che si apre domattina a Genova, nell'ambito delle manifestazioni per il centenario della nascita di Eugenio Montale. L'incontro è promosso dall'Associazione nazionale critici musicali, da Comune, Provincia e Teatro Carlo Felice: due giorni di relazioni e discussioni, molti ospiti, da Edoardo Sanguineti a Giulio Nascimbeni, da Giulio Anselmi a Leonardo Pinzauti, una tavola rotonda conclusiva, coordinata da Guido Vergani, e una domanda di fondo: perché l'informazione critica sui quotidiani sta perdendo terreno e tutta assieme - musica, teatro, cinema, danza - non arriva a toccare lo spazio concesso alla televisione? A questo riguardo, il sondaggio diventa un plebiscito: il 76 per cento degli intervistati giudica eccessiva tanta attenzione. I ricercatori hanno avuto la buona idea di non limitarsi a riportare le cifre, ma di annotare le risposte, gli umori, le battute. C'è di tutto: «La tv va vista per la sua immediatezza e non scritta» - «culto tv = culto immagine = neopaganesimo» - «tv è molto giochi di potere» - «è incantagrulli» - «il giornale deve in-formare, non è una succursale» - «già la subisci la sera, addirittura poi leggerne sul Eugenio Montal giornale è fastidioso!». Di quanti la seguono, tutti (90 per cento) saltano a pie pari le polemiche tra divi televisivi, le «baruffe in famiglia» e le relative interviste, soffermandosi invece sugli articoli «che forniscono gli strumenti per utilizzarla». Gli intervistati sono una fascia di pubblico che «consuma» abitualmente cultura, dal libro al concerto; dedicano da trenta minuti a due ore al giorno alla lettura dei quotidiani, l'80 per cento li compra ogni giorno, il 15 per cento non lo compra perché è sicuro di trovarlo a casa quando torna. Al primo posto, per interesse, viene la politica interna, al secondo, con analoghe percentuali, le pagine di cronaca e di cultura e spettacolo, giudicate complementari. Molti gli insegnanti e i liberi professionisti, i pensionati sono più numerosi degli studenti, esigentissimo il pubblico femminile, più avido di informazioni serie, due le fasce di età più attente alla lettura: tra i venti e i trent'anni, e oltre i cinquanta. La critica è utile? Il 35 per cento la ritiene un «regolare appuntamento con il lettore che ha assistito allo spettacolo» e la preferisce alla semplice anticipazione, che piace al 16 per cento. La metà vorrebbe leggere ambedue, il prima e il dopo. Emerge una fedeltà al giornale, con un affetto che tende a considerarlo un «compagno di strada», un ancora attendibile punto di riferimento. Riguardo alla musica, il 90 per cento chiede «un'informazione più approfondita e diversificata su opere, concerti e politiche culturali» e tutti esigono «un linguaggio meno per iniziati, un'informazione più comunicativa e chiara». Dati su cui riflettere, in un convegno che cade al momento opportuno. Sandro Cappelletto Eugenio Montale

Persone citate: Edoardo Sanguineti, Eugenio Montale, Giulio Anselmi, Giulio Nascimbeni, Guido Vergani, Leonardo Pinzauti

Luoghi citati: Ancona, Firenze, Genova, L'aquila, Padova, Palermo, Roma, Torino