Demi la politica è striptease

L'attrice discute il fenomeno dei club a luci rosse con lo scrittore che ha ispirato il film L'attrice discute il fenomeno dei club a luci rosse con lo scrittore che ha ispirato il film verso corso: blico» Demi la politica è striptease NEW YORK. In «Striptease» Demi Moore interpreta Erin Grant, una spogliarellista che diventa l'ossessione di David Dilbeck (Burt Reynolds), un congressista nel libro paga dei giganti dello zucchero. Il film è ispirato al romanzo di Cari Hiaasen, columnist del «Miami Herald» e autore di molti thriller satirici. Lui e Demi Moore si sono incontrati per parlare del legame tra sesso e politica negli Usa. Ecco il loro colloquio. Il fenomeno degli «strip clubs» - in cui è ambientata la vicenda - è molto interessante. Adesso sono considerati rispettabili luoghi di incontro per uomini d'affari e professionisti, anche se le ballerine si portano addosso un'immagine negativa. «C'è l'idea che, se ti spogli, devi essere per forza una donna senza moralità. Nella società aleggia un atteggiamento punitivo verso le donne che ricorrono all'energia che fa parte della loro natura - la femminilità - per essere seducenti. Invece gli uomini ci si limita a definirli affascinanti». A volte fanno politica proprio perché sono seducenti. «Mentre le donne sono immorali. E' la vecchia storia: sei una Madonna o una puttana. Le donne possono volere il sesso, ma solo se il loro scopo è sposare la persona con cui vanno a letto». Ma quelli che si lanciano nelle peggiori filippiche sono gli stessi che passano i sabati a guardare gli incontri di wrestling. Allora, quali sono gli standard morali di cui dobbiamo preoccuparci? Qualche anno fa, il vicesindaco di Fort Lauderdale, in Florida, si batté per la chiusura dei locali dove si facevano spogliarelli. Di lì a poco, venne fuori un video in cui lo si vedeva a Ietto con una prostituta. «Forse i politici sono così gretti perché devono vivere entro confini morali molto ristretti, perché il controllo pubblico su di loro è asfissiante...». Quando girava le scene di «strip», si è mai sentita addosso una piacevole sensazione di potere? «Il mio approccio è stato quello di un'attrice, non di una spogliarellista. In ogni numero dovevo interpretare il personaggio. E ciò mi trasportava in un altro mondo. Ma anche nei momenti in cui sentivo un peso sullo stomaco, quando sapevo che c'era qualche tizio in fondo alla sala che non aspettava altro che di vedere i miei capezzoli, c'era un'altra parte di me che acquisiva maggiore sicurezza». Che opinione hanno le spogliarelliste dei loro clienti? «Vorrebbero conoscerne alcuni. Ma penso che vedano il lato peggiore degli uomini: arrivano di punto in bianco e, indipendentemente dalle robacce che fanno, sono pronti a rovesciarle su una donna pagata apposta». Le spogliarelliste che ho intervistato avevano sviluppato alcuni esercizi mentali che le aiutano a salire sul palco. «Ho capito che queste ragazze si eccitano quando sono al centro dell'attenzione, del divertimento, della provocazione. E' una forte percezione di sé e di autostima». Ogni politico che sale sul palco per un discorso fa la stessa cosa: assume il controllo totale di quel momento. «Sì. Ciò che conta è il momento». Ed è una forma di divertimento. Tutti aspettano di vedere la performance. «Ricordo una donna che ho incontrato che doveva mantenere due bambini: una madre single, perbene, niente a che fare con alcol o droga, e non certo priva di stima di sé. Aveva un corpo che faceva impazzire e una vita che la faceva sentire a suo agio. Posso mettermi a giudicarla? Aveva fatto una scelta per garantire il massimo di cui era capace ai propri figli». Se pure gli uomini si guada¬ gnassero da vivere ballando nudi, di sicuro diventerebbe un mestiere rispettabile. «Ovviamente, ciò che mi ha convinto a interpretare la parte di Erin è stato il fatto che si trattava di un personaggio che sapeva come mettere a frutto le proprie qualità e non voleva compromettere la propria integrità. Lo slogan femminista più forte che posso dire è questo: "Aiutate le donne che sanno scegliere da sole". Magari senza giudicarle». Lei è stata in molti di quei club. Secondo lei, che cosa attira gli uomini - e non solo i tanti Dilbeck - e li convince a tornare? «Forse è la soUtudine, ma è anche il bisogno di ciascuno di sentirsi speciale, di sentire che qualcuno concentra tutta l'attenzione su di te. Molta gente non prova mai questa sensazione e non sa neanche come fare per averla. Così, è più facile andare nei clubs, dove c'è un accordo molto chiaro». Nessuna ambiguità. «Tu balli, io pago». Allora, potremmo concludere che la cosa non è poi così brutta come sembra. «La ballerina fa sentire il cliente soddisfatto. Nessuno soffre. Nessuno è tradito. Più che altro è una fantasia. Come andare al cinema». Cari Hiaasen Copyright «George» e per l'Italia «La Stampa» «Spogliarsi non è diverso dal fare un discorso: è il dominio del pubblico» Demi Moore a sinistra durante un suo spogliarello in tv

Persone citate: Burt Reynolds, David Dilbeck, Demi Moore, Erin Grant, Hiaasen, Ietto, Lauderdale

Luoghi citati: Florida, Italia, New York, Usa