«Quella strage, una mia tragedia»

«Quella strage, una mia tragedia» «Quella strage, una mia tragedia» «E le condoglianze ai parenti sono sincere» IL MEMORIALE DEL «BOIA» IO, Erich Priebke, sono nato il 29.7.1913 a Berlino. Mio fratello, molto più vecchio di me, è caduto nella prima guerra mondiale, volontario a 17 anni. Mio padre è tornato da quella guerra con un cancro allo stomaco e morì nel 1920. Mia madre morì sei mesi dopo, vittima di un'operazione fallita. A sette anni rimasi orfano. Ho cominciato a 17 anni la carriera di albergatore. Per sei anni ho lavorato all'hotel Esplanade di Berlino. Di giorno lavoravo, la sera studiavo. Poi il direttore mi ha trovato un lavoro a Rapallo, dove ho fatto per due anni il segretario degli alberghi Savoia e Europa. Nel 1935 ho lavorato al Savoy Hotel di Londra come cameriere... L'ARRUOLAMENTO. Non volevo più lavorare nell'ambiente gastronomico, domenica e feste comprese. Ho cercato un lavoro dal lunedì al sabato. Su raccomandazione di un mio cugino, funzionario di polizia, nel dicembre 1936 sono entrato come traduttore e interprete per la lingua italiana nell'ufficio stampa della polizia politica a Berlino. Nella primavera del 1937 ho accompagnato come interprete un alto funzionario della polizia brasiliana, invitato da Himmler, per tutto il suo soggiorno in Germania, visitando molti ministri e alti capi del partito. Dopo questo compito, sono stato trasferito all'ufficio stranieri. Eravamo in collegamento con i nostri ufficiali nelle ambasciate di Roma, Madrid, Belgrado, Tokyo e Lisbona. A Berlino, avevamo collegamenti anche con ufficiali di polizia d'Italia, Spagna e Jugoslavia. Altri contatti erano con tutte le nazioni che erano disposte a una lotta comune contro il comunismo e il terrorismo.... MUSSOLINI. Sono stato con la delegazione di Mussolini durante la sua visita nell'autunno 1937, sono stato a Roma nel 1938 durante la visita di Hitler. Sempre come interprete, sono stato due volte a Roma con il capo della polizia di sicurezza, il generale Heydrich. Durante una visita a Roma, il nostro ufficiale presso l'ambasciata, il capitano Kappler, chiese un collaboratore. Heydrich mi ordinò di trasferirmi a Roma. Nel febbraio 1941 sono arrivato con tutta la famiglia. Il mio secondo figlio è nato a Roma nell'ottobre 1942. Nell'ufficio di Kappler eravamo noi due, più un sottufficiale e una segretaria. In quel tempo, sono stato il numero due. Tra il febbraio 1941 e il settembre 1943 ho accompagnato tanti altri: Goering, Goebbels alla Biennale di Venezia, Mussolini nel suo viaggio in Russia per visitare la Divisione italiana... GRAN SASSO. Il 7 settembre 1943 mi hanno mandato ai piedi del Gran Sasso, per ottenere noti zie precise sulle difese della strada e della montagna. Non era una faccenda difficile perché tutta la popolazione vi cina al Gran Sasso conosceva bene la situazione. Due volte ho partecipato ad azioni: per deporre il capo della polizia, Senise, e per una visita alla casa del duca di Acquarone... VIA TASSO. Quando si formò il comando di via Tasso, Kappler si rese conto del carattere collerico del cap. Schutz, venuto dalla Polonia dove comandava le operazioni anti-terrorismo, Mi mise a lato di Schultz come ufficiale che doveva trattare con il pubblico italiano. Facevo da collegamento anche con la polizia italiana. A fine ottobre, pure con il prelato inviato dal Vaticano, padre Pancratius Pfeiffer. Abbiamo cercato anche al mercato nero qualche aggiunta per le magre razioni di cibo. Non ho fatto nessun arresto e nessun interrogatorio. Non ho avuto l'istruzione per questo. Kappler lo sapeva bene, io non ero adatto. Tutte le accuse sono sbagliate o sono false. FOSSE ARDEATINE. Tutti abbiamo protestato, ma Kappler ha detto che l'ordine veniva direttamente da Hitler e toccava a noi eseguirlo. Disse: chi si rifiuta, sarà mandato davanti al tribunale militare delle SS. Al medesimo tempo, ha dato ordine al cap. Schultz di organizzare tutta l'esecuzione... Il cap. Schultz mi ha ordinato il controllo, dandomi la lista tedesca. Ho fatto questo controllo circa due ore. Ho sparato la prima volta all'i- nizio e la seconda volta quando Kappler è entrato con il cap. Wetjen nella cava. Verso le ore 17 ho passato la Usta tedesca al cap. Clemens e Schultz mi ha mandato insieme ad altri trequattro uomini indietro a via Tasso per dare il cambio ai quattro uomini che stavano negli uffici. Alle 18 circa è venuto nel mio ufficio il padre Pfeiffer, che per tutto il giorno aveva cercato Kappler senza trovarlo. Quando il buon padre ha visto il mio stato d'animo, ha capito subito che non c'era più speranza... Per me è stata una tragedia personale. Quando ho detto che sentivo il bisogno di esprimere le condoglianze per il dolore dei parenti, l'ho detto dal profondo del cuore. IL VATICANO. Il buon padre Pfeiffer è venuto molte volte a chiedere misericordia. Secondo un mio calcolo, lui ha segnalato fino al maggio 1944 più di settanta nomi. Credo che abbia avuto successo per 25-28 persone. Dichiaro che non ho mai approvato quello che veniva fatto agli ebrei e ho sempre ringraziato Dio che non m'è toccato di fare qualcosa contro di loro... L'ARGENTINA. Sono stato presidente dell'associazione culturale Germania-Argentina di Bariloche. Ho organizzato l'interscambio studentesco fra Bariloche e la Germania. Ho dato la possibilità ai giovani di studiare. «Kappler ci disse: chi rifiuta di sparare sarà mandato davanti al tribunale militare delle SS» «E per via Tasso io non c'entro» ********** JU, ^w"£2? ******* ""O *K(, .,1.,, • A sinistra un passo del documento che ha diffuso Erich Priebke Sopra Gerhard Schreiber in aula. Nella foto grande Priebke. In alto i manifesti che hanno affisso gli otto naziskin