Bocca il Carroccio va ignorato di Alessandro MondoGiuliano Ferrara

L'Osservatore Bocca: il Carroccio va ignorato / media: il silenzio non è una risposta ■ ■: :■. . ■ . / ■ ■ , ■. .. ■ :■,:;■■. ,■■ , mm INFORMAZIONE E CENSURA OROMA RA basta. Di fronte alle iniziative della Lega è arrivato il momento di staccare la spina. A parlare è Antonio Martino. «Ormai non restano che due provvedimenti - spiega l'esponente di Forza Italia -: punire eventuali reati penali ed evitare di attribuire eccessivo clamore pubblicitario a queste iniziative». Una preoccupazione condivisa da Giorgio Bocca. Che va oltre, e propone «un patto tra le tv di Stato e quelle commerciali, maltrattate entrambe». Attenzione, «non si tratta di censurare le notizie - precisa Bocca - ma io spero che presto questo governo dia direttive, almeno alla tv di Stato, di non propagandare i nemici dello Stato». Anche perché «non esiste il diritto di delirare». Insomma, di fronte alle continue sortite del senatùr - irriducibile «Asterìx» della Padania contro il potere di Roma - non resterebbe che giocare la carta dell'isolamento, dell'oblio forzato. Una soluzione che giornali e tv respingono, appellandosi con sfumature diverse al diritto-dovere di cronaca. «Staccare la spina non è una risposta - replica Nuccio Fava, direttore ad interim del Tgl -. Piuttosto, bisognerebbe far capire meglio agli italiani le ragioni del malcontento cavalcato dalla Lega. E poi non dimentichiamo che le risposte sul piano concreto deve darle la classe politica. Quanto alle "direttive generali" chieste per la tv di Stato, ricordo a Bocca che sono di competenza del Parlamento e non certo prerogativa del Governo». «Guai a non parlare delle cose, anche se c'è modo e modo di dare le notizie - ribadisce Clemente Mimun, al timo- ne del Tg2 - C'è un'insofferenza crescente nel Nord-Est del Paese: di questo dobbiamo rendere conto con inchieste a 360 gradi, mantenendo le giuste distanze da Bossi. Ma la censura proprio no: impedisce di dare un giudizio sui fatti, obbligandoci a dar conto solo delle repliche». «Chi fa di queste proposte è fuori di testa - taglia corto Paolo Liguori, direttore di "Studio aperto" -. Io trasmetto Bossi non perché mi piaccia, ma perché alcuni milioni di italiani lo applaudono e sono telespettatori anche loro. E poi figuriamoci, dovremmo eliminare la con¬ correnza fra tv di Stato e tv commerciale, che è il nostro pane quotidiano, in funzione anti-Lega». «Sicuramente c'è una strategia del clamore da parte della Lega - interviene Giovanni Mottola, direttore del Tempo di Roma -. Ma, staccando la sputa, si conoscerebbe meno quello che Bossi combina. Mentre invece bisogna vigilare: la conoscenza del fenomeno è il primo passo per prevenirlo». Per Giuliano Ferrara, ideatore e direttore del Foglio, «quelle di Bocca e di Martino sono richieste assurde»: «Non è lecito oscurare nessuno. Anzi, cercherò di intervistare Bossi al più presto per comprendere le ragioni di questo innalzamento di tono nella polemica». «I media non c'entrano, ad imporsi è la gravità della situazione conclude Gennaro Malgeri per lì Secolo d'Italia -. Mettere la mordacchia a Bossi è inutile: è un fatto che nei suoi primi anni di vita la Lega si è affermata benissimo nonostante l'indifferenza di giornali e tv». Alessandro Mondo Giuliano Ferrara direttore del «Foglio» e Clemente Mimun che guida •I Tg2

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