Corsica turismo al trìtolo

11 Chi non paga la «tassa rivoluzionaria» è punito dagli attentati guiscono - un nonnulla può silurare la stagione. Al caffè napoleonico «Primo Console», tra un pastis e gli improperi per le magre prestazioni transalpine nel Roland Garros, domina il fatalismo. «Altro che zona franca. Se davvero Alain Juppé la varerà piegando le resistenze di Bruxelles, ne approfitteranno i soliti speculatori. Gli stessi che già oggi vediamo ingoiare i "fondi speciali" in arrivo dalla capitale. Ma lo sa che un pomodoro è più caro che a Parigi? Loro li importano dalla Bretagna: sciapi. Noi, basterebbe piantarli e vengono su gustosi. Ma come il prodotto arriva sul banco, paf: seimila lire il chilo. E allora si lascia perdere». Ajaccio l'indolente guarda frangersi uno dopo l'altro i governi sul molo. Ciascuno col suo bravo «piano straordinario». Per scrollarle l'atonia ci vuole la Festa di Sant'Erasmo Patrono. Come l'altra sera. E allora giù a grigliare i calamari in piazza. Cinquantamila abitanti. E alle spalle una montagna scoscesa e ispida da cui non sgorgherà mai l'Eldorado. A inerpicarcisi in automobile, si possono contare i cinghiali. Diciotto in due ore. E le leggendarie vacche Cee. I Corsi ne dichiarano 70 mila. L'Ue - sovvenzionatrice - sembra dubitarne. E ha sospeso i premi. Ora, per non innervosire gli isolani, li paga la Francia. Ma qualcuna, perlomeno, esiste davvero. Le vedi abbarbicarsi su pendii da brivido, alle prese con erbe giallastre da capre. O sulla strada. Apatiche al clacson e infelici come può esserlo una vittima sacrificale dell'assistenzialismo europeo. Non tamponiamole. Meglio fare dietrofront e rendere la vettura alla Hertz. Sperando di non trovare gli uffici dinamitati come l'agosto scorso. Enrico Benedetto Corsica, turismo al trìtolo Così il racket ricatta gli stranieri L'ISOLA DI VACANZE E QAJACCIO UANDO il cuore fa bum» cantava Maurice Chevalier negli Anni 30. Ah, l'amore. Il bum-bum della Corsica '96 è meno romantico. Lo fanno ville, hotel, palazzine in costruzione, complessi turistici. Non batticuore, ma tritolo. E con una frequenza tale da meritarsi un neologismo: «boumer», ovvero esplodere. Mancano statistiche precise, e tuttavia dinamite selvaggia parrebbe non voler risparmiare alcun angolo del litorale. Ma l'attentator cortese isolano colpisce in bassa stagione. E si premura - a differenza dei bombaroli algerini - che gli stabili siano vuoti. Bella consolazione. Per gli imprenditori «stranieri», categoria che include i francesi continentali, è la rovina. I toscani, un tempo assai dinamici sulla costa Est, ripiegano in massa verso altre destinazioni. E chi rimane, come il cavalier Guido - «lasciamo perdere il cognome, qui a non essere prudenti mi gioco 800 milioni» -, opera attraverso intermediari corsi. O deve rassegnarsi a pagare il pizzo. La chiamano «tassa rivoluzionaria». Perché sui muri sbrecciati appaiono volentieri slogan politici. «Resistencia», in particolare. Oltre a definire un movimento clandestino dai contorni ancora opachi, qui la parola evoca trascorsi patriottici. La Corsica fu il primo departement a cacciare i tedeschi (e gli italiani) nel settembre '43. Ma l'alibi resistenziale, spiega Guido X, è pura messinscena. «Inutile cercare una precisa ideologia dietro le rivendicazioni sul nuovo colonialismo vacanziero. Vogliono quattrini. E un controllo clientelare sulla manodopera. All'inizio, i muratori li importavamo dall'Italia. Come il materiale. Era una logica da "chiavi in mano" che dava ottime garanzie sul piano tecnico. Ma i piccoli kapò dell'autonomismo locale finiva- no per sentirsi espropriati. Con un timer e due, tre, quattro piccole cariche da far brillare in un'alba di febbraio, mentre il gendarme più vicino ronfa tranquillo 20 km più in là, il loro potere torna in auge. E se ti puniscono senza chiedere