lo pellegrino alla riscoperta di Roma

lo pellegrino alla riscoperta di Roma Tappa di avvicinamento alla città che si prepara al grande appuntamento lo pellegrino alla riscoperta di Roma Dall'aeroporto all'albergo, ed è subito avventura AROMA RRIVO a tarda notte, atterraggio creativo a spaccacuore, la vecchietta accanto a me mi pianta le unghie sul dorso della mano, nella tasca della giacca la penna ha un'ischemia con versamento emorragico blu. Aspettiamo una mezzoretta sulla pista in piedi dentro l'aereo in preda a una claustrofobia collettiva. Arriva sottobordo un tale che rimprovera il comandante: siete in anticipo, osserva, nun ze deve arivà in anticipo tant'è che mo' qui manca er purma. Er purma sarebbe il bus che ci deve portare alla scarica umana per i viaggiatori. Pessimismo, ma non passano venti minuti che arriva er purma. Partiamo scrollati, la vecchietta che si era addormentata sul sedile, ha un soprassalto e dice oh my God, cade in coma, russando. Il tour nella città eterna comincia con un grande giro by night, nel purma, che percorre senza tralasciarne una tutte le piste dell'aeroporto Leonardo Da Vinci in costruzione perenne come la basilica di San Pietro, un eterno ampliamento, con devastazione: «E' er Giubbileo che move tutto, a 'sto mondo» mi dirà il perfido tassista di questa nottata senza sogni. Sta di fatto che l'aeroporto dipende dal grande fenomeno religioso detto Giubileo, che produce scavi, emozioni, patatine fritte, treni sotterranei, conventi attrezzati come Hilton e quant'altro sembrerà utile per onorare la romana cristianità. Sono anch'io qui per questo: assaggiare Roma durante la cura, misurarla, annusarla. D'accordo, direte, è la tua città, non puoi far finta di non conoscerla. Sì, è vero. Mi è nota. Ma amandola e conoscendola da indigeno nativo, non la conosco come»partner dell'amplesso con i forestieri. Ecco perché mi sono fatto pellegrino come altri si fanno frate, o rivoluzionario clandestino. Comunque, ecco che il tour aeroportuale col purma è finito, abbiamo visitato le piste, i cantieri, abbiamo viaggiato per chilometri. Eccoci alla discarica di sbarco. Chi non è di casa non sa che cosa sia la grande corsa verso il controllo dei passaporti. Si aprono le porte e i più incauti mettono fuori la testa o il piede. Il bravo conducente se ne accorge e con un pluff ad aria compressa tronca di netto le appendici. Poi le riapre con un secondo pluff e la marea si scaraventa con pacchi, valigie a rotelle in un androne dove cani lupo un po' grevi dell'antidroga vanno a frugare sotto le gonne delle signore che accelerano in preda a panico e imbarazzo. Impassibili agenti trattengono le bestie ringhiando, come Sordi nella Grande Guerra, «Bboni, state bboni». Raggiungiamo il controllo passaporti, tre cabine con altrettanti poliziotti che guardano i documenti e accennano con un gesto antico e stanco all'uscita, come dire: smamma. Una palpabile stanchezza anima gli officers della città eterna, rendendoli simili agli arcangeli immobili dei dipinti secenteschi. Un grido ermerge a distinguere gli officers romani: dicaaa. Sbaglia chi pensa che si tratti di un invito a dire qualcosa. Significa piuttosto: ehi tu, torna indietro o ti faccio passare un guaio. Ed eccoci all'uscita dei bagagli, operazione che richiede tanto tempo quanto è durato il volo. E' una regola: vieni da New York? Ci possono volere otto ore. Parigi? Un'ora e mezzo. Istanbul fa più presto. Con tonfi successivi i bagagli vengono scaraventati sul nastro da alcuni culturisti che agiscono dall'altra parte del sipario: ho fortuna, trovo la mia dopo meno di venti minuti, sembra intatta e procedo verso la dogana. Una coppia di doganieri rivolta come un calzino due extracomunitari dall'aria di poveracci. Ora siamo dall'altra parte, dove i taxi dovrebbero esserci, ma non ci sono. O meglio sono tenuti a bada da un capomanipolo che sbraita, appioppa multe, offese mortali ed esercita un controllo dispotico sui colleghi da cui accetta sottomissione e genu- flessione. Finalmente un taxi tutto per me si ferma dieci metri prima del luogo in cui mi trovo e accetto la sfida: trascinarmi la pesante valigia per andargli incontro. Il tassista apre con condiscendenza il portabagagli pieno di oggetti da villeggiatura. Salvagenti, reti da pesca, bottiglie di minerale smezzate, attrezzi da barca, cuscini unti d'olio minerale. Aspetto che compia il naturale gesto così naturale e tipico di tutti i tassisti del mondo: sollevare la valigia e deporta nel portabagagli. Tempo perso. Così, con un unico strappo dolorosissimo sollevo la valigia che lascio cadere col tonfo tipico del cadavere gettato nel bagagliaio. Gli do l'indirizzo del mio albergo, nel centro storico. Sono quasi le due di notte e Roma appare diafana come una enorme medusa spaziale, vista dal raccordo anulare che il mio tassista intende percorrere per i suoi interi 66 chilometri. Laggiù, mi dice, se vede Garibbardi sur cavallo der Giannicolo. Peccato che sia notte e nun se vede n'accidente, ma je lo garantisco, se vede Garibbardi. E se nun c'è foschia se vede pure Anita. La penetrazione della città, come ogni atto d'amore, è cauta e circo- spetta. Alcuni automezzi pesanti cercano di schiacciarci ma Ù tassista è un veterano e sa come rispondere. Le