«Ci pensino i politici» di A. Z.

«Ci pensino i politici» «Ci pensino i politici» Borrelli: non tocca a noi fermare i secessionisti MILANO. «E' mi problema politico», concordano senza un attimo di esitazione il procuratore Francesco Saverio Borrelli e il suo vice Gerardo D'Ambrosio. E il commonto dei due capi del pool Mani pulite finisce come sasso in piccionaia nel mezzo delle polemiche contro il giuramento secessionistico di Umberto Bossi: Padania, in piediii! S'infiamma il dopo Pontida. Si alza il tono delle reazioni politiche e, insieme, arrivano le prime denunce che chiamano in causa la magistratura contro la Lega. A Erba succede persino che sia un ex deputato leghista a presentarsi ai carabinieri per denunciare Bossi per attentato all'unità dello Stato: «Da convinto federalista, non posso accettare in silenzio quanto sta accadendo, la Lega si appresta a percorrere la via della secessione con tutti gli atteggiamenti conseguenti che io reputo pericolosi e non più tollerabili». Toccherà dunque ai magistrati replicare a Bossi? «Spero di no taglia corto D'Ambrosio - spero che la questiono sia risolta a livello politico e non si debba ricorrere un'altra volta alla supplenza della magistratura». Non hanno alcuna intenzione di occuparsi di secessione e di Padania libera, i magistrati del pool. Certo, qualche denuncia sui loro tavoli è arrivata, denunce di privati cittadini già state trasmesso ai procuratori di Bergamo e di Mantova competenti per territorio: «Volendo rispondere burocraticamente - sorride Borrelli - per il momento il problema non interessa la procura di Milano». Ma poi si spiega meglio ricorrendo al codice penale: «L'intervento della magistratura per l'ipotesi di reato prevista dall'articolo 241 può avvenire solo quando gli atti dirotti a smembrare l'unità nazionale acquistino concretezza e portino a im pericolo specifico, attuale, concreto di frantumazione deiunità nazionale». Insomma, insiste il capo della procura milanese, il problema più che il codice penale riguarda la politica. Non l'avesse mai detto! Informato dello parole di Borrelli e D'Ambrosio, si è scatenato l'ex guardasigilli, Filippo Mancuso, nemico dichiarato della Lega e del pool. Durissimo Mancuso: «Se una qualunque procura avesse già, o avrà, acquisito notizie secondo cui la Lega è annata e ha depositi d'armi si chiede - si tratterebbe ancora di una questione politica? La concretezza del pericolo ci sarebbe in quel caso o no?». Non bastasse il primo interrogativo maligno, eccone un secondo: «E se questi elementi fossero già in possesso di una procura e non si fosse provveduto al riguardo?». Di più non dice, Mancuso. Ma, c'e da scommettere, i suoi sospetti sono destinati a alimentare chissà quali altre polemiche. Non da parte di Borrelli che, tranquillo, insiste con la necessità di ima risposta politica: «Sono convinto che se il governo, così come sembra abbia programmato, andrà incontro alle esigenze di tipo autonomistico, di decentramento dell'amministrazione e in certa misura anche della legislazione, saranno neutralizzate le spinte secessionistiche che, a mio parere, sono antistoriche: nel momento in cui si pensa all'Europa, è antistorico pensare di frantumare gli Stati che già ci sono. In fondo questa è mia sorta di conduzione all'estremo del principio di nazionalità elio nell'800 ha dato luogo si alla formazione dei grandi Stati ma che, portato all'estremo, diventa nuovamente la frantumazione in campanili, in piccole repubbliche o piccole signorie. Questo non ha senso». Fa lezione di storia, Borrelli. Ma Maroni, portavoce del Cip, il comitato liberazione della Padania, non ci sta: «Sono stupito che Borrelli e D'Ambrosio si dichiarino non competenti per territorio ma poi si mettano a far conunenti metà politici e metà giuridici sulla Lega». [a. z.]

Luoghi citati: Bergamo, Erba, Europa, Mantova, Milano, Pontida