quattrini, be' vuol dire che un loro compare acquisterà le macerie per 50 mila franchi. Rivendendole al decuplo con la garanzia al compratore che, con i botti, c'est fini». Si dirà che vicende non troppo dissimili popolano le cronache italiane. Ma in terra corsa è il legame tra milieux malavitosi e delinquenza politica a rendere inespugnabile 11 racket. I giochi di rimando fra i due spiazzano gli inquirenti. Colpire al cuore il clanismo - la mafia corsa, ove 10, 12 famiglie dettano legge - è impossibile qualora non si voglia destabilizzare la precaria pace socio-economica che ha per braccio operativo il sottogoverno e l'intimidazione. Morale, il 93% dei crimini sull'isola rimane impunito. E i Padrini prosperano. Rifugiandosi dalla natia Ajaccio a Calvi nel maggio 1793, il giovane Napoleone trovò protezione in casa del suo «parrà in > Nulla di mafioso. Eppure il reticolo familiare pesa ancor oggi sull'isola come una maledizione. E i codici d'onore, gli «sgarri», le rappresaglie, il brigantaggio cari a una società pastorale trovano nel racket indipendentistico l'indispensabile aggiornamento. Remunerativo e autoassolutorio. Vano, tuttavia, cercarne le prove. A presentarsi in centri-vacanza, pensioni, camping che punteggiano la litoranea tra il capoluogo e Isole Sanguinarie (nessuna paura: basalto rosso, non lupara) domandando notizie su eventuali pressioni criminose, ti guardano come un albergatore del Liechtenstein cui si domandi il balcone vista-mare. «Non mi allarmerà mica gli italiani! Ne vengono già così pochi». E' vero. Il bilancio '95, l'ultimo disponibile, segnala defezioni clamorose. Umiliato dal franco killer, ostaggio di navi e aerei in sciopero, il flusso italico s'inceppò. E non fu il solo. Salvo la calamitosa estate '68 - i tedeschi paventavano un Maggio parigino in versione corsa - mai, da mezzo secolo, il turismo insulare era sceso così a picco. Andrà meglio quest'anno? Gli operatori mugugnano. Con due mesi buoni su dodici per sbarcare il lunario - in duecentocinquantamila: malgrado gli sforzi, e le maxisovvenzioni (trecento miliardi annui solo per i trasporti marittimi), le risorse extraturistiche lan¬ Le presenze (italiani compresi) continuano a diminuire L'altra notte due esplosioni a Porto Vecchio g pno ronfa tranquillo 20 km più in là, il loro potere torna in auge. E se ti puniscono senza chiedere quattrini, be' vuol dire che un loro compare acquisterà le macerie per 50 mila franchi. Rivendendole al pp d popole cronache italiane. Ma in terra corsa è il legame tra milieux malavitosi e delinquenza politica a rendere inespugnabile 11 racket. I giochi di rimando fra i due spiazzano gli inquirenti. Colpire al cuore il clanismo - la mafia corsa, ove 10, 12 famiglie dettano legge - è il sottogoverno e lintimidazione. Morale, il 93% dei crimini sull'isola rimane impunito. E i Padrini prosperano. Rifugiandosi dalla natia Ajaccio a Calvi nel maggio 1793, il giovane Napoleone trovò protezione in casa del suo «parrà in > Nulla di mafioso. Eppure il reticolo familiare pesa ancor oggi sull'isola come una maledizione. E i codici d'onore, gli «sgarri», le rappresaglie, il flusso italico sinceppò. E non fu il solo. Salvo la calamitosa estate '68 - i tedeschi paventavano un Maggio parigino in versione corsa - mai, da mezzo secolo, il turismo insulare era sceso così a picco. Andrà meglio quest'anno? Gli operatori mugugnano. Con due mesi buoni su dodici per sbarcare il lunario - in duecentocinquantamila: malgrado gli sforzi, e le maxisovvenzioni (trecento miliardi annui solo per i trasporti marittimi), le risorse extraturistiche lan¬ Militanti mascherati del Front de Liberation National Corse

Persone citate: Alain Juppé, Enrico Benedetto, Erasmo Patrono, Guido X, Hertz, Maurice Chevalier, Morale, Primo Console, Vano

Luoghi citati: Bruxelles, Corsica, Francia, Italia, Parigi