E vita reale sul computer di Luciano Gallino

Saggio del biologo Emmeche Saggio del biologo Emmeche E' vita reale sul computer C HE cos'è la vita? Oltre che il titolo d'un famoso saggio del 1943 di Erwin Schroedinger, rivoluzionario della fisica novecentesca, è un quesito intorno al quale ruotano decisioni critiche in molti campi pur lontanissimi tra loro. In biologia l'intera teoria dell'evoluzione si trova tuttora impigliata tra risposte riduzionistiche («la vita è un insieme di molecole») e risposte distiche («la vita è forma, organizzazione»). In campo medico dipende dalla risposta allo stesso quesito la definizione di morte - le cui recenti modificazioni sono alla base della tecnica dei trapianti. Nelle tecnoscienze si vorrebbe capir meglio che cos'è la vita perché in tal modo si aprirebbe la possibilità di costruire robot autonomi, capaci di operare senza aver bisogno di un programmatore umano. Gli esobiologi - coloro che studiano la possibilità che ci sia vita su altri mondi - sono a loro volta in cerca d'una risposta per poter distinguere, al caso, ciò che è vivo da quel che non lo è in ambienti totalmente diversi da quello terrestre. Il dibattito intorno a questo pelago di dilemmi e problemi è stato rilanciato in una prospettiva impensabile - o meglio tecnicamente inattuabile - fino a pochi anni fa da un nuovo indirizzo di ricerca denominato Vita Artificiale (Va). Al fine di capire di che cosa si tratta, e di quanto sia poliedrica.la tematica della Va, aiuta come pochi altri un biologo danese, Claus Emmeche, con II giardino nella macchina. Della vita artificiale (Bollati Boringhieri). D giardino sta dentro la macchina perché la Va è per il momento una creatura generata di prima mano soprattutto da informatici. Si scrive un programma che produce la comparsa sullo schermo di alcune semplici sagome, capaci di muoversi, di riprodursi o di morire (cioè sparire) in funzione di poche regole: la prossimità o meno di altre sagome, il loro numero, la loro somiglianza o dissimiglianza. Ogni iterazione del programma corrisponde, simbolicamente, a una generazione biologica. Dopodiché si fa girare il programma, il che può significare milioni di iterazioni al secondo, e si sta a vedere quel che succede. I risultati sono assolutamente im¬ prevedibili, talora stupefacenti. Sullo schermo, partendo dalle poche elementari sagome iniziali, compaiono e crescono strani organismi in lotta per sopravvivere, stormi di uccelli in movimento, forme di animali insoliti, piante sconosciute. E' vera vita? Certo che no, affermano i critici della Va, perché la vita presuppone apporti di energia dall'esterno, e autonomia di movimento. Certo che sì, rispondono i teorici della Va, perché gli organismi che si evolvono sullo schermo traggono la loro energia appunto dall'esterno, ossia dal computer, e appaiono del tutto indipendenti dalla volontà del ricercatore. Tra le due posizioni, un primo terreno di incontro è stata la definizione della Va come ((biologia del possibile». Anche molti biologi sono disposti ad ammettere che la nostra definizione di vita è troppo schiacciata su quel che ci sembrano essere i caratteri degli esseri viventi sulla Terra. Così ci si preclude non soltanto il riconoscimento di forme di vita per ora ignote, ma anche una comprensione più approfondita della vita di cui abbiano esperienza. L'argomentazione di Emmeche porta contemporaneamente alla luce il contributo positivo della Va quanto i suoi limiti attuali. Gli studi sulla Va ripropongono su nuove consistenti basi l'ipotesi che la vita sia innanzitutto forma, organizzazione. E' un'obiezione forte contro il riduzionismo di gran parte della biologia contemporanea, che ha costruito un modello del vivente come il prodotto meccanico di singole molecole; donde l'idea fuorviarne che nei filamenti di Dna sia racchiuso nientemeno che «il segreto della vita». Al tempo stesso, se vorrà avanzare, la Va dovrà far fronte all'obiezione che il vivente è qualcosa che agisce, sopravvive e si riproduce in un ambiente reale, non simulato; e riesce a fare tutto ciò perché possiede una sua materialità, un qualche tipo di corpo. Il che significa uscire dal computer per cercare di costruire organismi artificialmente reali. Nel perseguire tale tentativo è probabile continuino ad emergere insospettate risposte al quesito su ciò che separa il vivente dal non vivente. Luciano Gallino

Persone citate: Claus Emmeche, Emmeche, Erwin Schroedinger