Mosca il voto degli imbrogli

Il pc: Boris controlla le commissioni. Il Cremlino: voi avete 200 mila scrutatori Il pc: Boris controlla le commissioni. Il Cremlino: voi avete 200 mila scrutatori Mosca, il voto degli imbrogli Un uomo di Eltsin: avrà il 54% LO SCANDALO NELL'URNA MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La sapete l'ultima barzelletta che circola a Mosca? Eccola. E' la notte del 16 giugno (giorno delle presidenziali). Il presidente della Commissione Elettorale Centrale, Nikolai Rjabov, telefona a Eltsin. «Boris Nikolaevic le cose si fanno preoccupanti. Ziuganov ha il 51% dei voti». All'altro capo del filo la reazione di Eltsin è angosciata. «E io come sto andando?». «Ah, per lei tutto va bene. Come previsto avrà il 56%». Fosse solo una barzelletta. Proprio uno di questi giorni un autorevolissimo esponente del Comitato per il sostegno a Eltsin (struttura che praticamente comprende tutto il governo, l'intera amministrazione nelle regioni, tutti i comandi militari, tutte le televisioni pubbliche e private, locali e nazionali, etc, etc) si lasciava scappare una vanteria in un ristretto circolo di ascoltatori, nel quale, per sua sfortuna, si trovava anche un giornalista straniero. «Quei fessi di giornalisti e diplomatici continuano a fare i calcoli sulla vittoria di Eltsin al secondo turno. Non abbiate paura. Boris Nikolaevic vincerà al primo turno. Vi dico anche con quale percentuale: il 54%». Molti sospiri di sollievo tra gli astanti. Qualcuno però si mostra incredulo. Ma il nostro personaggio insiste. «Ci puoi scommettere. Puoi perfino comprarci i "futures" in borsa, garantisco il risultato!». Forse il personaggio aveva bevuto un tantino più del dovuto, ma l'opinione sulla truffa elettorale è talmente diffusa che l'autorevole giornale in lingua inglese «Moscow Times» ha recentemente titolato in prima pagina in questo modo: «La questione non è se, bensì quanto». Il broglio è sicuro; restano da accertare le dimensioni. Ma questo avverrà troppo tardi, tra mesi e mesi, quando sarà impossibile verificare, e correggere. Mica siamo in Albania. E, prima ancora che le urne si aprano, è già un rincorrersi di accuse roventi e reciproche. Il consigliere di Eltsin, Satarov, accende le polveri accusando i comunisti di voler invadere con le loro truppe cammellate i 97 mila seggi elettorali. «Nella confusione che ne seguirà la falsificazione sarà agevole», afferma. E va oltre: «I comunisti hanno formazioni armate e sono pronti a gettarle in campo». In effetti la situazione è un po' più complicata. E' vero che i comunisti possono mettere in campo almeno 200 mila scrutatori e rappresentanti di lista. La parola d'ordine che hanno imparato a memoria è: procurarsi una fotocopia del risultato autentico di ogni seggio (la commissione deve produrne tre esemplari per legge e affiggerne un quarto alla pubblica lettura appena terminato lo scrutinio). Ma ai comunisti non verrà, per esempio, concesso di ficcare il naso nei seggi dell'esercito, che valgono dai tre ai quattro milioni di voti. Ed è solo un esempio. Viceversa i sostenitori di Eltsin controllano praticamen- te al 90% le 2700 commissioni territoriali e le 89 commissioni regional-repubblicane. E, salendo per i rami fino alla Commissione Elettorale Centrale, il numero degli oppositori scende esponenzialmente fino a zero. La Duma ha cercato a più riprese di far passare una legge sul controllo popolare del voto. Invano. La Camera Alta, dove i nominati del Presidente sono in grande maggioranza, l'ha bocciata per tre volte. Conteneva alcune norme di cautela. Per esempio che un qualsiasi cittadino, munito di dieci firme, poteva chiedere di assistere allo spoglio dei voti. Oppure imponeva che i verbali dei seggi fossero scritti a penna e non a matita. La stampa democratica ha unanimemente irriso a queste pretese «comuniste». Ma la questione è cruciale. Tutti capiscono bene che la truffa elettorale si farà non tanto ficcando schede votate nellle urne incustodite. «Questo - dice Nikolai Petrov, del "Carnegie Endowment for International Peace" - è il modo più primitivo, che richiede una gran quantità di persone e di ore-lavoro. Al livello regionale è invece sufficiente una sola persona per cancellare una cifra e sostituirla con un'altra». Meglio, dunque, se le cifre sono scritte a matita. Incredibile? Chi ha la memoria buona ricorda le elezioni del 1993. Il risultato fu proclamato senza che mai nessuno abbia potuto controllare le cifre, le quali non sono mai state pubblicate ufficialmente. Nonostante tre richieste della Duma. Una commissione presidenziale, guidata da Aleksandr Sobyanin concluse che i conti non tornavano per 9 milioni di schede. Il che significava che la Costituzione non era stata approvata dagli elettori. Sobyanin accusava i comunisti, ma quando le «Izvestija» pubblicarono i suoi risultati, fu licenziato da Eltsin e il suo archivio dati fu confiscato. Non aveva capito la situazione. Giuliette Chiesa

Luoghi citati: Albania, Mosca