I danni della «tv verità» e i rischi del «Multilab» a scuola

«Eliot poeta grazie all'odio antisemita» AL GIORNALE I danni della «tv verità» e i rischi del «Multilab» a scuola Brutalità nel nome dello spettacolo Fino a che punto ha il diritto di spingersi chi pratica la «Tv verità»? Il diritto all'informazione può giustificare l'informazione come spettacolo? Non sono domande originali, ma in questi giorni me le sono poste molte volte e ora sento il bisogno di porle ai lettori del giornale, spinta dal dolore e dall'offesa per quanto è accaduto a me e ai miei familiari più cari. Non cerco riparazioni e nemmeno delle risposte categoriche. Voglio solo che chi lavora in questo settore cominci davvero a vedere la «Tv verità» anche dalla parte di chi, suo malgrado, la subisce e non più solo dalla parte di chi la consuma come un qualunque altro prodotto televisivo. Martedì 21 maggio della trasmissione «Chi l'ha visto?», una trasmissione che intende presentarsi come programma di servizio e di impegno civili, si è trattato a lungo della morte, tragica e inaccettabile, di un uomo meraviglioso, dolce e carissimo, la cui scomparsa era stata oggetto di un breve servizio già nella puntata precedente. Quando ogni circostanza di quella morte privata e disperata era stata ormai chiarita da carabinieri e magistratura con scrupolosità e delicatezza, dopo una settimana vissuta da noi familiari come un incubo indicibile, gli autori della trasmissione hanno portato di nuovo il caso in pubblico, questa volta lavorando su tutti quei particolari che potevano renderlo «interessante» e intrigante. Nel far questo non hanno avvertito nessuno dei familiari, non si sono fermati davanti a nessuna delle nostre affannate richieste di riservatezza o almeno di riguardo; non hanno considerato nessuna delle conseguenze che quel servizio brutale e sbrigativo poteva avere sui più fragili e indifesi fra noi. Le nostre telefonate in redazione hanno ricevuto solo risposte spazientite e arroganti. I nostri telegrammi sono stati semplicemente ignorati. Il regista e gli autori non hanno sentito il bisogno di fornire alcuna spiegazione e anticipazione. Quella che poteva e doveva essere una semplice e lineare informazione di cronaca è stata costruita come una storia gialla dai risvolti oscuri, dove l'intera vita complessa, ricca, generosa e soprattutto appartata di un uomo a cui sono legati tanti affetti, ricordi e pensieri, diventava il pretesto per un quarto d'ora di intrattenimento. La cosa che mi offende di più è che l'operazione è stata del tutto gratuita, poiché ormai non era più giustificata dalla necessità di raccogliere nuovi particolari e nuove informazioni. Un'operazione fine a se stessa, dettata da un misto di insensibilità e di protervia da parte di chi nasconde dietro il dovere di informare il diritto ormai acquisito di ferire e di calpestare la sensibilità altrui. A questa televisione che vive del dolore altrui senza saperlo rispettare ora guardo con occhi del tutto diversi. Forse non era lontano dal vero chi ha detto «l'inferno sono gli altri». la nipote Costanza Daffara Varallo Per le famiglie Daffara Computer sì ma senza sprechi E' tempo di spese pubbliche oculate e senza sprechi. Vorrei sollevare un dibattito sul progetto «Multilab» del ministero della Pubblica Istruzione che prevede di fornire 140 scuole di aule multimediali per iniziare anche in Italia una sperimentazione che arricchisca la nostra didattica. Si tratta di una bellissima iniziativa che però, allo stato attuale, appare male impostata e fonte di sperperi. Ognuna delle 140 scuole avrà circa 75 milioni hi computer, programmi, cd-rom, scanner... i migliori prodotti al momento sul mercato. Nel progetto viene però previsto che un solo insegnante di ognuna di queste scuole segua un corso residenziale di tre settimane. Questo insegnante dovrebbe svolgere poi il ruolo di tutor nella scuola di appartenenza mettendo in comune con i colleghi le conoscenze apprese. Già si prefigura che queste aule multimediali per il primo anno saranno usate solo da pochissime classi e resteranno