IL CORAGGIO CRISTIANO DI KOHL

Interno IL CORAGGIO CRISTIANO DI KOHL non ci sia di mezzo una legge dello Stato, come per esempio quella sull'aborto. In questo caso, anche le coscienze dei governanti o dei regnanti cristiani avvertono in modo diverso il problema. In Belgio, re Baldovino si assentò per alcuni giorni dal potere per non firmare la legge sull'aborto. In Italia, il capo del governo Andreotti, cattolico fervente e amico di papi, appose la sua firma senza alcuna minaccia di dimissioni. Sulla contraccezione, ovviamente, non esiste legge di Stato. Il divieto è soltanto morale per i cattolici e proviene da una convinzione che la Chiesa, con in testa il suo Pontefice, continua a mantenere. I teologi ne discutono, il popolo di Dio, compresi alcuni vescovi e sacerdoti, non riescono sempre a vederne i fondamenti logici e nemmeno evangelici. Sarà difficile che questa posizione ufficiale della Chiesa possa mutare ora: tale convinzione è espressa non solo da papi, come Paolo VI e Giovanni Paolo II, ma è stata anche avallata dal Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia. E, tuttavia, Kohl, a differenza di altri governanti o capi di Stato che rifuggono diplomaticamente dall'urtare pubblicamente le suscettibilità degli uomini di Chiesa, si pone sul piano della gente comune e tenta di farsi interprete autorevole delle coscienze del popolo cristiano, esponendo al Papa il tormento dei credenti, nel modo semplice e schietto che il Pontefice aveva ascoltato, proprio in Germania, a Monaco, dalla giovane cattolica, più di quindici anni fa. Si potrebbe dire che questo di Kohl, al di là della immagine di dura scorza di cancelliere tedesco, è un atteggiamento di sensibile partecipazione cristiana alle difficoltà morali della sua gente che come lui crede in Cristo. Ma cristiano appare anche il suo rivolgersi al Pontefice, che non è acerbo contrasto o ribellione, ma richiesta di comprensione per un disagio morale dei credenti. La questione che è sotto a tutto il problema, tuttavia, riguarda un punto dell'essenza stessa della legge morale e il suo rapporto con la coscienza. «La Chiesa non condanna nessuno - si affannano a dire i moralisti - solo Dio lo può fare. La Chiesa dice soltanto quello che è bene e quello che è male, poi rispetta le coscienze». L'intransigenza sulla contraccezione è, come si sa, uno dei punti fermi del magistero di Giovanni Paolo II, così come lo è stato di Paolo VI. La durezza del discorso di Wojtyla riguarda appunto l'oggettività della norma, riguarda il dire ciò che è male e ciò che è bene. E' la salvaguardia della legge morale contro l'idea che la coscienza singola possa farsi creatrice di norma etica e che questa debba essere sottomessa ai mutamenti o alle voglie della società consumistica. Forse altra questione ancora è comprendere che la coscienza non serve soltanto a giustificarci per esimerci da una norma. Essa dovrebbe anche servire (ma è cosa ben poco praticata oggi) ad avvertire la condizione di peccatori. Il che, per i crede. -i, non vuol dire sentirsi dei reietti, considerarsi degli esclusi dalla misericordia della Chiesa e soprattutto dalla misericordia di Dio. «Anche se ti involvi nel peccato - diceva Santa Caterina da Siena - ricordati che non ti schiferà il dolce tuo Dio». Domenico Del Rio

Persone citate: Andreotti, Baldovino, Domenico Del Rio, Giovanni Paolo Ii, Kohl, Paolo Vi, Wojtyla

Luoghi citati: Belgio, Germania, Italia, Monaco, Siena