Le poste dimenticano Montale; solidali con la Finanza

Le poste dimenticano Montale; solidali con la Finanza LETTERE AL GIORNALE Le poste dimenticano Montale; solidali con la Finanza Povero Eugenio senza francobolli Mi accorgo solo ora, a giugno, che nel programma delle emissioni filateliche italiane di quest'anno non c'è un francobollo dedicato a Eugenio Montale nel centenario della nascita. Non m'ero informato prima, perché davo per scontato che ci fosse. Si può essere più o meno montaliani, ma la mancanza di un francobollo (possibilmente bello) per Montale nel 1996 è imperdonabile. Siamo ancora in tempo a rimediare. Spero che il ministero provveda. Carlo Molinaro, Torino Giustizia fiscale ma dappertutto Vogliamo esprimere la nostra completa solidarietà agli ufficiali ed agli agenti della Guardia di Finanza della Settima Legione di Venezia. Il nostro ringraziamento va in particolare a quell'ufficiale che ha saputo esprimere nell'articolo apparso sulla Stampa di mercoledì 29 maggio, sentimenti di giustizia fiscale che sono anche i nostri. Quella giustizia fiscale che deve essere garantita appunto dall'efficienza dell'amministrazione finanziaria e degli organi di controllo, efficienza che è precondizione di ogni forma di federalismo. In questi giorni vediamo rappresentato il Nord-Est da uno sparuto gruppo di imprenditori che hanno tempo e spazio per dedicarsi ad una campagna di sostegno dell'evasione e dell'illegalità. Questa caricatura d'imprenditore trevigiano fatto tutto da sé, con Mercedes e Rolex d'oro al polso, non rende giustizia di una provincia laboriosa in cui migliaia di semplici lavoratori dipendenti, sono stati e sono soggetti attivi del successo della piccola media impresa veneta. Diversamente dagli imprendi- tori del «Life» i loro dipendenti pagano regolarmente il fìsco e la previdenza, e tirano avanti con salari medio bassi, lavorando in realtà dove il clima aziendale è tutt'altro che europeo, e dove, ancora oggi, troppo spesso non si rispettano i contratti di lavoro. Questi lavoratori rivendicano il diritto di avere un fisco semplice e di stampo europeo ma anche severo contro gli evasori. Andrea Misericordia segretario Fim-Cisl di Treviso Certa roba in tv non è informazione Recentemente è stato dato un notevole rilievo al caso del bambino genovese gravemente turbato dai telefilm della serie X-Files. Sono anche state proposte soluzioni o regolamentazioni banali e ingenue che possono contribuire solo in modo parziale alla diminuzione dei danni da televisione. Il vero problema è rappresentato dalla tendenza generalizzata e sempre più ingravescente, da parte dei mass media, a manipolare le emozioni del pubblico. Ogni notizia viene presentata in modo enfatico, distorto, assillante e sboccante per far colpo sui lettori o sugli spettatori suscitando tensioni, ansie, coinvolgimenti o apprensione. Specialmente nel caso dei giovani si tratta di un vero e proprio plagio, che nulla ha a che fare con la libertà di informazione. Come esempio vale la pena ricordare che, proprio accanto alla notizia su Luca e X-File, - presentata nel Tg2 della sera del 30 maggio - la giornalista ha riferito con voce preoccupata che in futuro sarebbe forse stato possibile che gli animali potessero generare esseri umani, il tutto condito con immagini mostruose, in parte tratte dal film del terrore «La mosca», mentre la notizia reale si riferiva a un esperimento transgenico tra diverse specie di roditori. Certo, se non cambierà questa mentalità, la tv resterà sempre spazzatura. Spetterebbe anche alla scuola immunizzare i ragazzi, insegnando loro a ridimensionare e decodificare i messaggi dei mass media Lodovico Benso, Torino prof, assoc. di pediatria coordinatore Gruppo Medico Scientifico Unicef Piemonte Decisione importante della Cassazione Nei vari riferimenti alla complessa vicenda giudiziaria Imi/Sir, cui La Stampa ha dedicato grande attenzione nelle ultime settimane, mi