inutilizzate per la maggior parte delle ore. In un corso sulla «Didattica con i computer» che ho seguito in una università americana mi hanno insegnato prima di tutto la regola dei «Tre Terzi»: dato un budget a disposizione per un'aula informatica, questo va diviso in tre parti uguali, una per l'acquisto di hardware, una per l'acquisto di so- ftware e una per la formazione degli insegnanti. Solo questa ripartizione garantisce un buon utilizzo dell'aula informatica. Mi aspetto ora che il ministero si ponga il problema della formazione dell'intero corpo docente, non di un solo insegnante. Altrimenti i 75 milioni in macchine e programmi saranno in parte but- tati via. Nessuna azienda privata investirebbe tanti soldi senza preoccuparsi del massimo utilizzo delle macchine acquistate. Maria Teresa Serafini, Milano L'Italia rilanciata dalla cultura Pasolini, fa niente se non campione di simpatia e moralità, in cose giuste e geniali non è mancato. Come la scoperta che i poliziotti non erano gli esecrati «scelbini», nemici giurati dei comunisti, sessantottini e dei poveracci, essendo invece tali loro stessi. O che l'italiano, a differenza del francese con i re amalgamanti o il tedesco della Bibbia di Gutenberg 0 con Lutero - ed aggiungo con i filosofi - era una lingua inesistente; chiunque ignorandolo, fino a poco fa (tv, cinema e radio, ed io aggiungo Grande Guerra prima, e servizio militare, un poco) in favore dei 100 dialetti o parlate locali, salvo che per due fatti: quello letterario prima (Boccaccio prima ancora dì Dante o Petrarca, ma poi 1 vari Bembo, Ariosto, Tasso, Metastasi, Alfieri, Foscolo, Parini, Carducci, Pascoli, Nievo, Verga, con anche D'Annunzio purtroppo! etc.) ma soprattutto quello tecnologico; da Milano (e non certo da Torino o Venezia), e dei suoi giornali e libri. E Veltroni, assai accorto e preparato, sta insistendo anche in una recente uscita in tv, per un rilancio dell'Italia, per effetto della cultura, la quale - aggiungo io - è l'unica vera contrapposizione ai fenomeni sia di corruzione che di mafia, sia ai livelli alti che dei gregari (chi conosce Dante o Beethoven, non può materialmente continuare a sparare, sequestrare o persino strozzare i bambini). E così Muti quando inneggia all'Austria che è ricca non per i giacimenti minerari, industrie vaste e piane agricole, ma per la musica ed il turismo. Peccato che non siano ugualmente attivi e reattivi altri esponenti, come un Di Pietro che anziché portare la sua, alta, tecnologia, pare esordire sul suo più basso umanesimo, o un Mac canico (Avellino e Roma) che pur messosi a capo del Cimn (musica classica), né agisce (Marketing Musicale), né recepisce. Enrico Clerici, Milano Ottomila sindaci e la Roma-dipendenza Maroni dice che Cossiga e Romiti non capiscono il federalismo, in realtà non lo vogliono. Maroni federalista della prima ora vuole spiegarci che cosa ha fatto quando al Viminale teneva le chiavi giuste per proseguire, sulla via degli immediati predecessori, il disimpegno dello Stato verso i Comuni liberando così ottomila sindaci dalla Roma-dipendenza? A questo punto non ci rimane che sperare in Napolitano federalista dell'ultima ora ma che dovrebbe aver capito che la dipendenza da Roma è diventata per la classe dirigente locale emergenza morale prima ancora che finanziaria. Renato Foresto, Trana Lo Stato non effettua un rimborso vitale Sono il responsabile amministra tivo della Ocap spa e sono scon certato sia come lavoratore sia come cittadino per la situazione che sto vivendo. Mi spiego: la Ocap vanta un credito Iva matu rato nel 1995, di due miliardi ( duecento milioni, somma impor tantissima per i nostri flussi fi nanziari. Dopo aver tentato in ogni modo di smobilitare questo importo in periodi brevi, sono arrivato alla desolante conclusione di dover attendere i tempi di rim borso dell'Ufficio Iva di Torino che tutti sanno essere almeno di due-tre anni. Intendo denunciare alla pub blica opinione il vergognoso e intollerabile furto che lo Stato per petua nei confronti di chi lavora e paga le tasse. Antonello Vautero Valperga Canavese