L'oceano batte il fonalo del remo di Fabio Galvano

Era partito due mesi fa, la radio nel giubbotto di salvataggio ha dato l'allarme Era partito due mesi fa, la radio nel giubbotto di salvataggio ha dato l'allarme L'oceano batte il fonalo del remo Trovata la barca, Bird inghiottito dal Pacifico LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Diceva sempre che la sua più grande paura era di «fare un Maxwell»: cadere dalla barca, in pieno oceano, e «vederla allontanarsi, senza riuscire a raggiungerla nuotando». Forse è finita proprio così - solo le onde del Pacifico lo sanno - la grande avventura di Peter Bird, il «rematore solitario» mai sazio di primati, che cercava di conquistare il più ambito. Era partito da Vostochnij, sulla costa orientale russa presso Vladivostok; e sperava, remando otto ore al giorno, di arrivare entro fine settembre a San Francisco, 6 mila miglia attraverso il Pacifico settentrionale. Hanno invece ritrovato la sua barca, capovolta, a 1100 miglia dalla costa giapponese. Di lui nessuna traccia. Eppure Peter Bird non era uno sprovveduto. Amante dell'avventura sì, era lui stesso ad ammettere la passione per «la sfida agli elementi e ai propri limiti»; ma avventuriero no. Aveva 49 anni, da oltre venti fotografo di professione - si dedicava a queste imprese d'altri tempi ma sempre con approccio moderno e scientifico, sfruttando le tecnologie più avanzate. Era il caso del suo «Sector Two», la barca che prendeva il nome della casa italiana di orologi che lo aveva sponsorizzato: un'imbarcazione ispirata alle «lon- gships» vichinghe ma dotata di timoneria satellitare e di tutti i più sofisticati marchingegni elettronici. Sono stati quelli a dare l'allarme: probabilmente la radio automatica inserita nel giubbotto di salvataggio. Da quella - quindi presumibilmente quando Bird era già in acqua, separato dall'imbarcazione - è venuto lunedì scorso l'S.O.S. automatico, il «Mayday» captato da un jumbo della United Airlines che sorvolava la zona. Paradossalmente, trovare il relitto è stato un gioco, perché la radio del «Sector Two» continuava a trasmettere regolarmente la propria posizione. A raggiungerla è stato un cargo di Singapore, il «Westward Halla». Ma di Peter Bird nessuna traccia. Anche la radio del giubbotto, ormai, taceva. Ora la sofisticata barca della tra¬ gedia, con tutti i suoi accorgimenti compresi i serbatoi d'acqua che facevano da zavorra e dovevano renderla autoraddrizzante, è sul ponte della nave in rotta per Seattle. «Lo avevamo ancora sentito per radio venerdì scorso», commenta a Londra la sua compagna, Polly Wickham: «Tutto andava bene e non voglio pensare a quello che può essere accaduto». E' una delle ultime difese umane, il rifiuto dell'evidenza; ma nessuno si fa più illusioni, neppure l'amico Kenneth Crutchlow, che lo aveva aiutato a preparare la traversata del Pacifico e che da Londra manteneva i contatti via computer. Il Pacifico settentrionale era l'ultimo sogno del rematore che si definiva «solitario ma mai solo». Nel 1974, con l'amico Derek King, era partito da Gibilterra: dopo 106 giorni e 3545 miglia era arrivato a St. Lucia, nei Caraibi. Nel 1982 - questa volta da solo - era partito da San Francisco diretto in Australia: dopo 294 giorni fece naufragio sulla barriera corallina, ad appena 33 miglia dalla costa. Dopo avere superato uragani, squali e gli infidi giochi delle orche dovette essere salvato dalla marina australiana. Il record fu ugualmente omologato, il suo nome entrò nel Guinness dei primati, come il primo rematore a completare la traversata del Pacifico meridionale. Restava la traversata a Nord. «La più pericolosa», ammetteva. Ci aveva già provato due volte, nel 1993 e nel 1994. L'ultima era stato bloccato dai venti contrari e dal maremoto sprigionato dal terremoto di Kobe. Avanzava e l'oceano lo respingeva. Dovette arrendersi dopo 304 giorni, 14 ore e 50 minuti - di per sé un primato - quando era ancora a oltre 2 mila miglia da San Francisco. Questa volta era convinto di farcela. Otto ore al giorno, con una pausa di tre minuti ogni ora, in quel suo mondo lungo 29 piedi, poco meno di 9 metri; 20 vogate al minuto, un whisky al tramonto, poi il riposo nella cuccetta fra l'impianto di desalinizzazione dell'acqua e le provviste liofilizzate. L'8 agosto avrebbe battuto un altro record: mille giorni in solitario. Fabio Galvano Ultimo grande navigatore solitario, aveva attraversato l'Atlantico con la forza delle sue braccia MMKaMflflflMMflMM L'ULTIMA IMPRESA m Q timoneria satellitare H perla rotta © timone *;1 © cellule fotovqltaiche * * ' »t ■' per l'elettricità „ f O serbatoi d'acqua stabilizzatori *. /#* 3 perautoraddrizzamento Pillili portei10ne di accesso cabina con oblò' giubbotto con radio Peter Bird sulla sua barca «Sector Two» che prendeva il nome della casa italiana che lo aveva sponsorizzato Peter Bird 49 anni

Persone citate: Bird, Derek King, Kenneth Crutchlow, Peter Bird, Wickham

Luoghi citati: Australia, Gibilterra, Londra, San Francisco, Seattle, Singapore