pare sia del tutto sfuggita la decisione della Corte di Cassazione sul ricorso del pubblico ministero contro il decreto del g.i.p. di Roma che aveva disposto l'archiviazione «per infondatezza della notizia di reato» della denunzia riguardante la scomparsa della procura speciale al difensore, che portò la Cassazione civile a dichiarare inammissibile il ricorso dell'Imi contro gli eredi Rovelli. Con sentenza in data 15 gennaio 1993 la Corte di Cassazione, quinta sezione penale, annullò il decreto del g.i.p. di Roma per motivi sia di forma (la parte lesa Imi non era stata posta in grado di intervenire nella procedura e di svolgervi le sue difese nei modi e con le garanzie previste dalla legge) che di sostanza (investito di richiesta di archiviazione per essere rimasti ignoti gli autori del reato, il g.i.p. era andato oltre le sue competenze istituzionali intervenendo nel merito per emettere, di sua iniziativa, una pronunzia di infondatezza della denunzia). Lo scrivente, che fu relatore ed estensore della sentenza della Suprema corte, ritiene valga la pena di richiamare anche tale aspetto della vicenda in questione. Ugo Genesio, Sanremo Presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione Anche Di Pietro pensa al passato Il filosofo statunitense Dewey scrisse che l'individuo che progetta il futuro fatalmente si rivolge sempre al passato. L'ex pubblico ministero Di Pietro, attuale ministro dei Lavori pubblici, fra i suoi primi programmi ha proposto di servirsi dei carabinieri per controllare il buon andamento degli appalti in cui sarà interessato il suo ministero. Di Pietro prima del suo ingresso in magistratura era nei ranghi della pubblica sicurezza, ed anche in magistratura è stato solo nei ruoli del pubblico ministero, pubblico accusatore; detto anche il magistrato poliziotto. Forse pochi sanno che sono autorizzati a portare la pistola ed altre armi di difesa proprio per i particolari compiti che svolge il pubblico accusatore. Quello dei Lavori pubblici è un delicato e complesso settore che presuppone varie conoscenze tecniche ed esperienze in cui i carabinieri dovrebbero avere solo una funzione eventuale e sussidiaria. Un governo che si è qualificato di centrosinistra non fa così di sé una buona presentazione. aw. Giovanni Calvanese Quanta nostalgia per Cartesio Dopo aver letto, con la mia abituale attenzione, il pezzo di Enrico Benedetto: «Così Cartesio perdette la testa», il mio pensiero è andato un po' indietro nel tempo quando nelle mie letture ho incontrato il grande filosofo francese. Una lettura certamente interessante sotto il profilo culturale, anche piacevole se pur difficile, nei suoi contenuti interpretativi. E allora mi sia concesso un po' di spazio per esprime; * con molta nostalgia quello che, con un po' di fatica, la mia memoria riesce ancora a ricordare. Di Cartesio (Renato Descartes) ricordo che è morto quando aveva soltanto 54 anni e che fu tra i maggiori filosofi francesi, uno dei fondatori della filosofia moderna alla quale assegnò principi e norme con il Discorso sul metodo. E poi mi piace ricordare la sua celebre affermazione: «Penso dunque sono». E con questo Cartesio voleva significare che il «Pensiero è l'essere stesso». Essere e pensare, dunque, sono identici. Oltre al pensiero, tuttavia, Cartesio ammetteva anche l'estensione, cioè il mondo che si estende fuori di noi e le cui leggi sono le stesse che regolano il pensiero. Queste due realtà si corrispondono ma non si fondono, di qui il cosiddetto dualismo cartesiano. Matematico e fisico geniale, studioso e attento osservatore dei fenomeni della natura, Cartesio elaborò la teoria della rifrazione dei raggi luminosi. Cioè la deviazione che un raggio di luce subisce passando da uno ad altro mezzo trasparente di diversa densità. Questo è Cartesio che dalle mie, non più recenti, letture ancora ricordo. Pasquale Grillo Aosta

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