Cda della Rai scontro tra Vita e Bertinotti di Maria Grazia Bruzzone

E Minicucci si dimette per giusta causa E Minicucci si dimette per giusta causa Cda della Rai, scontro tra Vita e Bertinotti Il sottosegretario alle Poste: 3 consiglieri Il 25 giugno il dibattito in Parlamento ROMA. «Li questa materia voi siete un po' conservatori. La proposta di un cda per la Rai con otto componenti era un'ipotesi nata dall'emergenza, per licenziare subito una legge che mandasse a casa il vecchio vertice, ma ce ne vergognavamo tutti». Il neosottosegretario alle Poste pidiessino Vincenzo Vita, al convegno di Rifondazione sulla Rai, guarda dritto negli occhi Fausto Bertinotti che un attimo prima scuoteva la testa, mentre lui esponeva la nuova proposta di legge dell'Ulivo sulla nomina del cda: solo 3 consiglieri, scarsamente lottizzabili, scelti da un «comitato di garanti» di 12 persone eletto dal Parlamento. «Un doppio livello che ricorda quello della Gran Bretagna», spiegava Vita. Mentre il segretario alleato storceva la bocca. «Mi fa venire in mente il conclave che sceglie il Papa», scherza. Rifondazione resta ferma agli otto consiglieri. «Perché deve essere garantita una presenza critica al sistema capitalista», spiega. Leggi: una presenza di Rifondazione. Insomma, dopo un mese di dichiarazioni sommesse, il contrasto nell'alleanza di centro sinistra sul tema della Rai emerge in tutta la sua portata. Dando ragione a chi, come l'ex comunista, oggi ulivista, Gianfranco Nappi, qualche giorno fa prediceva: il primo ostacolo alla nuova legge è Rifondazione. «D'altra parte, non possiamo mica metterci d'accordo col Polo e non con Rifondazione», ammette lo stesso Vita parlando, più che come sottosegretario, come (ex) responsabile della comunicazione del pds. Carica che da ieri passa, per decisione Vincenzo Vita di D'Alema, nelle mani di Giovanna Melandri, che entra anche nella segreteria. Così, finisce per apparire del tutto rituale la discussione sulla nuova legge che si aprirà la prossima settimana alla commissione Cultura. Dove comunque la conferenza dei capigruppo ha deciso di ripartire dalla legge già passata alla Camera, quella appunto degli otto consiglieri, che l'Ulivo oggi considera impopolare perché troppo sfacciatamente lottizzatoria. E il 25 giugno, data fissata dal presidente della Camera Violante per dibattere in aula la nuova (eventuale) legge, servirà piuttosto come riferimento per prendere atto del «nulla di fatto» e procedere alla nomina del cda da parte dei presidenti. L'«estrema urgenza» di un nuovo cda è stata del resto ribadita ancora ieri sia dal presidente ad interim della Rai Morello sia dal ministro delle Poste Maccanico (il quale ha pur chiarito che «non si tratta di cosa che compete al governo»). Intanto, mentre Raffaele Minicucci sgombra definitivamente il campo dimettendosi ufficialmente da direttore generale («per giusta causa: perché non mi lasciavano lavorare») e se ne torna, pare, a Telespazio, si rincorrono nuove voci sui prossimi vertici. Il Foglio rilancia la candidatura, già adombrata da Repubblica, di Vittorio Ripa di Meana, avvocato vicino al gruppo Caracciolo, sponsorizzato da Prodi e Veltroni ma non da D'Alema, secondo Ferrara. Maria Grazia Bruzzone Vincenzo Vita

Luoghi citati: Gran Bretagna, Roma