Kristeva il flop dell'ex «terrorista»

Società e Cultura il caso. Il nuovo romanzo stroncato dall'Express Kristeva, il flop dell'ex «terrorista» EPARIGI A sinistra culturale francese abbatte Julia Kristeva, idolo dell'ex avanguardia. La storia va raccontata dall'inizio: c'era una volta Tel Quel, rivista prestigiosa di Philippe Sollers fondata nel 1960 e chiusa nell'82. Vi scriveva una studiosa bulgara sbarcata a Parigi e forte dell'appoggio di Genette, colei che di Sollers sa.ebbe diventata la moglie, la signora della semiologia, Julia Kristeva. Da quei tempi, benché dalla morte di Tel Quel siano passati solo 14 anni, è come se fossero trascorsi dei secoli. Una nuova rivista è nata dalle ceneri della prima, si intitola L'infini, fondatore ancora una volta Philippe Sollers. Ma da maoista e sperimentatore che era, a furia di rentirsi definire il «papa» di Saint Germain-des-Prés (è del resto suo vezzo portare un grosso anello con pietra preziosa e sussiego da pontefice), Sollers è diventato papista e blasé, diffidente nei confronti del nuovo e ossessionato da una singolare monomania, quella del «politicamente corretto». Non è chiarissimo che cosa ne pensi, ma lo inserisce in ogni suo discorso, a proposito come a sproposito. Contemporaneamente, anche Julia Kristeva - sia pure in maniera finora più pudica - si è molto allontanata dalle posizioni di mi tempo. Da Semeiotiké, il libro che la lanciò, tecnico e battagliero, al bel saggio molto più disinvolto Stranieri a se stessi, la Kristeva è approdata nel '90 al romanzo con J Samurai, visto all'epoca come un succedaneo dei Mandarini di Simone de Beauvoir, figura mitica alla quale si dice la semiologa ritenga di aver dato il cambio. Sia Sollers che la Kristeva 'inoltre sono ormai filogovernativi, felici di Chirac all'Eliseo. I rappresentanti odierni della sinistra culturale illuminata, che scrivono sull'Express perché lo ritengono più aperto (e mai come ora che a dirigerlo c'è la coraggiosa Marie-Christine Ockrent) rispetto all'ex comunista Nouvel Observateur, sono profondamente indignati del percorso «a ritroso» dei rivoluzionari di ieri: nell'ultimo nume- ro del settimanale, il critico letterario Angelo Rinaldi, per nulla buono benché di sinistra, ha sfogato tutta la sua amarezza con un articolo che nei confronti di Julia Kristeva è a dir poco feroce. Il fatto scatenante, che ha privato Rinaldi della possibilità di tacere oltre, è stato un intervento della Kristeva nella rivista del marito, L'infini, avente per tema lo stato delle lettere contemporanee. Il critico riassume sbrigativamente i concetti della semiologa desumendo che la convinzione di lei sia: «A parte noi, non c'è nessuno». La Kristeva si chiede «se l'esperienza letteraria è ancora possibile», e afferma che nella «bassa epoca» che è il presente auspica vengano scritti o «best sellers di testimonianza», come I Samurai, o «piccoli libri ben fatti in omaggio al buongusto d'antan in questi tempi di volgarità». In tralice, vi è un riferimento a romanzi della fattura di Possessions, il curioso poliziesco-psicodramma giunto proprio ora in libreria a firma della Kristeva stessa (Fayard). Il critico dell'Express, ricordando ai suoi lettori che i membri di Tel Quel ai tempi aurei si erano appropriati della modernità quasi fosse una loro invenzione, si diverte allora a esaminare il nuovo romanzo della Kristeva, ora che lei come i suoi pari «sono rientrati nei ranghi», e incrudelisce di citazione in citazione provando evidente gusto ogni volta che coglie in fallo l'ex intoccabile signora. Riporta, ad esempio, frasi come quella in cui la Kristeva dice della vittima di un serial killer che, prima di essere da lui decapitata a domicilio, era stata «sentimentalmente toccata in quel luogo inaccessibile che le donne chiamano generalmente il loro cuore, l'invisibile punto in cui l'utero tocca l'ombelico della nerezza dell'animo». 0 cita, Rinaldi, la massima secondo cui «una donna che gode è decisa a morire». La conclusione è senza mezze misure: «E' necessario - si chiede il critico - moltiplicare le citazioni di una prosa la cui pesantezza fa gemere le molle del divano, segnalare una trama appesantita dai riferimenti culturosi, la cecità nei confronti dello spettacolo della vita quotidiana, l'incomprensione del canto stesso della lingua, e tanta ingenuità? Non avremmo segnalato un fiasco, che può capitare a chiunque, avremmo taciuto se madame Kristeva, terrorista imperniente, manierata sarta del nulla, non avesse voluto arrogarsi l'esclusività di una rivolta che ha avuto, e ha, i suoi martiri». Il talento narrativo è morto in Francia, lamenta la Kristeva. «Lei che lo proclama senza provare il suo - scrive Rinaldi - assomiglia alle cugine di Proust, trafitte di snobismo, consumate di arrivismo, che salgono scalino dopo scalino, convinte che l'annuncio di cui si fanno carico di un lutto imminente in famiglia aprirà loro porte fino ad allora chiuse. Ma che non si apriranno mai». Julia Kristeva manda in libreria in questi giorni anche un altro libro, «rientrato nei ranghi» come non mai: Senso e non-senso della rivolta. Poteri e limiti della psicanalisi (Fayard). Gabriella Bosco «E'noiosa e snob: una prosa talmente pesante da far gemere le molle del divano» «Fa la prima della classe sulla rivista di suo marito Philippe Sollers» Feroci critiche dalla sinistra: «E' rientrata nei ranghi» Julia Kristeva, la «signora della semiologia» Jacques Chirac: il presidente francese è molto apprezzato da Julia Kristeva e da Philippe Sollers. Sotto, Marcel Proust

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