«Ma il sogno continua» di P. B.

«Ma il sogno continua» «Ma il sogno continua» Iprogettisti: soltanto un incidente di percorso KOUROU DAL NOSTRO INVIATO Cinque ore dopo il fallimento del primo lancio di Ariane 5 Daniel Mugnier, direttore dei lanciatori del Cnes, il Centro nazionale francese per gli studi spaziali, fornisce una prima indicazione sulle circostanze dell'incidente: a 37 secondi dal decollo la centralina che controlla con i suoi giroscopi e una complessa elettronica l'assetto di volo si è bloccata. La causa è da cercare negli attuatoli che correggono la direzione del getto dei razzi. Questa direzione può essere variata al massimo entro sette gradi, e gli attuatori di uno dei due razzi di supporto erano arrivati a fine corsa. Non potendo più compensare la deviazione la centralina è entrata in crisi ed è scattata la sequenza di distruzione del razzo prevista per motivi di sicurezza. Pier Giorgio Romiti, amministratore delegato della Bpd, l'azienda italiana costruttrice dei booster, potrebbe approfittarne per sottolineare che da questo primo dato la parte italiana di Ariane 5 esce del tutto innocente. Preferisce invece il gioco di squadra: «Il problema non è attribuire o scaricare una responsabilità. E' il sistema nel suo insieme che conta e che deve funzionare. Un incidente come questo è da mettere nel conto. Apprezzo molto che i ministri per lo Spazio francese e belga abbiano già confermato ufficialmente la continuazione del loro impegno nel programma di Ariane 5. In tutti c'è una forte determinazione. Spero che l'Italia non diventi l'anello debole della catena dei 13 Paesi che contribuiscono a questa impresa». Carlo Dana, capo della divisione delle installazioni al suolo di Ariane 5 parla del lungo lavoro oggi finito in modo così deludente: «Nel corso dello sviluppo di questo lanciatore sono state identificate e corrette 1500 anomalie. Se l'inchiesta stabilirà chiaramente che cosa è successo oggi non c'è da preoccuparsi eccessivamente. Il secondo volo di qualificazione potrebbe essere sufficiente. Forse eravamo troppo ben abituati da una lunga serie di successi». Leonardo Gagliardi è venuto a Kourou in rappresentanza dell'Agenzia spaziale italiana: «Il lancio fallito - dice - in sé non è un dramma e non sposta nulla nella nostra politica spaziale. Siamo di fronte a un semplice incidente di percorso. Il vero danno è scientifico: i quattro satelliti cluster che sono andati distrutti non potranno essere rimpiazzati. Per le centinaia di ricercatori che hanno lavorato su questi satelliti purtroppo è la fine di un sogno». Roger Bonnet, direttore dei programmi scientifici dell'Agenzia spaziale europea, aggiunge: «Gli studi sul Sole e sull'influsso della sua attività a livello terrestre sono una delle pietre angolari della ricerca spaziale europea. I satelliti cluster avrebbero fornito dati preziosi integrando le osservazioni della sonda Soho, che per fortuna funziona bene. Non solo non ci sono risorse economiche per sostituire questi satelliti, ma non ci sono neppure le risorse industriali e umane». Per l'Esa, Agenzia spaziale europea, finisce una giornata nera. Questa mattina ci sarà una conferenza stampa. Si è scelta la via della trasparenza come la migliore per mantenere la fiducia dei clienti di Ariane 5. Non dimentichiamo che oggi lo spazio è anche un affare. [p. b.]

Persone citate: Carlo Dana, Daniel Mugnier, Leonardo Gagliardi, Pier Giorgio Romiti, Roger Bonnet, Soho

Luoghi citati: Italia