sue risposte accendono gli assassini che si comportano come tali, finché il taxi ha uno scarto e infila l'uscita dell'Aurelia, direzione Roma Centro, facendo la barba al guard-rail. I bestioni rispondono con muggiti da minotauro. Dall'Ameba passiamo a piazza Irnerio e di lì imbocchiamo la prima vittima del Giubileo: la mesta via Baldo degli Ubaldi ridotta un canestro per il traforo della metropolitana del Giubileo, ovvero della Santissima Metro. A Roma, il Belli docet, tutto ciò che ha a che fare con la religione e con il papa merita l'aggettivo santo o santissimo, anche le suppellettili, le santissime fatture dell'Iva, i santi cantieri, le sante buche che il conducente decora con alcune espressioni virulente contro i morti di chi sa lui. Dalla zona della metropolitana siamo respinti per un divertente puzzle notturno composto da alcuni motorini a terra (nessun ferito), una macchina ferma contro il palo di un semaforo rimasto inebetito sul rosso fisso e il verde e giallo intermittenti, alcuni ragazzi col gelato e un paio di transenne evirate dal conte- sto. Il mio conducente lancia un imperioso dicaaa, ma senza effetto. Si toma indietro, si percorrono strade e tangenziali odorose di rincospermo e cassonetto aperto, si imbocca via della Pineta Sacchetti e altre strade adiacenti sulle quali si affacciano varie case di Maria, del Sacro Cuore e simili nomi legati alla devozione che funzionano da alberghi gagliardissimi, con le suoline talvolta ancora chine nel riquadro della finestra sulle complesse carte amministrative, e i pellegrini di famiglie ridotte in poltiglie stipati nelle splendide ma piccole camere dei santi alloggi. .Anche fra questo genere di mura si alzano palanche, barricate, gru, impastatrici di cemento momentaneamente sopite. Sono cantieri, santissimi cantieri già partiti per il Giubileo come una volta si poteva partire per le sante crociate. Per vie intricate arriviamo finalmente a destinazione: il centro storico, downtown, zentrum, le centre, vedi laggiù Fontana di Trevi? No, come posso vederla con quei maledetti pullman? Il centro storico appare nella suggestione notturna trasfigurata dall'imminenza del Giubileo. Pullman di misure aerospaziali incapaci di virare di bordo stazionano come tirannosauri in letargo su via del Corso, via del Tritone e via Veneto. Molti hanno il motore acceso per procurare il santo inquinamento, benché non contengano materiale umano. Hanno scritte di fantasia, oppure recano fiancate gigantesche con la parola Reisen. viaggi per tedeschi. Immigrati dormono qua e là, rapiti dalla mistica città carica di sogni, e intanto ragazzi e ragazze scaricati dalla metropolitana di piazza di Spagna si radunano per tornare nelle periferie. Emettono caratteristici richiami: a Debbora, a Samanta, a Massimijà, a Mariasole. Mai un Mario, una Maria, un Giuseppe, una Giovanna. C'è aria di festa, im carnevale di cartacce multicolori, motorini che saettano contromano, macchine che strombazzano e tutto il paesaggio mostra i segni di mia sana e santa gioia di vivere. Non si notano ubriachi, come nelle città del Nord. Ma parecchi individui sono impegnati a rimettere le loro viscere a Dio in qualche cantone. Ecco i palazzi del potere politico, ecco Palazzo Chigi, Montecitorio, la bianca dentiera del Vittoriale. J'enteressa quarche mignotta? si informa premuroso il driver. No, grazie, rispondo. Allora annamo a nanna, fa quello salendo indebitamente un altro gradino di confidenza. Mi scarica davanti al mio albergo, apre il portabagagli, chiedo una ricevuta. Ce l'ha 'na penna? si informa. Tiro fuori la biro esplosa durante l'atterraggio. Il driver strappa un foglio di quaderno e scrive lentamente, depone mia firma elaboratissima. Leggo la cifra: 150 mila. C'è er notturno, er zupplemento e la tariffa bagajo. Gli lascio 5 mila di mancia. Spero che si senta umiliato. E lascia che sia io ad estrarre la valigia. Sente che è giunto il tempo degli addii e dice: bòna. Sta per buona notte. E si rimette alla guida sparendo nella santa nottata. Mi trovo in camera, ma l'aria condizionata non funziona: co' sta stagione? Fa soltanto male, mi educa il portiere quando lo chiamo per avvertirlo. Chiedo la sveglia alle 10, ma alle 7 la fresca vivacità di alcuni venditori di fiori e di un serpente di otto chilometri di giapponesi incolonnati mi svegliano festosi. Paolo frizzanti (1 - continua) L'attesa per i bagagli è più o meno uguale al tempo del viaggio Il taxista si rifiuta di caricare le valigie Poi tenta di fare tutto il raccordo anulare La basilica di San Pietro meta degli innumerevoli pellegrini che verranno a Roma per il Giubileo Tappa di avvicinamento alla città che si prepara al gAl «Da Vinci» l'aereo bloccato per mezz'ora: non c'è il pullman Primo estenuante «giro by night» sulle piste di Fiumicino GIUBILEO nnnntt ma TiìiTìTa iìTìiìT VIAGGIO 1 NELLA CAPITALE I • Al «Da Vinci» l'aereo bloccato per mezz'ora: non c'è il pullman Primo estenuante «giro by night» sulle piste di Fiumicino La basilica di San Pietro meta degli innumerevoli pellegrini che verranno a Roma per il Giubileo Qui sopra: la stazione Termini A destra: il sindaco della capitale Francesco Rutelli

Persone citate: Aurelia, Da Vinci, Francesco Rutelli, Leonardo Da Vinci, Sacchetti, Ubaldi