la politica va «nel pallone»

la politica va «nel pallone» la politica va «nel pallone» «Partita del cuore» contro la squadra cantanti sili LA DISFIDA DI VERONA SROMA TASERA allo stadio Bentegodi di Verona (Padania Est) pallone e politica si prendono a calci per bontà. E' la «partita del cuore», vietato parlarne male, ci sono la nazionale dei cantanti, i preti-coraggio, Fabrizio Frizzi che presenta con quella faccia un po' così, sprazzi di retorica, molta solidarietà, tantissima tv: diretta su Raiuno come per il festival di Sanremo e Miss Italia, i due eventi di riferimento. C'è anche il nuovo Pippobbaudo, Bruno Vespa, seduto sulla panchina dei politici, Mara Venier su quella dei cantanti e Gianni Ippoliti a chiudere il cerchio con l'autosfottò della rassegna-stampa, in questo show business collettivo degli Anni Novanta che sopravvive a Berlusconi e dimostra ormai di poterne fare a meno: un turbinio di potere, pubblicità, televisione, gambe scosciate di parlamentari e copertissime di soubrettes, con gli onorevoli che parlano di musica, i cantanti di politica e tutti insieme di buone azioni. Intanto giocano a calcio: destra e sinistra, centralisti e padani, in un allegro consociativismo pallonaro. L'importante è comunicare, naturalmente a fin di bene, che così si giustificano anche i mezzi. Comunicare, altrimenti non esisti. E pazienza se questo significa spogliarsi dell'ultimo segno distintivo del potere: i pantaloni. Il colpo d'occhio estetico non si annuncia esaltante. Viva il crogiuolo di panze. Veltroni in porta con gli occhiali, Casini libero e bello, Gasparri e La Russa in marcatura, Cofferati mediano, D'Antoni mediatore, D'Alema centravanti soffia-mani in attesa dei cross di Bobo Maroni, Mastella numero 14 («come Cruijff», dice, sul filo della querela) e un paio di ex figurine Panini per alzare il livello tecnico: l'olivo juventino Massimo Mauro e il polista laziale Gigi Martini. Formigoni e Willer Bordon in panchina («preferisco stare coperto»), Fini terzino destro se regge il menisco, che forse è una scusa antifiguracce. Grandi assenti i due milanisti del secolo: Rivera e Berlusconi. Un segno dei tempi è la scelta dell'allenatore: Osvaldo Bagnoli, il mite che portò il Verona allo scudetto ma non ottenne mai la panchina rossonera perché Silvio B. lo considerava «bravo ma compagno». Il parere del medico è che la partita del cuore «fa male al cuore». Il parere di Prodi è che «fa bene alla testa» (però lui non ci va). Di sicuro rischia di far male alla reputazione. Perché una gamba tesa di La Russa (figuriamoci un braccio), un'uscita a vuoto di Veltroni, un battibecco CasiniFini per un passaggio sbagliato - gesti privi di valore aggiunto in una partitella normale - si dilatano a giudizio politico quando avvengono davanti a milioni di .telespettatori, amplificati da movioloni e commentazzi vari. Per non parlare di quegli inguaribili conservatori, ancora numerosi a sinistra, che storceranno il naso nel vedere D'Alema che tenta di dribblare Pupo. Forse ci rimettono qualcosa anche i cantanti, perché un fan di Ramazzotti può soffrire nel vederlo fraternizzare a centrocampo con Mastella. Ma sono i rischi inevitabili del mestiere, nuovissimo, dove tutto fa spettacolo e tutti lo fanno, allo stesso modo, senza più barriere. La concezione berlusconiana della politica sembra invecchiata all'improvviso. Quella era la Repubblica del Pallone, dei cui riti lui e soltanto lui, il Presidente, reggeva le chiavi. Dalle visite negli spogliatoi («Ascolti me, Donadoni, sia più ficcante sulla fascia») a quelle in Vaticano: «Cara Santità, mi consenta di dirle che assomiglia al mio Milan: anche lei, come noi, va spesso al'estero, cioè in trasferta, a portare in giro per il mondo un'idea vincente, che è l'idea di Dio». Un universo di parole simboliche, «ecumenico, intenso, sinergico», scenari rivoluzionari (un campionato europeo per le squadre più ricche) e strutture piramidali: dal tifoso-consumatore al presidente, attraverso calciatori e dirigenti, la «grande famiglia» per la quale vai bene anche una messa: «Ho pregato Dio perché faccia perdere i comunisti», disse uscendo da una cappella prima della finale di Coppa Campioni contro la Steaua Bucarest. La situazione si è ribaltata o forse soltanto evoluta: sono i politici, adesso, che giocano per la Chiesa, quella dei don Ciotti, in campo tutti i giorni contro le lacrime del mondo. Si pensa di meno a un uso politico del calcio: la nazionale di Sacchi in volo per l'Europeo passa da Palazzo Chigi, ma invece che il salone dove due anni fa la incitò Berlusconi, trova un Prodi distratto, e in cortile. Nessuna delega, ormai: in ogni show i politici vogliono metterci la faccia: stasera purtroppo anche le gambe. Massimo Gramellini Le due formazioni si affronteranno allo Stadio Bentegodi per beneficenza In porta duello Veltroni-Baccini D'Alema e Maroni in attacco contro Antonacci e Ramazzotti In panchina: FORMIGONI, BORDON, MASTELLA, LA RUSSA . LE DUE FORMAZIONE MAURO COFFERATI ANTONACCI Q MORANDI WF0GU MARONI BORRONI BELLI VAUESI LIGABUE O D'ALEMA CASINI RAMAZZOTTI © RUGGERI © MOGOL ©CARBONI In panchina: BARSOTTI, GIACOBBE, PUPO, MAX (dei B-NARiO],.BARBAROSSA " • Ik Da sinistra: Walter Veltroni, Massimo D'Alema e Gianfranco Fini, tutti in maglietta e pantaloncini durante una delle tante partite di calcio disputate L'incontro di oggi sarà uno dei più impegnativi

Luoghi citati: Bucarest, Italia, Sanremo, Verona