Bossi resistere allo Stato ingiusto di Alberto Rapisarda

La Lega continua l'attacco alle istituzioni, mentre si levano forti reazioni da tutti i partiti La Lega continua l'attacco alle istituzioni, mentre si levano forti reazioni da tutti i partiti Bossi; resistere allo Stato ingiusto EMaroni chiede a Prodi di «abolire la burocrazia» ROMA. Maroni chiede a Prodi di trasferire, per decreto, le imposte dirette alle autonomie locali e di abolire la burocrazia centrale a livello locale. Bossi, al tg5, torna a predicare il «diritto-dovere alla resistenza davanti ad uno Stato ingiusto» e ripete l'invito ai presidenti delle Province del Nord a «sfrattare» i prefetti. «Sono figure da togliere al più presto dall'ordinamento» dice. Linea d'attacco accompagnata, però, dalle consuete mezze offerte («Prodi deve trovare soluzioni legislative, non parlare» dice Maroni) e mezze scuse («Il raus non era diretto agli operatori tv che erano lì» dice Bossi) che i dirigenti leghisti fanno regolarmente seguire alle loro sortite più clamorose. L'ultima è stata la cacciata degli operatori delle tv. Intanto, gridando e minacciando, Bossi ha fatto un altro passo avanti nella scalata di rivendicazioni e fatti compiuti. La novità vera, in realtà, non è tanto l'agitarsi leghista quanto la risposta che arriva dai maggiori partiti. I quali cominciano a prendere sul serio le minacce di Bossi sino al punto da dimenticare le antiche divisioni di schieramento. Si va dalle reazioni più accese come quella del pri («si sente puzza di fascismo») o quella del capogruppo della sinistra democratica, Mussi («forme iniziali di squadrismo»). Forza Italia e An hanno presentato al Senato una interrogazione per invitare il governo a «verificare se la Lega Nord non si stia organizzando in strutture paramilitari». L'Ordine dei giornalisti sta valutando se ci sono gli estremi per denunciare Bossi per l'attacco agli addetti all'informazione. Nel complesso, però, i dirigenti di Ulivo e Polo sono più misurati di quanto non appaia. Perché tutti si rendono conto che la Lega pesca hi uno scontento fondato. Così, il segretario del pds Massimo D'Alema risponde a Bossi che «le riforme non si possono fare per decreto. C'è un Parlamento della Repubblica italiana che può fare leggi e promuovere riforme. La Lega venga in Parlamento e dia il suo contributo». «Sì, sono allarmato» ammette D'Alema. Pietro Folena, del pds, replica seccamente al Maroni che chiede decreti a Prodi, che «quando lui guidò per otto mesi il Viminale non si videro provvedimenti né per de¬ creto, né per altra iniziativa del governo, di impronta neppur lontanamente federalista». La linea dell'Ulivo, al momento, è quella che spiega il ministro per gli Affari regionali. Franco Bassanini: «Noi proponiamo come base il sistema federale tedesco con maggiore autonomia ai Comuni - premette Non ci sono minacce reali di disordini. Ci sono, invece, episodi. Alcuni gravi, che sono sul confine tra una pacifica manifestazione di idee, anche se discutibili, e azioni violente. Queste ultime debbono essere bloccate. C'è una legge e deve essere rispettata». Sembra una esortazione alla magistratura a controllar meglio i comportamenti della Lega, ed anche un invito al ministro della Giustizia a vigilare. Flick, comunque, ieri sera ha diffuso una nota per dire che «non compete al ministro dare valutazioni su fatti di rilevanza penale. Valuterà l'autorità giudiziaria. La risposta più valida, sotto il profilo tecnico-politico, è quella di realizzare efficienza e decentramento». Assai simili sono i toni delle reazioni del Polo. Il capogruppo di Forza Italia, Pisanu, denuncia i gesti «plateali e grossolani» di Bossi ma ricorda che tre milioni e mezzo di elettori gli hanno dato i voti. Lui «è come drogato, ha bisogno di dosi crescenti di protesta per farsi ascoltare». E Fini: «Quella della Lega è una questione piuttosto complessa, da affrontare in modo approfondito». Alberto Rapisarda Qui sopra Francesco Saverio Borrelli

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